Top Five Mese |
dicembre 2019
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Vi racconto ...: Padre Calanna - Imprenditore della carità e dell’inclusione |
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"Generoso dono alla Chiesa, diligente
attenzione agli ultimi e ai disabili. Con un'ammirevole
imprenditorialità creativa ha prodotto un'impresa, capace di dare
lavoro e servizi" è questa l'espressione sintesi che descrive i
92 anni di Mons. Antonino Calanna, storico fondatore dell'Opera
Diocesana Assistenza di Catania.
Commentando le letture della Messa di suffragio al Duomo di
Catania, l'Arcivescovo Mons Gristina, ha dichiarato che " Mons. Calanna ha asciugato tante lacrime".
Il 14 aprile del 1961, all'età di 24 anni, giovane sacerdote, ordinato
nel 195 da Mons. Pennisi, don Antonino Calanna, dal piccolo
seminario di Bronte fu chiamato da Mons. Guido Luigi Bentivoglio
e dal Vicario Generale, Mons. Nicolò Ciancio e fu
incaricato a dirigere la P.O.A. (Pontificia Opera Assistenza), rete di
sostegno, fondata da Papa Pio XII nel 1944 che inizialmente
rivolse particolare attenzione ai reduci di guerra e ai deportati
nei campi di concentramento. Nacquero così le mense dei poveri, le
colonie estive per i bambini, i percorsi di avviamento al lavoro e
l'azione della Chiesa, attraverso la Pontificia Opera Assistenza, era
rivolta verso le periferie del Paese, rispondendo ai disastri della
guerra, della disoccupazione e del sottosviluppo.
Cominciò così la sua "avventura" di "sacerdote amministratore" che è
durata per 43 anni attraverso l'ODA (Opera Diocesana Assistenza)
istituita nel 1962 quale Ente Ecclesiastico riconosciuto dalla
Presidenza della Repubblica come Ente Morale con il decreto n. 819 del
24 aprile del 1963.
Giuseppe Adernò
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Vi racconto ...: Il cacciatore di sogni |
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 Ne ho viste cose quest’estate che voi insegnanti non potreste neanche immaginarle! Navi e astronavi in fiamme al largo dei bastioni di Orione, il sole albeggiare di notte, la luna spuntare dal monte e ricoprirsi di gloria, il mare valicare i confini dell’ignoto, la Montagna sputare fuoco e i sogni galoppare a perdifiato fino al nuovo giorno. E ho visto spose bellissime, vestite d’un sorriso giovane e meraviglioso, sotto antichi archi di pietra nera, e madri felici e compiaciute, e padri sereni e appagati, e tutt’intorno l’Etna e da lontano il mare. E ho visto il sole sorgere all’orizzonte e annunciare il bel viaggio, e mattine d’estate, ed empori fenici con madreperle, coralli, ebano e ambra, tutta roba finissima, e cammelli, tanti cammelli, quaranta cammelli in cambio d’una sicula fanciulla inspirata. Angelo Battiato
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Vi racconto ...: Giacomo Leopardi, mio fratello |
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 Se ne stava
tutto il giorno rintanato in quella fredda stanza. La biblioteca di
papà. Piena zeppa di libri, quaderni, fogli, pergamene, con un odore
d’antico, di chiuso, di solitudine. Stava seduto in quella scrivania da
mattina a sera, estate e inverno, con il freddo, con il caldo, con la
pioggia, con il sole, non c’era domenica né giorni festivi, tutti i
santi giorni! E non c’era verso di fargli cambiare idea! A quali! E
dire che quand’eravamo piccoli giocavamo spesso insieme, nel grande
giardino di casa, con i nostri fratellini. Che bei tempi! Poi
crescendo, Giacomo cambiò carattere, diventò cupo, triste, solitario.
Non era interessato alle feste, alle serate di gala, ai ricevimenti,
che pure il papà ogni tanto organizzava nel nostro palazzo. Non andava
mai alle scampagnate, alle passeggiate con i suoi coetanei, alle feste
di paese. Niente! Amava solo i suoi libri, immerso com’era in uno
“studio matto e disperatissimo”.
Angelo Battiato
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Vi racconto ...: Primo Levi, Auschwitz e il vizio della memoria |
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 Ci incontrammo nella
penombra di un bar, in una stradina del centro storico di Torino. Lui
già m'aspettava da un po', sorseggiando un caffè, al mio arrivo
m'accolse con fare garbato, m'invitò a sedere, fece portare un
bicchiere d'acqua e un caffè, e mi chiese da dove volevo iniziare. Così
incontrai Primo Levi, in un tardo pomeriggio d'inverno, mentre fuori
infuriava una tormenta di neve e la luce bianca dei lampioni, a tratti,
illuminava i nostri volti e le sue parole. Partigiano, antifascista,
scrittore, chimico, Primo Levi è stato sicuramente una delle
personalità più profonde e fragili della nostra Italia; le sue parole,
i suoi ricordi, la sua stessa vita sono stati semi di speranza e di
riscatto per la sua generazione, e anche per la nostra. Dopo l'otto
settembre del 1943 si rifugiò sulle montagne della Valle d'Aosta,
unendosi ad un gruppo di partigiani, ma alcuni mesi dopo, il 13
dicembre, venne arrestato dalla milizia fascista e inviato nel campo di
raccolta di tutti gli ebrei a Fossoli, in provincia di Modena, poi, nel
febbraio del '44, in quanto ebreo, deportato nel campo di
concentramento di Auschwitz, dove rimase fino alla liberazione, il 27
gennaio 1945. Fu uno dei venti sopravvissuti dei 650 ebrei italiani
arrivati con lui al campo. Quei terribili e lunghissimi undici mesi di
prigionia, trascorsi ad Auschwitz, saranno raccontati nel libro "Se
questo è un uomo", un classico della letteratura mondiale, un libro che
segna l'inizio delle testimonianze autobiografiche dei deportati nei
campi nazisti. La sua voce si fece calma e profonda, mi parse
impaziente di raccontare.
Angelo Battiato
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Vi racconto ...: Il tempo non-tempo della scuola |
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 Ma
quando c'è scuola voi grandi cosa fate? Quando noi siamo in classe cosa
succede in città? Quando facciamo lezione com'è la vita fuori? Di
mattina c'è gente nelle strade, nelle piazze, c'è vita nel paese?
Queste e altre domande "insolite" mi ha posto l'altro giorno mia nipote
che frequenta la terza media. Mi ripeteva, quando di mattina sono a
scuola mi sembra di vivere in un tempo indefinito, in un tempo sospeso
nel tempo, in un tempo non-tempo. Non mi sembra né mattina né sera, né
presto né tardi. E' il tempo senza tempo della scuola, il tempo fuori
dal tempo dell'apprendimento e del sapere. Facciamoci caso, credo che
anche per noi adulti, per noi insegnanti, sia così, succeda la stessa
cosa. Quando siamo a scuola, sembra che il tempo si fermi, sembra che
passi troppo in fretta o che non passi mai, sembra che le settimane
finiscano subito, o sembra che il sabato non arrivi mai, o che troppo
presto ricominci la settimana, che troppo presto arrivino le vacanze di
natale, o che non arrivi mai giugno, che subito si ricominci a
settembre o che l'anno scolastico non termini mai!
Forse dovremmo imparare il vecchio adagio siciliano che recita, " chi ha tempo, non aspetti tempo", o
l'altro, " tempu e malu tempu, non
dura tuttu 'u tempu!". No!
Angelo Battiato
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Vi racconto ...: Una poesiola per gli amici di Aetnanet.org |
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 Sguizza la lucertola
e s’incaverna
Dentro sberciati muri di campagna,
Pieni di licheni del sole
E muschi dell’azzurro.
Secco, ora, un vento passa
E sgrigiola la frasca.
Poco di sole appare
E scompare tra gli alberi,
Che attendono la pioggia.
Del cielo più non mi tornano le linee,
Né il conto e la misura delle stelle
Nella sera autunnale.
Solo un acquoso alone di luna
Sospeso resta in quest’algida
Geometria astrale.
E solo io, sacerdote
Del mio orticello
Di zucchine.
Nuccio Palumbo
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Vi racconto ...: Ampia impostura ... |
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 Ampia impostura,
pania, visco o ragna,
nuda la mia parola ti afferra
e si cattura;
ché non può darti mai,
fiore dell’alba,
che l’aspra dismisura o la scheggiata
forma del suo cuore.
Nuccio Palumbo
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Vi racconto ...: Échange culturel 9-16 Avril 2018: Liceo Europeo Convitto Cutelli Catania - Lycée Honoré d’Estienne d’Orves Nice. Due scuole, due stati e due culture si incontrano a Nizza. |
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Siamo partiti, 25 ragazzi, pronti ad affrontare un'esperienza, un viaggio, uno scambio culturale con dei coetanei francesi. I giorni precedenti la partenza sono stati caratterizzati da tante aspettative, prospettive, ma anche tante paure e ansie. Le domande che tutti ci siamo posti, prima di salire a bordo dell'aereo, sono state le seguenti: "Come saranno le famiglie? I nostri corrispondenti saranno simpatici? Ma, soprattutto, riuscirò a farmi capire?" Dopo 4 ore di viaggio, tra scali e lunghe camminate, siamo arrivati al "Lycée Honoré d'Estienne d'Orves". Lì, abbiamo affrontato le nostre paure e timidezze, incontrando i corrispondenti. Fortunatamente, quasi tutti si sono dimostrati simpatici e disponibili nei nostri confronti. Dopo aver pranzato alla mensa della scuola e aver passato 2 ore con loro, siamo partiti alla scoperta di Nizza.
Convitto Cutelli Catania
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Vi racconto ...: Cosa fanno d’estate gli insegnanti? |
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 Cosa
fanno gli insegnanti durante le vacanze estive? Dove vanno, come
impiegano il loro tempo, cosa dicono? Dopo aver lasciato i registri in
bell'ordine, deposti nelle segreterie didattiche, ed emesse le loro
"sentenze inappellabili" negli "infuocati" scrutini e nei consigli di
classe di fine giugno! Dove sono i prof d'estate? Adesso che le classi
sono vuote e i corridoi vivono "sovrumani silenzi e profondissima
quiete", adesso che la calura avvolge anfratti e attimi di scuola,
adesso che i pensieri volano liberi lungo le rotte del "dolce far
niente"!? A volte, sembra di scorgerli negli androni dei centri
commerciali a
scegliere t-shirt e costumi da bagno da mettere in valigia alla rinfusa
per l'imminente e "meritato" viaggio di piacere; o nelle pizzerie, di
sera, col fresco pungente della Montagna, a parlare di crociere e di
figli, e di scuola, "che la lingua batte, dove il dente duole!"...
Angelo Battiato
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Vi racconto ...: La mia cantina, la scuola e il tesoro più grande ... |
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 Erano
anni che non mettevo un po' d'ordine nella vecchia cantina di
casa mia. A furia di conservare tutto s'era riempita sino
all'inverosimile e non c'era più spazio neanche per muoversi o per
cercare qualcosa. E chi si ricordava più delle tante cose che v'erano
conservate! C'andavamo di tanto in tanto, solamente per prendere il
vino dalla piccola botte, l'aceto dalla damigiana, o l'olio dalla
vecchia giara della nonna. Poi, per altro, quasi nessuno c'andava più,
nessuno ci metteva piede da tempo immemorabile. Ed erano tante, troppe
le cose accatastate alla rinfusa, con quel "vizio" che abbiamo sempre
avuto noi in famiglia di conservare tutto, "savva 'a pezza ppi quannu
veni 'u puttusu", soleva sempre dire mia mamma, forse per voler
"giustificare" questo nostro strano "vizio".
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Giacomo Leopardi e 'Il sabato del villaggio'. Un’intervista impossibile |
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 Noi ragazzi
della quinta C e quinta D, in quest'anno scolastico, stiamo
sperimentando un metodo alternativo di fare ricerche su autori e
personaggi storici o letterari: "le interviste impossibili". Quest'idea
nasce da una trasmissione radiofonica del 1973, dove uomini di cultura
fingono di intervistare "fantasmi redivivi", appartenenti ad un'altra
epoca ed è per questo che si definiscono interviste impossibili. Questo
modo di realizzare le ricerche ci ha entusiasmato, perché ci permette
di rendere "viva e vitale" una ricerca, in quanto anche noi siamo
partecipi in modo attivo, anzi "entriamo" anche noi nella ricerca, come
interlocutori del personaggio che intervistiamo. Così, intervistando...
Giacomo Leopardi ci è sembrato quasi di vivere nel suo "sabato del
villaggio", di vedere "l'Infinito" e i "veroni del paterno ostello"!
Questo nuovo modo di studiare ci piace, speriamo di continuare con
queste interviste e di vivere in epoche storiche lontane dalla nostra,
anche questo è un modo per arricchirci nel cammino della nostra
crescita scolastica.
Alunni ed alunne delle classi V C e V
D
Circolo Didattico "Teresa di
Calcutta", Tremestieri Etneo, Plesso Immacolata
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Vi racconto ...: Katharine Hepburn e le Stars di Hollywood. Un’intervista impossibile |
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 Noi ragazzi
della quinta C e quinta D, in quest'anno scolastico, stiamo
sperimentando un metodo alternativo di fare ricerche su autori e
personaggi storici o letterari: "le interviste impossibili". Quest'idea
nasce da una trasmissione radiofonica del 1973, dove uomini di cultura
fingono di intervistare "fantasmi redivivi", appartenenti ad un'altra
epoca ed è per questo che si definiscono interviste impossibili. Questo
modo di realizzare le ricerche ci ha entusiasmato, perché ci permette
di rendere "viva e vitale" una ricerca, in quanto anche noi siamo
partecipi in modo attivo, anzi "entriamo" anche noi nella ricerca, come
interlocutori del personaggio che intervistiamo. Così, intervistando...
Katharine Hepburn, ci è sembrato quasi di girare tra gli studi
cinematografici di Hollywood! Questo nuovo modo di studiare ci piace,
speriamo di continuare con queste interviste e di vivere in epoche
storiche lontane dalla nostra, anche questo è un modo per arricchirci
nel cammino della nostra crescita scolastica.
Alunni ed alunne delle classi V C e V
D
(Circolo Didattico "Teresa di
Calcutta", Plesso Immacolata, Tremestieri Etneo)
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Vi racconto ...: Emilio Salgari, Sandokan e la tigre di Mompracen. Un’intervista impossibile |
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 Noi
ragazzi della quinta C e quinta D, in quest’anno scolastico, stiamo
sperimentando un metodo alternativo di fare ricerche su autori e
personaggi storici o letterari: “le interviste impossibili”. Quest’idea
nasce da una trasmissione radiofonica del 1973, dove uomini di cultura
fingono di intervistare “fantasmi redivivi”, appartenenti ad un’altra
epoca ed è per questo che si definiscono interviste impossibili. Questo
modo di realizzare le ricerche ci ha entusiasmato, perché ci permette
di rendere “viva e vitale” una ricerca, in quanto anche noi siamo
partecipi in modo attivo, anzi “entriamo” anche noi nella ricerca, come
interlocutori del personaggio che intervistiamo. Così, intervistando…
Emilio Salgari ci è sembrato quasi di vivere a Mompracen, insieme a
Sandokan! Questo nuovo modo di studiare ci piace, speriamo di
continuare con queste interviste e di vivere in epoche storiche lontane
dalla nostra, anche questo è un modo per arricchirci nel cammino della
nostra crescita scolastica.
Alunni ed alunne delle classi V C e V
D
(Circolo Didattico “Teresa di
Calcutta”, Tremestieri Etneo, Plesso Immacolata)
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Vi racconto ...: Edmondo De Amicis e il libro 'Cuore'. Un’intervista impossibile |
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 Noi ragazzi
della quinta C e quinta D, in quest'anno scolastico, stiamo
sperimentando un metodo alternativo di fare ricerche su autori e
personaggi storici o letterari: "le interviste impossibili". Quest'idea
nasce da una trasmissione radiofonica del 1973, dove uomini di cultura
fingono di intervistare "fantasmi redivivi", appartenenti ad un'altra
epoca ed è per questo che si definiscono interviste impossibili. Questo
modo di realizzare le ricerche ci ha entusiasmato, perché ci permette
di rendere "viva e vitale" una ricerca, in quanto anche noi siamo
partecipi in modo attivo, anzi "entriamo" anche noi nella ricerca, come
interlocutori del personaggio che intervistiamo. Così, intervistando...
Edmondo De Amicis, ci è sembrato quasi d'andare a scuola con Enrico
Bottino! Questo nuovo modo di studiare ci piace, speriamo di continuare
con queste interviste e di vivere in epoche storiche lontane dalla
nostra, anche questo è un modo per arricchirci nel cammino della nostra
crescita scolastica.
Alunni ed alunne delle classi V C e V
D
(Circolo Didattico "Teresa di Calcutta", Plesso Immacolata, Tremestieri
Etneo)
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Vi racconto ...: Louisa May Alcott e le 'Piccole donne'. Un’intervista impossibile |
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 Noi ragazzi
della quinta C e quinta D, in quest’anno scolastico, stiamo
sperimentando un metodo alternativo di fare ricerche su autori e
personaggi storici o letterari: “le interviste impossibili”. Quest’idea
nasce da una trasmissione radiofonica del 1973, dove uomini di cultura
fingono di intervistare “fantasmi redivivi”, appartenenti ad un’altra
epoca ed è per questo che si definiscono interviste impossibili. Questo
modo di realizzare le ricerche ci ha entusiasmato, perché ci permette
di rendere “viva e vitale” una ricerca, in quanto anche noi siamo
partecipi in modo attivo, anzi “entriamo” anche noi nella ricerca, come
interlocutori del personaggio che intervistiamo. Così, intervistando…
Louise May Alcott, ci è sembrato di vivere nella casa delle sorelle
March! Questo nuovo modo di studiare ci piace, speriamo di continuare
con queste interviste e di vivere in epoche storiche lontane dalla
nostra, anche questo è un modo per arricchirci nel cammino della nostra
crescita scolastica.
Alunni ed alunne delle classi V C e V
D
(Circolo Didattico “Teresa di Calcutta”, Tremestieri Etneo, Plesso
Immacolata)
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Vi racconto ...: La scuola dei desideri all’incontrario va |
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 Della scuola si
parla per dire come dovrebbe essere e quello che
dovrebbe fare, dimenticando a volte di dire come veramente
è e che cosa ragionevolmente si può realizzare, considerate
tutte le sue vere condizioni. Forse è la natura stessa della
scuola a favorire questo modo di impostare i discorsi, a spingersi
costantemente, ingenuamente o maldestramente nel futuro e a
sottovalutare il peso della realtà . La scuola per statuto non può che
lanciare lo sguardo oltre l'ostacolo, lavora in funzione di chi
deve pensare al proprio avvenire ed è naturalmente proiettato verso il
domani. La scuola ha coltivato sempre l'ambizione di potere dire
che cosa possa e debba essere; purtroppo oggi, più di ieri, la scuola
non sarà come essa vorrebbe essere, ma come la vogliono gli
altri, come la vuole la sua amministrazione. Sono evidenti le
intenzioni di farne un'istituzione che replichi le scelte e i
comportamenti del mondo economico - aziendale, elevato con animo
subalterno a modello da imitare; è palese la volontà di piegarla alle
esigenze di una società che pratica largamente la competizione, la
discriminazione e la selezione sociale, la gerarchizzazione dei
rapporti umani e sociali e che irride ogni forma di sapere che non
abbia i crismi dell'immediata utilità.
prof. Raimondo Giunta
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Vi racconto ...: A cena con Gesù ... |
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 L'aveva
espressamente richiesta Gesù quella cena, ieri sera, per "celebrare la
Pasqua insieme ai discepoli", come aveva detto. E aveva desiderato che
fossimo tutti presenti, per salutarci, uno a uno. Ma dove andava? Non
riuscivamo a capire! In quella casa non c'avevo mai messo piede, la
sala era buia, illuminata solo da alcune torce appese alle pareti, il
tavolo era lungo, massiccio, ben squadrato, così noi ci disponemmo in
doppia fila, con il Maestro al centro della tavolata. Nel primo
pomeriggio avevamo saputo che la stanza era stata accuratamente pulita
e sistemata dal padrone di casa, ma il Maestro non voleva nessun
estraneo quella sera alla sua mensa. Forse anche questo era un segno,
voleva dire qualcosa di importante solo a noi, ai suoi amici
prediletti. E c'erano tutti attorno a quel tavolo, Giovanni, Simon
Pietro, Andrea, Giacomo, Matteo, Tommaso e tutti gli altri; c'era
persino Giuda Iscariota, che stranamente sembrava pensare ad altro, era
visibilmente nervoso, quasi infastidito, aveva premura (ma di cosa!?);
c'ero persino io che proprio a quell'ora avevo uno dei miei soliti
impegni, ma quella sera non potevo mancare, non potevo "disubbidire" al
mio Maestro.
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: I compagni di scuola, la foto di classe e i ricordi di gioventù |
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 Di quel
periodo mi sono rimasti i ricordi legati a quelle fantastiche
foto di gruppo, dove visini di adolescenti, sorridevano ignari della
vita e del loro futuro. Qualche volto, ormai, purtroppo è andato via
per sempre. Ti ritrovi a pensarlo con una stretta al cuore. Era quello
magrissimo, con una massa di capelli neri dal taglio non identificato,
ricordo il suo giubbino di una tonalità scura di azzurro. Dopo gli
esami di Stato un mattino non si è più svegliato. Ciao dolce compagno
di scuola, è strano come i sentimenti ti frustano il cuore anche dopo
tanto tempo; ecco riemergere la ragazzina fra i banchi di scuola.
"Compagno di scuola, compagno di niente, ti sei salvato dal fumo delle
barricate? Compagno di scuola, compagno per niente, ti sei salvato o
sei entrato in banca pure tu?". Non poteva esserci brano migliore se
non quello di Venditti per descrivere il mio stato d'animo. Quando,
ritornando indietro nel tempo, mi ritrovo seduta nella mia
sedia, davanti al mio banco personalizzato di disegnini e frasi dei
Pink Floyd, pezzi di muro stilizzati con la matita e ali di gabbiano
che spiccano il volo da quel colore verde marcio per finire nella città
dolente con il "sommo" Dante, mio amico amatissimo, ...
Agata Sava - Vicepresidente
Associazione Culturale "Graziella Corso"
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Vi racconto ...: Con e per Luana Ricca. Una triste storia italiana |
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 Catanese, 38 anni,
medico specialista in chirurgia del fegato, delle vie biliari, del
pancreas e in trapianti di fegato, Luana Ricca si è suicidata lo scorso
29 dicembre. Aveva studiato a Roma ed a Parigi, dove, per anni, ha
lavorato con successo. Avendo deciso di ritornare ed operare nella sua
terra, aveva trovato le porte sbarrate. Una possibilità in un ospedale
sui monti dell’Abruzzo, a Sulmona, per fare endoscopie digestive. Lei,
con qualificanti stages a Londra, a Barcellona e a Parigi, con più di 4
anni di esperienza nel primo centro francese di trapianti di fegato e
di chirurgia epato-biliare, il Centre hépatobiliaire – Hopital Paul
Brousse – Assistance publique hopitaux de Paris e più di 1500
interventi chirurgici (di cui 2/3 da primo operatore) limitata a fare
endoscopie digestive a Sulmona. Mesi di lavoro difficili e
mortificanti, oppressa da un sistema che non le ha permesso di
esercitare il suo talento. Delusione, rabbia, amarezza e motivata
frustrazione hanno finito con il prendere il sopravvento,
determinandola al triste epilogo.
Conferenza dei Comitati Consultivi -
Bollettino n.1 del 31 Gennaio 2016
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Vi racconto ...: Sant’Antonio Abate, le tentazioni, e la ricerca della verità. Un’intervista possibile |
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 Dicono di un
uomo che nelle notti di plenilunio cammina in solitudine
nel deserto, guarda il firmamento e parla di verità. Un uomo che gioca
con le stelle in compagnia dei lupi e governa serpi e armenti, lungo
filari d'infinito. Un uomo che conosce tutte le speranze e le
tentazioni del mondo, che sa leggere le vie segrete delle passioni
umane, che ha appreso nel tempo della sua giovinezza le beatitudini
della vita. Molti lo conoscono come l'Abate, l'Eremita, l'Anacoreta,
l'Asceta. Per noi è solamente Antonio, il Grande. Per tutti è un amico,
una guida, un maestro. Sant'Antonio Abate. Ha scelto per la sua vita,
la solitudine, l'isolamento, il silenzio. Nelle grotte del deserto
dell'Africa ha tutto il suo mondo. Una vita di sacrificio e di
preghiera, di fatica e di meditazione, di rinunce e di raccoglimento. E
di ricerca. Per capire il mondo ha scelto di "uscire" dal mondo, per
conoscere la Verità ha rinunciato alla verità degli uomini, per sapere
il segreto della vita ha rifiutato tutto dalla vita. Antonio, un uomo
alla ricerca della Verità. E Antonio è un fiume di sapienza e santità
in un oceano di silenzio. E parla con il linguaggio dell'infinito ...
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Il presepe e la scuola |
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 I pastorelli
del presepe sono come gli scolari, aspettano un intero
anno, per potere "respirare". Gli uni e gli altri aspettano il tempo
del Natale, chi per "lavorare", chi per "riposare"! Gli uni dormienti,
riposti negli scaffali della nonna, aspettano impazienti che qualcuno
della casa li risvegli e li metta in bella mostra, ripuliti,
rassettati, a ridare vita e forma a quella santa notte di Betlemme,
quando "l'ineffabile Dio di Abramo e di Isacco" onora la promessa
secolare di dare un nome e un volto a Suo figlio, al "Figlio d'Uomo".
Gli altri affaticati, dopo tre mesi di duro lavoro quotidiano,
aspettano le attesissime vacanze natalizie per... alzarsi tardi la
mattina e fare colazione a mezzogiorno! Ma andiamo con ordine,
cominciamo dal presepe...
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Giacomo da Lentini, l’amor gentile e la nascita della lingua siciliana |
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 Lungo la
trazzera che porta nel mio piccolo podere, l'altro giorno,
incontrai una bella ragazza che cantava: "L'amore è un desio che vien
da core / per abbondanza di gran piacimento; / e li occhi in prima
generan l'amore / e lo core li dà nutricamento". Accaldato, mi
soffermai un poco, in cerca di riposo e di frescura, e chiesi con
riguardo alla ragazza di chi fossero quei versi così pieni di
trasporto, e lei, tutta sorpresa della mia ignoranza, mi rispose, "Ma
son del Notaro! Son di Jacopo nostro!". "Jacopo!? E chi è costui?",
ribattei tutto perplesso. Jacopo da Lentini, "poeta raffinato e assai
gentile", è stato il
maggior esponente della "Scuola Siciliana", fiorita nel XIII secolo
presso la corte di Federico II di Svevia, ed è considerato il
caposcuola dei poeti e dei rimatori siciliani, e l'ideatore del
sonetto. E al "Notaro", come lo chiamava il sommo Dante nella "Divina
Commedia" e nel "De vulgari eloquentia", si deve la nascita della
lingua volgare e della lirica italiana. Scrisse la raccolta poetica,
"Rime e sonetti", e gli sono attribuiti 16 canzoni e 22 sonetti,
scritti tra il 1233 e il 1241.
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Il tempo della scuola e della vita |
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 La scuola
scandisce il tempo "beato" della normalità. Con l'inizio delle lezioni
ricomincia il "normale", il "consueto", "l'ordinario", il "solito", il
"già visto". Ritorna la scuola e le mattine pullulano di bambini con lo
zaino in cerca di merendine e di pennarelli colorati, le strade si
riempiono di macchine che cercano d'arrivare in tempo per "scaricare" i
pargoli ai cancelli scolastici, le città si ingolfano di vita e di
smog! Anche le case, che poco tempo addietro erano piene di teli mare e
t-shirt personalizzati, si inondano di libri, di cartelle e di diari
alla moda. Dimenticato è il mare e il "sapore di sale"; dimenticato è
il gusto della granita alle mandorle, anche se giù in Sicilia il caldo
è ancora torrido e invidiabile. La televisione torna ad essere fedele
compagna delle lunghe serate "casalinghe", e le chat di facebook
diventano "caldissime" e intasate, anche se oramai "domina" whatsApp
per le comunicazioni veloci e immediate, anche tra colleghi!
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: 12 Settembre, uno di quei giorni che ... |
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 12 settembre 2013. Una calda e normale giornata di fine
estate. Ma è
anche un giorno particolare. Inizia, infatti, proprio quel giorno, il
nuovo anno scolastico 2013/14. E, come tutte le cose che iniziano,
viene vissuto da tutti, dirigenti, docenti, genitori e alunni, con una
buona dose d'ansia e d'emozione. Ma è anche il giorno del suo 50°
Compleanno! Un giorno e un anno speciale, quindi. Il quinto "fuori
sede", che festeggia da solo, lontano dalla propria terra e dai propri
affetti. E in quel giorno, nella sua città, si svolgono pure i solenni
festeggiamenti dedicati alla Madonna, una ricorrenza molto sentita e
partecipata, una tradizione dal profondo significato religioso e
culturale per l'intera comunità. Ma in quell'ormai fatidico 12
settembre viene celebrato anche il matrimonio di due suoi cugini, che,
per l'infausta coincidenza con l'avvio delle lezioni, a malincuore, ha
dovuto rinunciare!
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Conversazione d’estate tra nonno e nipote. Ricordi di gioventù e di guerra ... |
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 L'estate, si sa, è
tempo di riposo, di conversazione ... e di ricordi!
Con gli amici, in un bar, davanti una buona granita, ma anche in
famiglia, di sera, soprattutto in veranda, "gustando" un frizzante
venticello estivo e una fresca bibita dissentante ... E in una sera
d'agosto, "contornati" dal fresco e dalla bibita, e illuminati da un
quarto di luna, con la giusta atmosfera, Agostino, il nipote, durante
un appassionato dialogo con Agostino, il nonno, a parlare e a ricordare
il bel tempo che fu, viene fuori ... una vera e propria "intervista"
sui ricordi di gioventù, ma soprattutto sulla Seconda Guerra Mondiale,
vissuta e combattuta dal nonno Agostino, come soldato del "Regio
Esercito Italiano". E quella sera il nonno, come un fiume in piena, ha
rievocato tanti momenti tristi, aneddoti ed episodi vissuti in prima
persona nel corso del conflitto mondiale, da Padova a Genova, dalla
Francia a Roma. E come un vero "inviato di guerra", con il taccuino
alla mano, Agostino, il nipote, ha annotato accuratamente tutti i
ricordi, le sensazioni, i sentimenti, e le paure del nonno in guerra.
Sono bastate poche parole e tante lacrime da asciugare, per riannodare
i fili della memoria e della gioventù passata, le immagini sbiadite dal
tempo, i nomi dei compagni caduti, i bombardamenti, la partenza, il
ritorno ...
A gostino e Angelo Battiato
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Vi racconto ...: Parru cu tia. Ignazio Buttitta e la lingua siciliana. Un’intervista possibile |
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 Lo incontravo spesso, per le vie di Misterbianco, nei
lunghi pomeriggi di domenica, mentre passeggiava con il suo
inseparabile amico poeta Turi Scordo. Così conobbi Ignazio Buttitta, il
viso asciutto, simpatico, espressivo, l'abito perennemente scuro e il
suo caratteristico e immancabile berretto "alla siciliana". Lo
inseguivo con gli occhi, lungo lo "stradone provinciale" (via
Garibaldi), tutte le sante domeniche d'inverno, poi raggiungeva i
pisòla do' Monumentu, (Piazza Mazzini), e lì, sempre con l'inseparabile
amico Turi Scordo, si fermava sotto i possenti eucalipti dell'antica
piazza cittadina. E li vedevo parlare e parlare... Ricordo che
scrutavo,
con giovanile curiosità, il loro modo di gesticolare, ardente e
gioioso, gridando, quasi, in un siciliano arcaico e a me sconosciuto;
dopo, beatamente, si sedevano su una panchina e continuavano i loro
inestricabili ragionamenti. Finché una domenica mi avvicinai e con una
scusa banale chiesi a Turi Scordo di cosa stessero discorrendo: "di
Carnevale", fu la risposta, tagliente e repentina. "Di Carnevale!?",
replicai io. "Si, della festa più bella e più importante del popolo
siciliano. E questo è un amico speciale, il poeta e compagno Ignazio
Buttitta!". Iniziarono così i nostri interessantissimi incontri...
pieni
di ricordi, di poesia e di Sicilia ...
Angelo
Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: I giovani siciliani sono un portento della natura, ... ma solo 'fuori casa'! |
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 A lanciare
l'allarme è il cuore di una mamma d'eccezione, la nostra
cara collega Anna Marisa Benintende, insegnante all'I. C. "Italo
Calvino", di Catania. «I giovani siciliani sono un portento, sono una
forza della natura! Non possiamo permettere che abbandonino la nostra
terra!». Ma, ahimè, sono oramai troppi i giovani siciliani che per
lavoro o per ventura vanno via, irrimediabilmente, dalla nostra isola,
lasciando un vuoto incolmabile, purtroppo! È il caso di sua figlia,
Costanza Scalia, una giovane artista siciliana. Proveniente dal Liceo
Classico "N. Spedalieri" e dall'Università degli Studi di Catania, e
diplomata a Bologna alla BSMT (Bernstein School of Musical Theatre),
diretta da Shawna Farell, Costanza ha già al suo attivo molta "gavetta"
presso l'Ente Lirico Teatro Comunale di Bologna, il Piccolo Teatro del
Baraccano di Bologna, il Casinò di Sanremo ed in molti altri teatri
nazionali.
Angelo
Battiato
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: La fine della scuola e del sogno mondiale |
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 E
all’improvviso la scuola ti casca dal cuore. La scuola che hai
frequentato, magnificato, osannato; a cui hai creduto e dedicato inni e
lodi, gioie e dolori, e gli anni migliori della tua vita,
all’improvviso ti sembra vuota e spoglia, misera e maligna. Nuda di
vita e di futuro, povera di spirito e di speranza, malevola e
incomprensibile dentro. A tratti nemica. Inservibile. Un ciclo
ossessivo e ripetitivo, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Inconcludente. Un ciclo dei vinti. Quelle aule, un giorno piene di
ragazze e ragazzi, diventano una fila incessante di casermoni vuoti,
buoni solo per addossare cataste di legname e ferraglie imbrattate di
polvere e chili di fuliggine. Quegli interminabili corridoi pieni di
luce e di voci fanciulle, corsie fradice catramate di muffa e di noia,
peggio di corsie d’ospedali. Quei campanelli che annunciavano ore di
studio e d’allegria, inservibili sbadigli di somari malconci e
sonnecchianti.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Ripassiamo la storia: re Umberto II lascia l'Italia - 13 giugno 1946 |
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 Il 13 giugno
1946, Sua Maestà Re Umberto II lasciava l’Italia perché
"Improvvisamente, questa notte, in spregio alle leggi ed al potere
indipendente e sovrano della magistratura, il governo ha compiuto un
gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario,
poteri che non gli spettano.." Quest’anno, 2014, ricordo che sono
trascorsi 68 anni da quel "gesto" che Re Umberto II ebbe a definire
"RIVOLUZIONARIO".
La rilettura del PROCLAMA DEL RE (in allegato)
consente di rileggere la storia del passato ed operare i confronti con
l’attuale crisi valoriale che offusca il cielo della nostra bella
Italia.
L’amore per il popolo ed il non voler provocare altro spargimento di
sangue nel suolo italiano ha indotto il re Umberto II a lasciare
l’Italia, restandone sempre "devoto figlio".
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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Vi racconto ...: Le origini del culto di San Giacomo in Sicilia |
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 Quassù, proprio
sotto casa mia, nei pressi del ponte sul fiume Mella, esiste un’antica
chiesetta dedicata a San Giacomo al Mella, situata lungo l’antico
“decumano massimo” della città, in direzione di Milano. Di origine
molto antica, la chiesa faceva parte di un ospizio, gestito da una
comunità di frati, demolito dopo la sua soppressione, nel corso
dell’Ottocento. La chiesa è conosciuta, soprattutto, per l’abside
esterno, in stile romanico, ben visibile lungo la trafficata via
Milano, in corrispondenza del collegamento con la tangenziale ovest. La
facciata è a capanna, con oculo al centro e portale d’ingresso molto
originale, decorato da una lunetta, affrescato durante la reggenza dei
Canonici di Sant’Antonio, contenente riferimenti ai Templari. Anche in
Sicilia esistono molti edifici sacri dedicati a San Giacomo, il cui
culto si diffuse nell’isola subito dopo la conquista dei Normanni, tra
il XII e il XIV secolo, come si desume dalle molte chiese dedicate al
Santo in quell’epoca e ubicate ad Agrigento, Partinico, S. Filadelfo
Marina (Acquedolci), Messina, Licata, Comiso, Capizzi e Castronovo di
Sicilia.
Altri luoghi di culto per San Giacomo vennero edificati agli inizi del
‘300 a Palermo, Caccamo, Enna, Piazza Armerina, Siracusa, Ferla,
Ragusa, Gela, Caltagirone, Vizzini, Mineo e Augusta. Anche se la più
antica immagine di San Giacomo in Sicilia si trova presso l’oratorio di
Santa Lucia di Siracusa e risale al XII secolo.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Recensione del libro ''Il Peso della Verità'' di Adriano Di Gregorio |
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Il
Peso della Verità di Adriano Di Gregorio
“Il Peso della verità” di Adriano Di Gregorio è finemente strutturato. L’autore
in un primo momento presenta separatamente tutti i vari personaggi e le loro
storie, diverse e distanti, che, però, col passare delle pagine si intrecciano
in modo tale da consentire il recupero a 360 gradi della straordinaria ed
avvincente unica storia.
Come ha affermato l’autore stesso, in sede di presentazione del libro,
l’ispirazione è da ricercare all’interno di una novella di Leonardo Sciascia,
Western di cose nostre, inserita nella raccolta “Il mare colore del vino” del
1973.
La vicenda trae spunto dall’omicidio di un ragazzo senegalese, Faruq, “che
veniva da una di quelle terre dove persino la vita era un lusso”. Partendo da
questo omicidio, il commissario Battaglia si ritrova a dover nuovamente indagare
– semmai avesse mai smesso – sull’omicidio della madre, avvenuto vent’anni
prima, e si ritrova anche ad interrogarsi sul perché proprio in quel momento
stessero “venendo fuori dei pezzi di un puzzle che ormai credeva fossero stati
per sempre sepolti, quasi a torturarlo e a rinnovargli il dolore”.
redazione@aetnanet.org
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Vi racconto ...: L’elogio della solitudine |
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 Essere
soli è una condizione o una necessità? Un desiderio o una condanna? Un
piacere o una sciagura? Un dono o una sventura?
Non voglio fare l'apologia della solitudine, dell'anacoretismo, del
romitaggio. Solo i santi e i matti sono anacoreti o eremiti. E noi,
invece, siamo solo uomini, giusti, sbagliati, arrabbiati, ma
profondamente uomini. Ma anche gli uomini, a volte, possono essere
soli, restare soli, vivere soli. E nella solitudine si imparano tante
cose, forse, troppe... La solitudine, come il silenzio, è, soprattutto,
un dono, che pochi
sanno apprezzare. Forse perché non viene capita, accettata, compresa,
fino in fondo. O, forse, perché non può essere comprata. "I ricchi
comprano il rumore, i virtuosi il silenzio". Ma il silenzio è
capriccioso, si rivela solo a chi lo sa cercare, a chi lo sa
"ascoltare", ed ha la capacità di dire tutto o niente. E l'animo umano
si cheta nel silenzio della natura.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: QUEI GIORNI. Difficilmente li dimenticherò quei giorni |
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 A
volte rivedo come in un film certi volti, espressioni e accenti, luoghi
e fatti, come al rallentatore, una moviola a ritmi cangianti. Si era
nell'aprile del Settanta a Trento.
Tutto cominciò all'uscita da scuola, l'I.T.I.S. Buonarroti, allora
dietro la stazione centrale di Trento, vicino al Lungadige, sul corso
Michelangelo Buonarroti, poco sotto il monumento a Cesare Battisti.
Avevamo avuto un Collegio dei docenti per ragioni didattiche e mi ero
fatto elegante: abito grigio fumo e maglione a collo alto bianco.
All'imbrunire, salutati i colleghi, mi avviai per la solita strada, ma
dopo piazza Dante cambiai itinerario. Scelsi di passare da piazza
Venezia, per poi arrivare a Piazza Fiera attraverso largo Porta Nuova,
e quindi prendere via S. Bernardino, attraverso un percorso alberato,
forse a causa di quella prima arietta primaverile che scioglieva del
tutto le ultime nevi e lasciava gli alberi leggeri, liberi di
rifiorire, così come incuriosiva gli animi. Avvicinandomi alla piazza
dalla parte del Palazzo di giustizia, però, l'aria si faceva sempre più
acre e pesante. Una enorme, fitta nube lattiginosa mi avvolse e quasi
venni meno, al punto da dovermi appoggiare ad un muro per non cadere.
Lì mi soccorsero Franco e Francesco (non ricordo o, forse, non ho mai
saputo quali fossero i loro cognomi), due ragionieri-sociologi, amici
di Ancona, miei vicini di camera alla pensione di via S. Bernardino 8.
Roberto Laudani
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Vi racconto ...: 'U zu Carmine e Ciccineddu al pranzo della domenica |
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 Finita la
seminagione, la sìmina, 'u zu Carmine, per gustare appieno il merita
riposo, decise di passare una bella domenica in compagnia della
famiglia del suo amico 'Gnaziu. Così, la sera del Sabato, 'na sirata,
le due famiglie si ritrovano insieme nella casa do' zu Carmine per
preparare il pranzo della domenica. Ma già quell'occasione era buona
per passare una serata insieme e cenare in allegria. Così 'Gnaziu fece
entrare Titina, la sua cagnola preferita, dalla porta adiacente alla
stalla di Ciccineddu, che già l'aspettava con impazienza; la cagnola
entrò latrando festosamente nella stalla e stette in compagnia del
giovane asino. Poi, 'u zu Carmine e 'Gnaziu, salirono per la scala di
legno interna e arrivarono al primo piano dove vi erano già le due
famiglie riunite.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Andreas, il giovane ribelle di Sparta |
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 Mi chiamo
Andreas e da quando sono nato vengo addestrato per diventare un pezzo
della macchina da guerra che è l’esercito spartano. La mia vita
appartiene allo Stato sin dal suo inizio, sono destinato a mantenere
nel tempo la potenza della mia città insieme a tutti gli altri
abitanti, ognuno per il suo ruolo sociale, ognuno uguale a tutti gli
altri, ognuno annullato a se stesso. Lavato col vino sin dalla nascita,
non ho mai bevuto il latte di mia madre, allevato come tutti
all’oscurità, sempre uguale per tutti e per tutta la vita, il cibo che
desidero devo procurarmelo rubando furbescamente e senza farmi beccare
altrimenti verrei punito. Sono stato punito tantissime volte,
nonostante l’addestramento durissimo, a volte crudele, cui mi hanno
sottoposto fin dalla nascita, non riesco ad essere come gli altri.
Francesca Cannavò
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Vi racconto ...: Mi ricordo di Piero Gobetti, studente modello e rivoluzionario liberale |
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 L’altro giorno, all’improvviso, è entrato in classe il nostro professore d’Italiano con il volto trafelato e le mani tremanti, s’è seduto in cattedra, lentamente, e dopo aver fatto scivolare le lenti, si è nascosto per lungo tempo il viso con le mani, poi, quasi di scatto, si è alzato in piedi e, con voce calma, ha sussurrato: “ Oggi a Parigi è morto il miglior alunno della mia vita d’insegnante: Piero Gobetti. Aveva solo 25 anni”. E tutti noi, confusi e disorientati, ci siamo guardati sconvolti, senza comprendere appieno lo stato di sofferenza, il profondo dolore e l’afflizione del nostro professore. Piero Gobetti? Chi era? Cosa aveva fatto? Qual era stato il suo pensiero? Com’era morto? E il nostro professore, dopo un poco, recuperando le forze, ci ha raccontato la vita e il pensiero di Piero Gobetti. Una storia di lotta, di coraggio e di speranza per la giustizia e la libertà. Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia) angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: Di nuovo a Petralonga, cu zu Carmine e Ciccineddu |
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 L'altra notte, in
sogno, ... sono ritornato a Petralonga! A contemplare,
in una meravigliosa giornata di sole siciliano, quell'antica e sperduta
"pietra miliare" del mio paesello nebroideo. Sono ritornato indietro
...
ad ammirare Petralonga, estasiato di luce e di calore, senza nessun
timore, ma anzi, in quel luogo ameno, e a me caro, mi sono sentito al
sicuro e protetto, consapevole di "gustare" la stabilità di quella
roccia, testimone del tempo e della storia.
Altre volte mi ero "avventurato" a Petralonga per ammirarne
il paesaggio, la campagna circostante, la timpa, i profumi della terra,
ma stavolta mi sono immerso in una "contemplazione interiore", in
simbiosi con la roccia, in un "rapporto" quasi intimo, per capire
appieno la possanza, la potenza e la stabilità che quel luogo emana da
secoli.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu ai Chiummìni |
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 E
venne il tempo della semina, vinni lu tempu di la sìmina. Dopo le
abbondanti piogge di fine novembre e di dicembre, il cielo, finalmente,
si era rasserenato, allatinatu, e 'u zu Carmine, alzatosi di buon
mattino, fici 'a matinata, dopo aver preparato le vettovaglie, li
pruvisti cu lu cumpanàticu, che dovevano servire per un paio di giorni,
e salutato i suoi cari, scese nella stalla, diede una zolletta di
zucchero al suo fedele amico, Ciccineddu, gli mise il serraglio e lo
condusse alla biviratura della vicina Gebbia. Poi, ritornato a casa,
gli mise il basto, 'u varduni, le sacche, 'i vettuli, con i
rifornimenti di vettovaglie, e caricò due sacche di frumento, 'u
frummentu, che dovevano servire per la semina, 'a sìmina.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu in contrada Lastra |
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 ‘U zu Carmine
volle "dedicare" un paio di giorni al suo vigneto in contrada "Lastra".
Con il suo fedele amico, il giovane asino Ciccineddu, trasportò
nell’appezzamento di terra due fascine di aste di legno ben appuntite.
Ogni asta serviva per essere conficcata nel terreno, accanto alle viti,
come sostegno, farle sviluppare ben dritte verso l’alto e nello stesso
tempo rinforzarle contro le intemperie della natura. Le aste erano
state preparate per tempo do’ zu Carmine, con la legna raccolta nel
bosco vicino al paese, aveva scelto dei rami dritti e poi con l’ascia,
l’accetta, li aveva intagliati da una parte, con la punta ben
appuntita, e, dall’altro capo, a forma tonda per poterli conficcare,
con l’aiuto di un martello, nel terreno. Quella mattina ‘u zu Carmine
si alzò di buon ora e, dopo aver fatto colazione, scese nella stalla,
accarezzò la testa di Ciccineddu, ...
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu a Vaccaro |
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 ‘U zu
Carmine, con il suo fedele e giovane asino Ciccineddu si recarono nella
vicina contrada "Vaccaro", che si trovava proprio sotto il cimitero del
piccolo paese nebroideo. Prima però passarono dalla biviratura, vicina
al cimitero, dove i due compari bevvero un bel "sorso" d’acqua fresca,
e ‘u zu Carmine riempì le brocche, i bùmmuli, che si era portato
dappresso per avere acqua fresca tutto il giorno. L’acqua, che
fuoriusciva dallo "sgriccio" e che si riversava nella biviratura,
proveniva dalla timpa Abate, sovrastante il paesino do’ zu Carmine.
Arrivati nella zona di Vaccaro, ‘u zu Carmine scaricò dalla groppa di
Ciccineddu l’aratro di ferro che si era portato per arare
l’appezzamento di terra.
Giuseppe
Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Brevi riflessioni davanti al camino: Il brontolio di un tuono lontano ... |
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 C’è
una strana agitazione, questa sera, tra le fronde, e anche nelle nuvole
del cielo.
Il vento sembra avere il fiato grosso e farsi sempre più ringhioso,
piegando a forza le chiome degli alberi e sollevando nuvoli di polvere.
Dopo la mezzanotte s’è messo pure a fare il diavolo a quattro, e a
scuotere le imposte.
Il mare è di pece, e mugghia come cento buoi che presentono il colpo
finale.....
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com
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Vi racconto ...: Istituto “Gaia Utopia” |
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 Suona la sveglia.
Inizia un altro giorno faticoso di lavoro.
Ma i ragazzi dell’Istituto intitolato alla grande benefattrice Gaia
Utopia si alzano dal letto, scattanti come una molla, felici di
dovere andare a trascorrervi la mattinata. Non avevano mai provato di
persona quanto questa scuola fosse divertente e antidepressiva, una
panacea contro i loro mali adolescenziali, le liti con i genitori o con
le fidanzatine.
Per cominciare niente processione forzata verso l’ingresso. Gli
studenti si avviano saltellando e cantando le canzoni di gruppo
preferite. Il loro primo benvenuto quando entrano è caratterizzato da
un buffet con ogni tipo di prelibatezza, al quale possono attingere
prima di entrare in classe per iniziare le lezioni, per fare una
colazione abbondante, e, nel caso di coloro che per costituzione fisica
si trovano ancora in uno stato di dormiveglia, possono persino
riempirsi lo zaino dei loro cibi prediletti, per poterli poi gustare
con calma nel corso delle lezioni.
Durante questo momento ricreativo devono anche pensare ai loro
bisogni: se hanno bisogno di chiamare qualcuno con i propri cellulari
nessuno dei professori, né il dirigente, può impedirglielo. Devono
essere costantemente nelle condizioni di comunicare con i genitori, i
parenti, o il mondo esterno in generale.
Laura Mazzagatti
laura.mazzagatti10@gmail.com
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Postato da Redazione Domenica, 01 dicembre 2013 09:00:00 (2717 letture) (Leggi Tutto... | 10980 bytes aggiuntivi | Voto: 0) |
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Vi racconto ...: A cena con Antonio Gramsci, a parlare di scuola e di libertà |
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 Quella pendula
luce, tra le grate della stanza, riassumeva per un po’ un’immagine
gioiosa d’Antonio Gramsci. L’ho incontrato così, una sera di novembre,
mentre fuori infuriava la tempesta, davanti un tavolaccio e un lume ad
olio, intento a prendere appunti “che ne vale la pena”, e di continuo
mi bisbigliava, “adagio… adagio”, per non essere sentito dai suoi
“solerti” secondini. E intanto la pioggia continuava a scricchiolare
dalle inferriate della sua nuda cella, dove un regime sordo alla
ragione e alla libertà, a modo suo, lo voleva eclissare per sempre. Ma,
per nostra fortuna, con lui non ci riuscì. Antonio Gramsci, politico,
filosofo, giornalista, linguista e critico letterario, nato a Ales, il
22 gennaio 1891, è sicuramente tra i più importanti e originali
pensatori del XX secolo. Nel 1921, a Livorno, fu tra i fondatori del
Partito Comunista d’Italia e nel 1926 venne incarcerato dal regime
fascista. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue
condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato
in una clinica, dove passò gli ultimi anni di vita. Morì a Roma il 27
aprile 1937. In una lettera dal carcere, così scriveva a sua mamma,
«Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto
a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorrei consolarti
di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente.
La vita è così, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei
grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e
la loro dignità di uomini»
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu a vendemmiare |
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 E
finalmente venne il tempo della vendemmia! La vigna do’ zu Carmine,
ubicata vicino al paese nebroideo, in contrada "Lastra", nella zona della
biviratura, era impiantata con filari di pergolati e intercalata con
alberi di pero e fico. ‘U zu Carmine e ‘Gnaziu, con le rispettive
famiglie, e gli immancabili Ciccineddu, il giovane asino, e Titina, la
cagnola, si recarono, di prima mattina, attraverso la trazzera che
conduceva alle Ciappe, nel vigneto per raccogliere l’uva, cògghiri ‘a
racina. Per vendemmiare, i due compari, avevano portato tutto
l’occorrente, i panari, le ceste piccole, ‘i cannistri, le ceste
grandi, ‘i cufina. Le ceste, appena riempite, venivano caricate in
groppa a Ciccineddu che, felice di rendersi utile, le trasportava al
vicino palmento, dove c’era ‘Gnaziu, rimasto ad aspettare, dopo il
primo carico d’uva. Il palmento, ubicato vicino la casa do’ zu Carmine,
aveva due ingressi, uno principale, ed un altro che serviva per
scaricare i recipienti pieni d’uva, in prossimità del quale c’era una
grande vasca, dove l’uva veniva ammassata per essere pestata a piedi
nudi.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e ciccineddu alla raccolta delle mandorle |
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 E venne il tempo della
raccolta delle mandorle, in contrada “Ciappe”, e siccome il lavoro era
lungo e faticoso, ‘u zu Carmine, insieme a Ciccineddu, e ‘Gnaziu, con
sua moglie, il loro primogenito, e Titina, si trasferirono, per un paio
di giorni, in campagna. La “chiurma”, arrivata alle Ciappe, dopo aver
rassettato la casotta, si diede da fare per preparare il lavoro di
raccolta, ma prima, Gaetano, il giovane figlio do’ zu Carmine con il
primogenito di ‘Gnaziu, insieme a Ciccineddu e a Titina, si avviarono
alla fontana, vicino al fiume, per dissetarsi e riempiere i bùmmuli e
le brocche. Ciccineddu venne lasciato libero di brucare l’erba, mentre
Titina, scodinzolando con gioia, “sorvegliava” l’intera compagnia. Il
terreno delle Ciappe, che si dipartiva dal piccolo torrente e
costeggiava il fiume fin sopra la casotta, era quasi interamente
ricoperto da alberi di mandorlo, poi vi era qualche filare di
pergolato, ed infine degli alberi di fico e di pero.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu a caccia, nel ritiro delle Ciappe |
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 Quel sabato
mattina, giorno d’apertura della caccia, nel paesino nebroideo, la vita
cominciò molto presto. ‘Gnaziu salutò la moglie Santa, e con Titina, la
sua cagnola preferita, si avviò verso l’abitazione do’ zu Carmine. Era
equipaggiato di tutto punto per andare a caccia nella contrada delle
“Ciappe”, al tracollo aveva lo zaino con le provviste, ‘a sacchina,
alla spalla destra teneva il fucile, ‘a scupetta, con la cartucciera
piena di cartucce che egli stesso aveva preparato, e accanto aveva
Titina, la sua immancabile “amica” cagnetta. Arrivato nell’abitazione
do’ zu Carmine, lo trovò già pronto per la nisciuta, la prima battuta
di caccia della stagione. Anche Ciccineddu era pronto, aveva già messo
il serraglio, ‘u capizzuni, il basto, ‘u varduni, le sacche, ‘i
vèttuli, il vettovagliamento che doveva servire per l’intero fine
settimana.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Storia d’emigrazione e di morte |
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 Questa è la
storia di uno di noi, di un uomo nato in un piccolo paese della
Sicilia, di un giovane di 29 anni che aveva tante idee e tanti sogni,
tutti infranti da una morte assurda e crudele, nel lontano marzo del
1961. Un terribile incidente mortale avvenuto in terra forestiera, in
Germania, dove il giovane era emigrato in cerca di lavoro e di fortuna,
per poter sostenere la sua famiglia, una giovane moglie e due bambini,
che aveva lasciato a Mirabella Imbaccari, in provincia di Catania.
Ed è la storia di uno dei tanti siciliani, che in quei lontani anni
’60, è dovuto emigrare in terra straniera, dove non conosceva nessuno,
per lavorare e buscarsi il pane, ‘ uscàrisi
‘u pani.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Nana nelle vesti di gigante |
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 La prima
donna è sempre a dare ordini. Pur di ottenere le poltrone su cui
affondare il lato B, sfoggia ed elargisce ad uomini e donne le
proprie doti "altamente culturali e formative", il tutto dietro un velo
di apparente cordialità e sorrisi effetto paresi. Il suo viso è il
risultato dei miracoli chirurgici a cui la stessa si è sottoposta
perché la propria età non sia aperta al pubblico. I dipendenti e la
gente comune per lei sono solo l’appendice, il sottobosco dell’umanità.
La nobildonna frequenta soltanto locali e posti raffinati e l’élite,
che l’adula inondandola di complimenti per l’eleganza e per il nuovo
colore di capelli, mentre in sua assenza la deride perché si è
rifatta, la denigra per la sua prepotenza, oppure perché tratta
gli impiegati come schiavi, incurante dei loro problemi personali.
Laura
Mazzagatti
laura.mazzagatti10@gmail.com
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Postato da Redazione Lunedì, 30 settembre 2013 08:00:00 (2579 letture) (Leggi Tutto... | 5770 bytes aggiuntivi | Voto: 0) |
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Vi racconto ...: Abrahm Lincoln e la lettera all’insegnante |
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 Incontrai il
presidente Abrahm Lincoln, a Gettysburg, in Pennsylvania, in occasione
dell’inaugurazione di un cimitero per i soldati dell’Unione morti nella
famosa battaglia di Gettysburg, nel 1863, durante la Guerra di
Secessione americana. Le poche parole scelte da Lincoln, quel
pomeriggio, in quella triste occasione, risuonarono lungamente
attraverso la nazione e la storia, sconfiggendo la predizione fatta da
lui stesso che "il mondo non le annoterà, e non sarà ricordato a lungo
quello che diciamo qui". Dopo quel memorabile discorso, ritenuto essere
uno dei più grandi della storia, m’avvicinai timidamente al presidente
che, stanco ma soddisfatto, mi lasciò, bontà sua, una significativa
"traccia" di quell’incontro… E con il solito vezzo oratorio, mi disse, « Caro amico, dopo questa guerra per la
libertà e la democrazia del popolo americano, ci sarà bisogno di
ricostruire la nazione… e bisogna partire dalla scuola,
dall’istruzione, dalla cultura!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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Vi racconto ...: In cammino dalla Sicilia a Santiago di Compostela |
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Tanto tempo fa il
"Cammino" dei pellegrini italiani per Santiago di Compostela partiva
dalla Sicilia!
E anche adesso, per arrivare a Santiago, si deve ripartire dalla
Sicilia,… pensavo tra me e me! E fu così che iniziai a muovermi,
a chiedere udienza ai vari sindaci di molti paesi siciliani, e ogni
volta la storia si ripeteva, tutti erano felici e condividevano la mia
proposta, coscienti anche del fatto che sarebbe stata un’ottima
occasione per la ripresa economica dell’isola. È necessario l’adesione
del maggior numero di Comuni per riaprire quello che, in passato, è
stato il nostro "cammino Jacopeo", nato, addirittura, prima di quello
spagnolo, e che toccava la Sicilia per un percorso di ben 800 km. Il
cammino siciliano si snodava in tre trance, Messina-Palermo,
Palermo-Siracusa, Siracusa-Caltagirone-Messina: la "magna via", la "via
Jacopea", e la "via Francigena".
Maria
Agrippina Amantia, pellegrina
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Vi racconto ...: L’ oasi con le palme |
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 C’era una volta un
contadino d’un paese dei Nebrodi che, "sceso" nella Piana di Catania,
dopo varie ricerche, si comprò un appezzamento di terra dove vi erano
molti alberi d’ulivi e d’aranci. Si era talmente appassionato a quel
terreno che, con la sua fiammante “Lambretta 125”, quando poteva, vi si
recava per coltivarlo, usufruendo dell’acqua fornita dal Consorzio di
Bonifica, s’era comprato, perfino, un piccolo trattore di “sette
cavalli”, per ararlo, dissodarlo e diserbarlo. Volendo assicurarsi che
il campo avesse sempre acqua a sufficienza per abbeverare gli alberi,
fece approntare nel mezzo del giardino un serbatoio d’acqua, un piccolo
invaso, da poter contenere sia l’acqua del Consorzio, che l’acqua
piovana. Inoltre, ebbe l’idea di piantare, ai lati del laghetto,
quattro palme, per abbellire l’ambiente circostante e, nello stesso
tempo, "fare ombra".
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: La storia del mio cammino di Santiago de Compostela |
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 Ho
deciso di raccontarvi una storia che ha cambiato la mia vita.
Inizio con un certo Padre Elias, un sacerdote spagnolo, che nel 1982
ebbe la felice idea di ripristinare la vecchia via che, nel Medioevo,
usavano i pellegrini per andare a visitare i vari luoghi di culto.
All’epoca, la Spagna aveva una miriade di paesini fantasma, abbandonati
per la troppa emigrazione. Paesini con case ridotte in macerie e
abitate solo da pochi anziani. Paesini arroccati su pendii scoscesi e
valli impraticabili, dove non passavano strade asfaltate e per andarci
si dovevano usare solo le gambe. Don Elias si armò di santa pazienza e
di pittura gialla, e mentre percorreva sentieri e trazzere, segnava un
albero o un angolo di casa con una bella freccia gialla in evidenza.
Alcuni sindaci non furono molto d’accordo a vedere tutto il paesaggio
imbrattato di giallo e fu pure minacciato di denuncia, ma lui
rispondeva sempre: “Lasciatemi fare, che vi sto preparando
un’invasione!”.
Maria
Agrippina Amantia, pellegrina
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Vi racconto ...: Come i siciliani inventarono l’America. Una storia siciliana in tre atti |
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Bisacquino,
atto primo.
Tutto cominciò con una lettera. Quella lettera, giunta dalla favolosa
Los Angeles «in una casa di pietra e calce aggrappata con le unghie
alla roccia nel villaggio di Bisacquino, in Sicilia», strappò una
famigliola contadina agli stenti patiti nel cuore assolato e desolato
dell’isola, della Sicilia centro-occidentale del latifondo, della
miniera, della mafia. E così, il 18 maggio 1903, quei “vinti”
verghiani, quelle “ostriche” aggrappate allo “scoglio”, si sradicarono
anche loro, anche loro come tanti veleggiarono verso l’Eldorado del
benessere generalizzato e del successo a portata di mano. E a uno dei
più piccoli, il narratore di quest’ordinaria odissea,
toccò addirittura, al culmine d’un nuovo calvario di stenti e fatiche,
di sfondare a Hollywood come regista; non solo: d’inventare, lui
immigrato e da sì remote plaghe, il mito dell’America, l’american
dream ottimista e rooseveltiano dell’uomo comune che ottiene giustizia
e successo in grazia dei suoi meriti e dei suoi diritti.
Prof. Antonio Di Grado
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Vi racconto ...: Una domenica insieme… con Titina e Ciccineddu |
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 Siamo
arrivati all’ultima domenica di Agosto nel paesino dei Nebrodi, dove
abitavano le famiglie do’ zu Carmine e del suo compare ‘Gnaziu, con i
loro cari "amici" a quattro zampe, Ciccineddu e Titina.
Quella domenica ‘u zu Carmine aveva invitato ‘Gnaziu e sua moglie a
pranzare insieme, per passare una giornata in lieta compagnia. E così
avvenne che ‘Gnaziu, sua moglie Santa e Titina, la loro piccola
cagnola, nella tarda mattinata del giorno di festa si partirono dalla
loro abitazione per avviarsi verso la casa do’ zu Carmine. Titina, la
cagnola, era la più contenta e lo dimostrava in modo plateale,
abbaiando festosa per tutto il tragitto, mentre ‘Gnaziu e sua moglie la
guardavano soddisfatti. Arrivati da Ciccineddu, Titina “manifestò”
tutta la sua gioia, ricambiata dall’asino, con raggiante soddisfazione,
da un lungo raglio d’approvazione!
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Yayin, lo schiavo del basilisco. la storia d’un uomo in preda all’alcol |
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 Ho conosciuto
Yayin nell’estate del 1995, quel giorno, mentre prendevo servizio, lo
trovai nel mio reparto. Era dai modi gentili, cerimonioso, e stava
sempre sulle "sue". Era stato ricoverato per "etilismo cronico", ma in
quella settimana ebbe un comportamento adeguato, quasi normale, ed ebbi
anche modo di appurare che aveva una preparazione scolastica e
culturale "fuori dalla norma". Mi disse di essere laureato in Diritto,
che sapeva parlare correttamente ben quattro lingue. Diventammo amici,
tra noi due si instaurò un rapporto che travalicava l’ambito
ospedaliero, parlavamo spesso di filosofia, di poesia, per ogni
argomento aveva sempre una buona preparazione. Yayin era di nazionalità
tedesca, dopo aver completato gli studi ebbe delle disavventure che lo
portarono ad abbandonare il suo paese e la sua famiglia, e da quel
momento diventò un perfetto ...
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: La casa dalla porta che non sorride, ‘u pisolu nun ridi chiù |
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 C’era una
volta in un paesino dell’interno della Sicilia, nella zona dei Nebrodi,
una cagnetta di nome Titina che era la preferita del suo padrone,
‘Gnaziu, che "nutriva" per lei una predilezione tutta particolare,
soprattutto, al tempo dell’apertura della caccia, quando se la portava
dappresso e le "dava tante soddisfazioni", perché fiutava la selvaggina
e si appostava nei pressi delle tane pronta a colpire la preda. La
piccola cagnetta era accudita in maniera esemplare nell’abitazione del
suo padrone, e anche quando ‘Gnaziu non si trovava in casa, alla
"cagnola" ci pensava la moglie, Santa. Così la cagnetta cresceva "alla
grande" e già il suo padrone "pregustava", con il pensiero, le battute
di caccia (‘i nisciuti), con Titina.
Ogni mattina, appena aperta la porta, Titina usciva e si faceva il giro
nella strada, faceva i suoi bisogni, abbaiava festosa sia alla padrona
che ai vicini di casa. Non si allontanava molto, stava sempre vicino
alla porta di casa, ma, con il passare del tempo, ...
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Il rumore del silenzio |
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 Correvo,
eppure il silenzio della notte mi attanagliava, quel silenzio, che
avvolgeva il paese dormiente, era per me pauroso. Le stradine,
illuminate da tenue luce di lampioni, che agli occhi di giovani
innamorati potevano sembrare un romantico contorno, diventavano
spettrali, proprio come i personaggi dei racconti di mia madre o della
nonna.
Ogni casa del paese aveva una storia fantastica e piena di mistero,
inventata dai grandi per farci paura.
Ed ancora adesso, che sono grande, non capisco perché gli adulti ci
ossessionavano con quelle storie. Forse così si sentivano potenti o
forse li divertiva incuriosire e, allo stesso tempo, vedere il terrore
nei nostri giovani volti. Quella notte, mio malgrado, dovevo affrontare
da sola tutte quelle paure messe insieme!
Ins. Natalia
Rizza
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Vi racconto ...: ‘U zu Carmine e Ciccineddu alla trebbiatura |
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 E venne il tempo di
trebbiare il grano di contrada “Vaccaro”, ed i “due compari”, ‘u zu
Carmine e Ciccineddu, partirono, allegramente,… per la faticosa
impresa. ‘U zu Carmine era contento del suo lavoro, ed anche il suo
giovane asino, Ciccineddu, si sentiva soddisfatto per aver trasportato
nell’aia il grano “bellè”, pronto per essere trebbiato. Dopo il lavoro
di mietitura, in contrada Vaccaro, ‘u zu Carmine appurò che i covoni di
grano (i ‘regni) erano pronti per la trebbiatura, e così, di buon
mattino, si recò sul posto, mise il basto (‘u varduni) a Ciccineddu,
poi vi appoggiò “a scaledda”, ed aiutato da suo figlio Gaetano, caricò
le fasce di spighe in groppa a Ciccineddu, due per ogni lato, per
trasportarli (carriarli) presso l’aia (‘a pisera) che si trovava nei
pressi del cimitero.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: U zu Carmine e Ciccineddu alla mietitura |
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 E venne il giorno
della mietitura, e ‘u zu Carmine con il suo caro amico, il giovane
asino Ciccineddu, si recarono in contrada “Vaccaro” per mietere il
grano che, maturo al punto giusto, “aspettava”, quasi con impaziente,…
il lieto fine!
La contrada Vaccaro si trova poco distante il cimitero del paesino dei
Nebrodi, e quella mattina ‘u zu Carmine, prima preparò Ciccineddu,
mettendogli il basto ed il serraglio, poi predispose il necessario per
mangiare, una bottiglia di vino e un contenitore per l’acqua (‘u
bùmmulu) e, infine, si avviò verso la campagna. Arrivato vicino al
cimitero, dove vi era la biviratura con una fontana d’acqua che serviva
per far bere gli animali, ...
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: L’Isola dei Sentimenti |
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 C’era una
volta un’isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli
uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il sapere… e così come tutti gli
altri, incluso l’Amore. Un giorno venne annunciato ai sentimenti che
l’isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e
partirono, solo l’Amore volle aspettare fino all’ultimo momento. Quando
l’isola fu sul punto di sprofondare, l’Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all’Amore su una barca lussuosissima, e
l’Amore le disse: “Ricchezza, mi puoi portare con te?”. “Non posso, c’è
molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te”. L’Amore,
allora, decise di chiedere all’Orgoglio che stava passando su un
magnifico vascello: “Orgoglio, ti prego, mi puoi portare con te?”.
Sant’Agostino
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Vi racconto ...: Il nuovo appezzamento di terra |
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 Tutte le volte che
‘u zu Carmine passava da lì, per andare alle “Ciappe”, trovava sempre
il modo per guardare i terreni che erano proprio all’uscita del paese,
vicino alla “biviratura”, dove gran parte dei cittadini del paesino
nebroideo andavano ad attingere l’acqua fresca “da funtana” che,
secondo loro, aveva un effetto curativo.
Pure ‘u zu Carmine apprezzava quella fonte, ed assieme a lui,
Ciccineddu, il suo giovane asino, provava piacere quando si dissetava
in nelle “chiare e fresche acque”. Proprio sotto ‘a biviratura,
sorgevano degli appezzamenti di terra ben coltivati.
‘U zu Carmine ci passava spesso, in quanto, vicino, vi era la
“trazzera” che conduceva alle lontane terre delle “Ciappe” e sapeva che
in mezzo a quei terreni vi era ...
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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Vi racconto ...: Il ritiro del padrone ed il suo asino |
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 Era
sopraggiunta la primavera anche nel paesino dei Nebrodi, dove abitava
‘u zu Carmine con la sua famiglia. Nella stalla, a riposare, vi era il
suo più grande amico, il giovane asino, Ciccineddu, che frugava dalla
mangiatoia il pugno di fave che il suo padrone gli aveva lasciato e
lui, riconoscente, li mangiava con tanto gusto. La primavera era la
stagione che ‘u zu Carmine e Ciccineddu preferivano. Da poco era finito
l’inverno e già incominciavano le giornate piene di sole, ma non vi era
ancora il caldo “affannoso” dell’estate.
‘U zu Carmine sentiva il desiderio di avere delle giornate tutte per
sé, e, naturalmente, in queste “giornate desiderate” vi era incluso
Ciccineddu, il suo giovane e fedele asino.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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