Bisogna ricordare ai
giovani, (e pure ai docenti?) che spesso le ragioni della storia,
quelle biografiche poetiche estetiche sociologiche economiche
politiche, ecc. ecc. non sono poi tanto indispensabili per gustare
semplicemente le bellezze di un testo poetico; e ciò, per il semplice
motivo che tutte quelle ragioni non coincidono molto spesso con le
istanze e le ragioni ideali più profonde del nostro essere umano. In
effetto, non sono i quadri storici di riferimento, non è la storia
della letteratura, né tanto meno la storia tout court, che possa
stabilire e ordinare ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, ciò che è
bello e ciò che è brutto, ciò che è da condannare o da assolvere, ciò
che va accettato e ciò che va rifiutato, ciò che è degno di essere
ricordato o no, ecc. cc.; dare ragione dei fatti, non significa dare
ragione ai fatti! Da questa corrosiva mentalità storicistica, oggi la scuola ha l’obbligo morale, oltre che didattico-istituzionale, di liberare i giovani; essa deve insegnare ad avere il coraggio di sapere esprimere giudizi di valore, di sapersi accostare con autonoma umiltà ai poeti, senza eccessive mediazioni allotrie.
La lettura dei testi deve servire a dare ascolto alle esigenze esistenziali dei giovani , ad arricchire il loro mondo interiore, la loro creatività e progettualità.
Nuccio Palumbo

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