
Il problema è che in Italia non siamo indietro solo sulle conoscenze economico-finanziarie ma anche e soprattutto riguardo alla strategie nazionali da adottare. Del resto, basti pensare al fatto che la Geografia Economica nella scuola superiore italiana pochi anni fa è stata ulteriormente ridimensionata ed oggi è insegnata solo nel primo biennio (?!) dei soli istituti tecnici commerciali!
Nulla peraltro fa presagire miglioramenti analizzando la recente legge sulla "Buona Scuola" nonostante le reiterate e numerose proposte inviate al Ministro.
E' pensabile, in una delle più grandi economie mondiali costellata per giunta da frequenti e drammatici scandali finanziari, prescindere da una disciplina di importanza strategica, essenziale a comprendere i processi economici in economie aperte, a conoscere risorse e flussi economici, a comprendere le dinamiche dello sviluppo, ed indispensabile quando si vogliano comprendere la genesi e la propagazione di crisi valutarie, finanziarie, economiche, come quella che stiamo vivendo?
Vogliamo o no dei futuri cittadini che siano in grado di leggere quanto accade nell'economia e nella finanza e quindi difendersi dai rischi della vita reale oppure preferiamo un "parco buoi" molto più congeniale a spregiudicati speculatori che vogliono ingannarlo?
Un primo segnale che il Ministero dell'Istruzione potrebbe dare per porre fine a questa grave e anacronistica lacuna sarebbe quindi quello dell'introduzione e valorizzazione della Geografia Economica, intesa come un essenziale sapere di base, in tutti gli indirizzi di studio.
Sarebbe finalmente una svolta strategica.
prof. Riccardo Canesi - Coordinamento Nazionale SOS Geografia
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