
La legge dice che si tratta di "attività ordinaria d'Istituto", ma l'incombenza di svolgere gli adempimenti connessi (diversi dalla distribuzione ai ragazzi e dalla correzione) dovrebbe essere dei dipendenti dell'Invalsi, i cui gestori pur sparlando di valutazione dei docenti e delle scuole danno il cattivo esempio, visto che il lavoro che tocca alla loro istituzione viene coattivamente scaricato su gente costretta a farlo per evitare gravi ritorsioni. Parlano di merito, eppure si fregiano del poco lusinghiero gradimento che i politici mostrano, chissà perché, nei loro confronti. Sotto minaccia di provvedimenti disciplinari, i professionisti sono costretti a lavorare per l'Invalsi che si occupa di statistiche e ricerche, senza esserne dipendenti e senza aver stipulato con esso alcun un contratto di collaborazione. Prima e dopo che i quiz a crocette vengono propinati agli alunni, i docenti (quasi sempre sotto la minaccia vera e propria di provvedimenti disciplinari di ritorsione nei loro confronti) vengono gravati da una serie di incombenze che riguardano l'Invalsi, ma ribellarsi significa affrontare contenziosi con un'Amministrazione che appoggia questa barbarie comportamentale e pagare gli avvocati, cosa che per molti padri e madri di famiglia è impossibile. Qui a Parma, per quello che possiamo continueremo a denunciare questa vergogna, continueremo a pretendere che almeno ci paghino.
Salvatore Pizzo, coordinatore Federazione Gilda Unams Parma
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