
Non lo rammarica essere rincantucciato nella sua cuccia –stanzino 2x2 purchè possa di tanto in tanto sporgere il muso dal baffo retrattile, a mo di antenna, per percepire gli umori della giornata. Non gli procura ambascia l’andar dappresso a chi dà i numeri, anzi gli giova persino… dal momento che all’uscita della scuola potrà dichiarare raggiante al più vicino sportello del lotto: “presto! Tutti i numeri del preside, per favore, per tutte le ruote!” sicuro di vincere magari un bel gruzzoletto. E d è sempre lui, quando all’ora di pranzo mentre ti accingi a consumare il meritato boccone, squilla prorompente il telefono che te lo fa andare di traverso : “pronto, chi è?” Egli! Mus muris… pronto a darti le più farneticanti notizie dell’ultima ora o a farsi messaggero delle rotture dirigenziali. E forse addirittura se ne compiace delle disgrazie altrui, o presunte tali, visto che ben riesce a dissimulare il ghigno il provvido telefono. Perché, anch’egli, come il dirigente scolastico, discende forse da antica dinastia tribale in cui è d’inveterato uso il calumet della pace ( o della discordia a secondo dei casi..) nonché i segnali di fumo, o il tam tam dei tamburi modernamente sostituiti dalle comunicazioni telefoniche che a pensarci bene nella loro essenza simbolica conservano ancora il retaggio tribale e specie da quando, per funesto analfabetismo di ritorno, la civiltà della scrittura è andata ormai del tutto perduta.
In tutto e per tutto egli è legato da un invisibile filo rosso al suo dirigente scolastico, a tutte le ore del giorno, e persino della notte quando entrambi, all’unisono, con incredibile sincronismo, prima di addormentarsi, adagiano placidamente come reliquie sui rispettivi comodini le loro sgangherate dentiere.
Tecla Squillaci
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