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Didattica: Riconoscere e certificare le competenze / 4

Redazione
Il diritto al riconoscimento delle competenze
Il riconoscimento delle competenze è " il procedimento attraverso cui un soggetto riconosce ad una persona il possesso di determinate conoscenze,competenze, qualifiche che la persona spenderà presso il soggetto che le ha riconosciute"(ISFOL). Le competenze certificate sono riconosciute quando si ottiene un credito formativo o un passaggio di qualifica. Il credito è il valore attribuito alle competenze comunque acquisite e che puo' essere riconosciuto nell'ambito di un diverso percorso di formazione e/o di lavoro. Perchè un credito sia tale, è necessario che ci sia un'autorità che lo riconosca o che obblighi a riconoscerlo, sulla base di accordi e di standard pre-definiti, gli attori di una relazione istituzionale nel campo dell'istruzione e della formazione e del lavoro.

Nel sistema formativo integrato il riconoscimento del credito evoca una particolare forma di cessione di sovranità da parte di un'istituzione formativa nei confronti di un'altra con la quale entra in una relazione di reciprocità, perchè ne accetta come valida la certificazione degli apprendimenti :operazione che ha un senso alla luce del principio di presa in carico cooperativa e continuativa del processo formativo di una persona. (D. Nicoli). Quando si riconosce un credito si sancisce la validità della formazione impartita all'allievo da altri organismi o dell'esperienza maturata in un ambiente di lavoro. L'operazione di riconoscimento è fondata sul bilancio di competenze che deve prevedere l'analisi dei materiali di valutazione e della documentazione in possesso di chi chiede il riconoscimento.

In Italia con l'accordo Regioni e Sindacati Confederali del 2002, che segue l'Accordo Stato-Regioni del 18 febbraio 2000, in cui venne definito il Libretto Formativo del Cittadino,si comincia a entrare nel merito del diritto degli studenti e dei lavoratori al riconoscimento delle competenze acquisite nei diversi contesti di studio e di lavoro, come prerequisito del diritto alla formazione permanente. Il Libretto Formativo del Cittadino nasce in Italia come strumento istituzionale finalizzato ad agevolare la messa in trasparenza e la possibilità di documentare le competenze comunque e ovunque acquisite. Il suo modello è stato approvato col Decreto Interministeriale del 10/10/2005. Viene gestito e rilasciato a cura delle Regioni e delle Province Autonome nell'ambito della loro esclusiva competenza in materia di formazione professionale. E' stato per ora introdotto solo in alcune regioni.

Il Libretto Formativo del Cittadino non sostituisce il titolo di studio; si propone di accompagnare le persone in tutto l'arco delle loro esperienze formative e lavorative in coerenza col il principio del Lifelong Learning. Si pone come strumento di documentazione trasparente e formalizzata di dati, informazioni, certificazioni utilizzabili dalla persona nel suo percorso di apprendimento, crescita e mobilità professionale"Puo' essere considerato il correspettivo italiano di Europass"(D. Nicoli). Il tema del riconoscimento dei risultati d'apprendimento come credito formativo rappresenta una sfida non solo sul piano tecnico, ma anche sul piano politico-sociale,perchè si tratta di affermare e sostenere la centralità di ogni singola persona nei suoi processi personali di sviluppo. In questa visione, esplicitata con grande chiarezza nella Raccomandazione ECVET, il credito(risultato di apprendimento) diventa valore dell'individuo utilizzabile secondo le sue necessità e aspettative per realizzare in pieno il diritto di scelta del proprio progetto di vita.

I vantaggi del riconoscimento delle competenze
Ricercatori di riconosciuta professionalità, riviste specializzate e centri studi versati sulle attuali problematiche del lavoro, in vari modi e con ragionamenti che sembrano plausibili e fondati, parlano delle opportunità e dei vantaggi che deriverebbero da un consolidato sistema di certificazione e di riconoscimento delle competenze. Probabilmente sarà la novità della questione a suscitare più di una perplessità; non si puo' negare, tuttavia, che la fondatezza di questi ragionamenti derivi dalla convinzione che il mercato del lavoro, in cui spiccano i fenomeni della globalizzazione, della delocalizzazione e delle tecnologie che creano disoccupazione, debba restare per lungo tempo nelle condizioni attuali,che disegnano per moltitudini di persone solo un destino di precarietà, presentato e scritto nelle forme educate della mobilità e della flessibilità. Francamente c'è dell'enfasi nella fraseologia sulla certificazione delle competenze (D. Nicoli) e con questa si tende a nascondere sia la gravità dei problemi del lavoro, sia l' abdicazione da parte delle istituzioni alle responsabilità, che invece vengono addossate alla singola persona,lasciata pressochè sola nel compito di adeguamento ai tempi e al mondo che cambia. In altre parole per le persone il riconoscimento di tutto quanto si è riusciti ad apprendere è soltanto un piccolissimo aiuto in un mondo in cui è difficile orientarsi. Ciò nondimeno per un dovere di informazione parlerò dei vantaggi possibili del riconoscimento delle competenze ,riferendo quanto hanno detto studiosi come la Di Francesco e il Bresciani.

Il riconoscimento delle competenze apporterebbe vantaggi all'individuo, alle istituzioni formative, alle imprese, ai servizi per l'impiego, alla società nel suo complesso.

1) Vantaggi per l'individuo
L'individuo ha la possibilità di valorizzare le proprie esperienze ricomponendole, anche ai fini della propria posizione economica, in un percorso dotato di senso con l'opportunità di ri-motivarsi e di ri-orientarsi per altre scelte di vita e professionali,di sviluppare ulteriori competenze (con la metacognizione); di individuare i propri punti di forza e i propri elementi di criticità; di abbreviare il percorso per il raggiungimento di titoli formali; di costruirsi un'identità per il mercato del lavoro. Per P. G. Bresciani certificazione e riconoscimento delle competenze sono antidoto alla frammentazione delle nuove forme di lavoro,grazie alla capitalizzazione, alla messa in valore e alla ricostruzione di senso che essi consentono sul piano sociale e su quello personale.

2) Vantaggi per le istituzioni formative
Le istituzioni formative hanno la possibilità di valutare l'efficacia della propria attività e dell'offerta formativa; di conoscere meglio la propria utenza; di personalizzare gli interventi e di riconoscere crediti in ingresso e in uscita; di favorire i rientri in formazione dei drop-outs anche mediante la valorizzazione dell'esperienza; di articolare un linguaggio comune alle aziende(Bresciani-Di Francesco).

3) Vantaggi per le imprese
Le imprese hanno la possibilità di conoscere meglio i giovani in ingresso ; di praticare un linguaggio inter-operabile con i sistemi di istruzione, di formazione e con i servizi per l'impiego; di disporre di un'offerta formativa esterna più trasparente, più leggibile, più finalizzata; di sviluppare la consapevolezza delle proprie implicite competenze formative; di costruire percorsi di carriera più personalizzati. (Di Francesco-Bresciani).

4) Vantaggi per i servizi per l'impiego
I servizi per l'impiego hanno la possibilità di inserire nelle proprie banche dati profili individuali attendibili e leggibili (competenze certificate e non titoli di studio; di favorire la mobilità sociale; di costruire percorsi di inserimento, reinserimento, outplacement più efficaci; di integrare le politiche di sostegno alle fasce deboli e a rischio.

5) Vantaggi per la società
La società ha la possibilità di integrare il sistema di istruzione, della formazione, e del lavoro; di disporre di maggiore flessibilità e mobilità sociale; di migliorare l'allocazione delle risorse umane, di valorizzare il capitale umano delle persone, di garantire maggiore equità; di dare il giusto riconoscimento al merito, di vedere superati gli stereotipi legati allo statuto dell'apprendimento non formale e informale rispetto a quello formale.

Conclusioni
Il sistema nazionale di certificazione, come è stato detto nasce per esigenze del mercato del lavoro ed inevitabilmente non può non avere delle ricadute nel sistema formativo. In questo mondo fa fatica ad affermarsi, perché il sistema delle competenze, di chiara origine europea, è distante dalle tradizioni culturali e dalle pratiche pedagogiche del nostro contesto nazionale. Si ha timore che il linguaggio delle competenze impoverisca quello di riferimento praticato a scuola e in uso personale, che attenui lo slancio educativo piuttosto che rinnovarlo; vi si può leggere un riflesso di anti-accademismo di successo, molto in auge nelle istituzioni.
L'elemento critico è la presenza dominante delle prestazioni, delle metodologie tecniche e l'assenza delle persone, cioè della dimensione educativa. Ed è per questo che viene sentito come un rischio e non come una interessante opportunità.

Raimondo Giunta








Postato il Martedì, 16 maggio 2017 ore 08:00:00 CEST di Nuccio Palumbo
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