Primo giorno di scuola. Uno di quei giorni, che non si amano per se
stessi, ma per lattesa che in un modo o in un altro li prepara. Perchč
carico della speranza che unestate possa aver cambiato tutto.
Professori, alunni, aule.
Per i promossi, per i bocciati, per i creditori e i debitori.
Per non tradire le speranze di otto milioni di alunni, con gli zaini
carichi di storie e pensieri. Non bastano le lavagne
elettroniche, gli ipad a buonmercato, la scuola dei pof con effetti
speciali. Bisognerebbe tornare alle piccole cose, ai bisogni, alle
persone. Alla humanitas dell'educare. Non č questione di
ri-forma, di assi culturali, di Ocse e quizzoni ma, di ri-forma mentis.
Un ritorno all'edu-CARE, un ritorno alla pedagogia. Ogni uomo preposto
a guidarne un altro, che lo voglia o no, lo educa. Se pretende solo di
istruirlo, lo educherą lo stesso, allirrealtą, alla noia,
all'ipocrisia... '
''Non vasi da riempire ma fiaccole da accendere''
Non si puņ non educare se si sta in un alula
cinquepercinquemetriquadrati, per cinque ore al giorno. Bisogna tornare
alla geografia umana, all'esplorazione dal piccolo al grande, dal
quartiere al mondo. Educare č introdurre alla realtą e solo chi entra
in contatto con la realtą entra in contatto con se stesso. In-segnare
mappe per cosmografie interiori. Partendo ognuno dalla propria
disciplina, dal proprio sapere che generosamente offrirą a chi gli sta
di fronte. Affinchč programmi, programmazioni e consigli di
classe siano fatti per insegnare, non per annoiare,non per spendere il
fondo d'istituto, per il raggiungimento degli ''obiettivi minimi
prefissati'' per i debiti, per i crediti.
Le carte, la burocrazia, i riti collegiali, siano il riflesso di
una azione educativa che dalle elementari alle superiori, per 13 anni
possa insegnare come amare la vita, la bellezza, il mondo.
In questo primo giorno di scuola, carte, registri, pof e ri-pof, siano
messi da parte, invece, portiamo con noi l'entusiasmo e il libro che
abbiamo amato di pił e, leggiamo ai nostri ragazzi, la pagina che ci ha
cambiato la vita.
Che sia un buon inizio per tutti gli ottomilioni di alunni, per i
settecentocinquantamila insegnanti (precari e non), per i bidelli, per
i presidi, per i genitori che attenderanno al cancello. Perchč possa
essere un giorno vero, fatto di ritorni, scoperte, in-contri.
Senza malumori.
Senza burocrazie.
Senza finzione.
Poi domani, sarą domani.
Giusi Rasą

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