Una buona scuola
ha bisogno di presidi selezionati con cura, che dimostrino di disporre
al tempo stesso di esperienza diretta e approfondita dei processi
educativi, ma anche delle competenze necessarie per gestire una
organizzazione complessa.
Dobbiamo mettere la scuola nelle condizioni di cambiare rotta. Per
farlo, il timoniere è essenziale: al dirigente scolastico va data la
possibilità di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola,
di guidare il piano di miglioramento, di concordare le sfide con il
territorio e con gli altri attori sociali dell’area vasta che sostiene
l’istituto.
II presidi sono oggi troppo spesso impegnati a decodificare le
circolari ministeriali anziché occuparsi di coordinare la progettazione
educativa, governare l’istituto con attenzione e interessarsi agli
stimoli che provengono dall’esterno. I dirigenti hanno la titolarità
delle relazioni sindacali, la rappresentanza legale, sono datori di
lavoro e stazione appaltante. Sono responsabili di (quasi) tutto; ma
non hanno nelle loro mani le leve di governo per assumere al meglio
tali responsabilità. Perché ciò avvenga è necessario in primo luogo
definire meglio il profilo professionale del dirigente scolastico,
individuare meccanismi di reclutamento che assicurino la massima
preparazione professionale e realizzare un sistema per la loro la
valutazione. Abbiamo bisogno di garantire ad ogni scuola
professionalità solide e competenti a cui affidare il cambiamento.
Inoltre, pur mantenendo e rafforzando le indiscutibili competenze
“gestionali” necessarie per promuovere l’efficienza di
un’organizzazione complessa, serve puntare sullo sviluppo di competenze
professionali. connesse alla promozione della didattica e della
qualificazione dell’offerta formativa.
Il dirigente scolastico ha poi bisogno di una squadra intorno a lui, a
partire dalla collaborazione stretta e produttiva del Direttore Servizi
Generali e Amministrativi, suo braccio esecutivo per la parte di
gestione contabile e sentinella del corretto e fluido funzionamento
della macchina burocratica.
Reclutamento dei presidi: un nuovo corso - concorso della scuola
nazionale dell´amministrazione. ora basta REGGENZE!
Una buona scuola ha bisogno di presidi selezionati con cura, che
dimostrino di disporre al tempo stessa di esperienza diretta e
approfondita dei processi educativi, ma anche delle competenze
necessarie per gestire una organizzazione complessa. Per l’ultimo
concorso, ci sono stati contenziosi e ricorsi in quasi metà delle
regioni italiane; tanto che in quattro regioni si è arrivati
all’annullamento delle graduatorie con un coinvolgimento del 30% dei
candidati rispetto al numero complessivo dei posti banditi. Dopo anni
in cui la selezione dei presidi è stata affidata a concorsi regionali
che hanno mostrato tutti i loro limiti, è stato deciso di recente di
prevedere che la selezione di chi sarà chiamato a guidare una scuola
venga fatta tramite il corsoconcorso della Scuola Nazionale
dell’Amministrazione, ossia dalla stessa istituzione che seleziona e
forma tutti i dirigenti dello Stato. È una novità importante, dal
momento che anche i presidi sono prima di tutto dirigenti. E il recente
Decreto Legge 58/214 consentirà adesso di bandire il primo
corsoconcorso entro la fine dell’anno, invece di dover aspettare
l’assunzione dell’ultimo idoneo nell’ultima regione d’Italia, cosa che
avrebbe richiesto diversi anni di mancata attuazione della nuova
procedura, ritardando drammaticamente i tempi per dotare le scuole
italiane dei presidi che ancora mancheranno all’appello, nonostante sia
stata di recente ottenuta, per l’anno scolastico 2014-2015, la nomina
in ruolo di 620 dirigenti scolastici, pari a circa il 60% di tutte le
reggenze che si sarebbero altrimenti avute sui posti vacanti e
disponibili (la percentuale scende infatti al 34% se consideriamo anche
le reggenze dovute a scuole sottodimensionate e a posti solo
disponibili ma non vacanti, ad es. perché il titolare è in aspettativa
o comandato altrove).
Il corso-concorso è una novità che deve essere attuata con saggezza e
lungimiranza, partendo dalla specificità dei compiti che i nuovi
presidi saranno chiamati a svolgere, e quindi – sia per la selezione
(concorso) che per la successiva formazione (corso) – che tenga conto
di cosa vuol dire governare una scuola e sviluppare un progetto
formativo.
Il design delle prove concorsuali, così come delle lezioni che i
vincitori frequenteranno prima di entrare in servizio, sarà fatto a
partire dall’esperienza di dirigenti scolastici e docenti, e non solo
sulla base dell’esperienza dell’amministrazione centrale dello Stato.
La figura dell’ispettore (Dirigente Tecnico), ruolo fondamentale, va
poi rafforzata, prevedendo che vi si potrà accedere da dirigente
scolastico come sviluppo di carriera. Il meccanismo di reclutamento di
questa figura avviene per chiamata su progetto e competenze
documentabili; il sistema ha base nazionale, e prevede la
valorizzazione della professionalità maturata in servizio e rilevabile
anche attraverso la valutazione. Inoltre, ogni scuola potrà dotarsi di
alcune figure di base reclutate attraverso un processo
iper-semplificato (ad es. esperto di valutazione, esperto in Bisogni
Educativi Speciali). Chiaramente, le scuole potranno condividere in
rete queste diverse professionalità.
Per innescare processi di miglioramento e attrarre docenti entusiasti e
motivati dalle prospettive di carriera è inoltre necessario stabilire
un serio sistema di incentivi di natura reputazionale ma anche
economica.
Una valutazione seria consente anche di fare in modo che i docenti con
più energie e abilità si dedichino al rafforzamento della comunità
scolastica e siano debitamente premiati. In questo processo, al docente
“mentor” spetterà anzitutto la formazione tra pari e la supervisione
sui tirocinanti (vedi Capitolo 1). Egli sarà anche membro dei nuclei di
valutazione delle scuole.
La rinnovata definizione dei poteri e delle responsabilità del
dirigente scolastico va bilanciata da un nuovo protagonismo dei docenti
e da un maggiore coinvolgimento dei genitori, degli studenti e del
territorio di riferimento.
La governance interna della scuola va ripensata: collegialità non può
più essere sinonimo di immobilismo, di veto, di impossibilità di
decidere alcunché. Vanno ridisegnati al meglio gli organi collegiali
della scuola, distinguendo tra potere di indirizzo e potere di
gestione. Il Consiglio dell’Istituzione scolastica diventerà il
titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione; il
Collegio docenti avrà l’esclusiva della programmazione didattica; e il
Dirigente scolastico sarà pienamente responsabile della gestione
generale (coadiuvato dal Direttore Servizi Generali e Amministrativi) e
alla realizzazione del progetto di miglioramento definito sulla base
della valutazione. Nel concreto, i nuovi organi di governo della scuola
potrebbero essere:
il consiglio dell’Istituzione scolastica;
il dirigente scolastico;
il consiglio dei docenti;
il nucleo di valutazione.
Naturalmente, accanto a questi organi fondamentali, le scuole in
autonomia promuoveranno altre forme di rappresentanza significativa per
definire e qualificare una buona governance con attenzione alle proprie
specificità.