Osserva,
acutamente, l’attore e scrittore, Ascanio Celestini,
“esiste una maniera per arrivare dù
ore prima a Lione: partire dù ore prima da Lione!”. Anche i
neutrini l’hanno capito:
andare troppo veloce, a volte, non conviene. Già non conviene andare in
due ore da Torino a Lione, figuriamoci più veloce della luce. Tuttavia
pare che, ad alcuni, questo concetto non sia del tutto chiaro. Non
l’hanno capito tanti faccendieri, politicanti e appaltatori, impazienti
di bucare al più presto valli e montagne, per permettere a impazienti
treni di trasportare fantomatiche merci che hanno tanta fretta di
giungere precipitosamente nelle nostre case, per essere velocemente
consumate e celermente buttate nella spazzatura. D’altronde, viviamo in
mondo “fast”! Bisogna correre, dobbiamo produrre più di quanto
consumiamo, e consumare più di quanto desideriamo; perché il tempo è
denaro e non bisogna assolutamente sprecarlo. A meno che non lo
facciamo per spendere. Noi crediamo, invece, che il tempo sia la cosa
più preziosa di cui disponiamo, e proprio per questo pensiamo vada
vissuto pienamente, senza fretta. Noi siamo quelli che preferiscono
avere sulla tavola prodotti più “lenti”, e più freschi, se vengono da
più vicino, siamo quelli che non hanno tutta questa impellenza di fare
il… “giro del mondo in ottanta giorni”, che non credono che la qualità
di uno studente si misuri da quante “pillole” di sapere riesce ad
assumere nel minor tempo possibile, e che sono disposti a ricevere con
un po’ di ritardo i cavoletti di Lione se questo significa evitare la
devastazione sociale e ambientale di una bellissima valle. In questo
nostro difficile tempo, dominato dal dubbio e dell’inganno, dire la
verità è un atto rivoluzionario, ed anche la poesia è rivoluzione.
Perché solo la poesia può salvare il mondo. E con una poesia, “l’Elogio
della Lentezza”, scritta da Roberto Roversi in occasione della Giornata
Mondiale della Lentezza, sigillo
queste brevi riflessioni sulla lentezza… umana! Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
Non correre. Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto
Roversi

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