Sale l'offerta di posti di lavoro nelle imprese con almeno dieci
dipendenti dell'industria e dei servizi privati, esclusi quelli sociali
e personali. Secondo le rilevazioni Istat, nel secondo trimestre di
quest'anno il tasso di posti vacanti sul totale dell'industria e dei
servizi risulta pari allo 0,7%, lo 0,2% in più rispetto al secondo
trimestre del 2009. I posti vacanti sono passati da 39mila a 55mila.
Per "posti di lavoro vacanti" nell'interpretazione di Istat si
intendono quei posti retribuiti che siano nuovi, liberi o in procinto
di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un
candidato idoneo al di fuori dell'impresa e sia disposto a fare sforzi
ulteriori per trovarlo.
Il dato appare sorprendente per più motivi: da un lato, è positivo che
cresca l'offerta di posti di lavoro; dall'altro, è singolare che con un
tasso di disoccupazione all'8,5%, e un giovane disoccupato su tre, i
posti vacanti non vengano subito occupati. A meno che non ci sia un
problema di mismatch, cioè un disallineamento tra skill domandate e
offerte nel mercato del lavoro.
Secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, l'indagine Istat sui
posti vacanti nell'industria e nei servizi «conferma l'analoga indagine
Excelsior che segnala un significativo disallineamento tra lavori
cercati e non trovati dalle imprese e competenze disponibili nel
mercato del lavoro». Per Sacconi questa anomalia è il risultato delle
note carenze del sistema educativo e formativo.
Ciro Baldi, curatore della ricerca Istat, sostiene che «dalla
rilevazione emerge chiaramente che nel secondo trimestre la domanda di
lavoro è più elevata rispetto all'analogo periodo. E questo farebbe
pensare a una ripresa economica. Non consigliamo invece di interpretare
tutto in termini di mismatch, anche se è fisiologico registrarne una
certa quota».
Tornando alle stime Istat del secondo trimestre, nell'industria il
tasso di posti vacanti è pari allo 0,5%, superiore di 0,1 punti
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; nei servizi si
attesta allo 0,8%, in aumento di 0,2 punti sempre sul secondo trimestre
del 2009.
In particolare, all'interno dell'industria, su base tendenziale, il
tasso di posti vacanti è aumentato di 0,2% nelle attività
manifatturiere e di 0,1% nelle costruzioni. Nel terziario, i maggiori
aumenti rispetto al secondo trimestre del 2009, +0,4%, riguardano il
commercio e riparazioni e gli altri servizi, che comprendono attività
immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie
di viaggio e servizi di supporto alle imprese. All'opposto, una
diminuzione tendenziale dello 0,2% si è registrata nei servizi di
trasporto e magazzinaggio.
Poi Sacconi conclude: «Perfino nel Mezzogiorno vi sono professionalità
che le imprese cercano ma non trovano o per carenze di mestieri o per
indisponibilità degli italiani. Ciò significa che la prima politica del
lavoro consiste proprio nella riforma della scuola e dell'università e
nel cambiamento radicale delle politiche formative delle Regioni,
troppo spesso fondate su formatori e non sui soggetti da formare».
Per Carlo Dell'Aringa, docente di economia politica all'Università
Cattolica di Milano, «Sacconi fa bene a sottolineare le cose che non
vanno bene. Del resto anche i dati Excelsior evidenziano che almeno il
20/25% delle assunzioni programmate sono di difficile reperimento. Di
chi la colpa? Di un mercato del lavoro che non funziona come dovrebbe,
di scuole professionali inadeguate, di lauree non appetibili e di
scarsa capacità di indirizzo nei confronti dei giovani verso lauree con
maggiori possibilità di occupazione». Secondo il docente un mercato del
lavoro più flesibile agevolerebbe la ricerca di un'occupazione.
Dell'Aringa tuttavia preferisce non drammatizzare il dato sui posti
vacanti. «Si tratta comunque di dati non particolarmente elevati e
comunque accade sempre che accanto ai disoccupati ci siano posti
vacanti. L'importante è che il dato non diventi patologico».
Si sfila dal banco degli imputati il rettore designato del Politecnico
di Milano, Giovanni Azzone: «I nostri ingegneri – dice il rettore –
entro un anno dalla laurea trovano un lavoro nel 95% dei casi. Credo si
tratti di un record. E anche le facoltà di architettura e design hanno
un tasso di occupazione, dopo un anno, compreso tra l'80 e il 90%.
Nonostante questi numeri però non impedirei a un giovane di poter
sognare: perchè impedirgli di scegliere una facoltà che piace anche se
risulta a scarsa occupabilità».
e.scarci@ilsole24ore.com