Le dinamiche di
trasformazione della nostra epoca sono diventate sempre più
rapide e radicali sotto l’incalzare delle nuove tecnologie, tanto
da indurci a rivedere e a ripensare molti dei nostri
atteggiamenti mentali e fattuali nei confronti del mondo e
dell’ambiente in cui viviamo e operiamo. Tramite l’ibridazione con la
tecnologia, solo per fare un esempio, ha finito per cambiare persino la
natura umana; così come, pure i processi di riproduzione, tramite la
genomica. La società, insomma, è diventata sempre più fluida,
sempre in continuo movimento. Chiaro, perciò, che i vecchi paradigmi
conoscitivi e valutativi del passato sono affatto insufficienti e
inadeguati a reggere il passo con i tempi del post-moderno. Il
progresso scientifico e tecnologico, ampliando il ventaglio delle
scelte, offre, oggi, possibilità,( mai prima sospettate e
sospettabili), radicalmente nuove di comunicare, di apprendere, di
insegnare, di fare figli, persino, e di allevarli ed educarli.
Questo è un dato di fatto che nessuno può eludere. Meno che mai la
scuola!
E’ vero, sì, che essa è luogo deputato a trasmettere un sapere
codificato, ma non può certo chiudere gli occhi di fronte alle novità
culturali e all’evoluzione del mondo; essa, come comunità educante, è
obbligata ad interagire con la società di cui fa parte. Ma per farlo
bisogna che ci sia una politica scolastica più attenta e
sensibile ai cambiamenti; una politica che abbia veramente a cuore,
come priorità, quella di investire per ammodernare la cultura dei
nostri giovani studenti.
Le scuole italiane (sono più di 11.000 le istituzioni scolastiche
dotate di autonomia) rappresentano per il nostro paese uno dei luoghi
essenziali per la costruzione del futuro di intere generazioni.
Il recente 'aut-aut‘ lanciato dal Ministro dell'Istruzione Maria Chiara
Carrozza sembra muoversi nella direzione giusta: "O ci sono margini per un reinvestimento
nella scuola pubblica oppure devo smettere di fare il Ministro
dell'Istruzione".
E ancora: “Bisogna puntare su un
investimento nell'edilizia scolastica e sull'assunzione di "un esercito
di nuovi insegnanti", condizioni necessarie per consentire il
miglioramento della qualità del servizio. Dobbiamo lavorare su questo,
altrimenti come facciamo a parlare di crescita?".
Speriamo che alle buone intenzioni del Ministro, seguano i fatti
concreti.
E primo, tra tutti, quello che tolga i tagli alla scuola
pubblica, e pensi all'istruzione come volano principale per il rilancio
dell'Italia nell’ Europa.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com