da " La repubblica "
DI BARBARA ARDÙ
ROMA - La mappa delle assenze dei lavoratori statali è dispiegata nel "Conto
annuale" della Ragioneria generale dello Stato, che contiene tutti i dati
relativi ai dipendenti del pubblico impiego nell'anno 2005. Complessivamente a
parte i 29,16 giorni di ferie che mediamente spettano a ciascun dipendente
pubblico, si aggiungono quasi 19 giorni tra malattia e permessi retribuiti. Ci
sono poi due giorni e mezzo di altre assenze, anche se in questo caso non
retribuite, e i giorni di sciopero, che però complessivamente pesano meno del'1
per cento sulle assenze totali. La media alla fine fa 50,7.
Troppo elevata? "Non mi sembrano dati allarmanti - commenta Michele Gentile,
coordinatore per la funzione del Pubblico impiego della Cgil -. Bisogna vedere
come sono stati calcolati e comunque non mi sembrano nella media se si tiene
conto delle festività soppresse, dei lavoratori che fanno i turni e della
scuola, dove non si lavora 12 mesi l'anno. Se poi ci sono degli abusi sarà bene
che vengano segnalati, ma credo che la Ragioneria avrebbe potuto impiegare
meglio il proprio tempo e i propri soldi".
Il "Conto annuale" ha messo sotto esame i 9.811 enti, dai ministeri, agli
ospedali, alle scuole, agli enti pubblici non economici (Aci, Istat, Cnr, Croce
rossa, Ice, gli enti previdenziali, l'Enea, ecc.). Ed è proprio in queste "provincie"
dello Stato che regna l'assenteismo. Qui in media ogni dipendente s'è assentato
dal lavoro per 69 giorni l'anno (per ferie e malattia soprattutto). Non va
meglio nella sanità, dove i giorni medi di assenza sono stati 58,75. Al di sopra
della media ci sono anche gli enti locali: i lavoratori di Regioni, Province e
Comuni sono stati a casa più di 50 giorni. Se la prendono comoda anche i
dipendenti delle Agenzie fiscali (61,28). Più disciplinati insegnanti e bidelli,
che costituiscono il più grande comparto di occupazione pubblica: in media gli
1,1 milioni di dipendenti non hanno varcato il cancello della scuola 44 giorni
l'anno.
Sul registro delle assenze la presenza delle donne è maggiore. Tra i dipendenti
del pubblico impiego sono più della metà, il 53,6 per cento, ma i loro monte
assenze è pari al 59,5 per cento rispetto a quello complessivo. Se poi si
aggiungono i permessi retribuiti (del tutto legittimi in questo caso perché
legati alla maternità), la percentuale arriva al 73,5 per cento. In pratica le
donne stanno in ufficio meno degli uomini. Ma d'altra parte non sono loro per lo
più ad accudire i figli a casa quando si ammalano? La buona notizia è che
rispetto al 2004, i giorni di assenza nel 2005 sono diminuiti, ma non crollati:
mediamente in ministeri, scuole e Comuni si è lavorato un giorno in più.
(14 gennaio 2007)