Ventitre
ragazzi, tra i 14 e i 17 anni, sono stati rilasciati da gruppi armati a
Bangui lo scorso giovedì, di questi 6 sono ragazze. Sono stati
recuperati da una base militare e portati presso un Centro di transito
e orientamento supportato dall'UNICEF. Molti altri sono stati
identificati per essere rilasciati nei prossimi giorni. Questo rilascio
è il risultato dei negoziati tra i rappresentanti delle Nazioni
Unite e le autorità di transizione per consentire libero accesso a
tutte le basi militari nel paese per fare in modo che i bambini
arruolati tra i ranghi degli Ex-Seleka e le forze nazionali
possano essere rilasciati e accolti dagli operatori (che si occupano di
protezione dei bambini).
La vulnerabilità dei bambini.
"Ulteriori combattimenti nel settembre e nel dicembre 2013 hanno
esposto i bambini ad un maggiore rischio di arruolamento", ha detto
Souleymane Diabaté, Rappresentante UNICEF in Repubblica centrafricana.
"Le violenze e le scarse condizioni di sicurezza rendono i bambini
molto più vulnerabili agli arruolamenti, in particolare se separati
dalle proprie famiglie, sfollati dalle loro case o con accesso limitato
a servizi ed istruzione di base". Le scarse condizioni di sicurezza nel
paese hanno reso estremamente difficile agli operatori umanitari
verificare il numero esatto di bambini arruolati; l'UNICEF stima che
l'attuale numero possa essere di 6.000 bambini.
"Non c'è posto per i piccoli nella
guerra". "Non c'è posto per i bambini nei conflitti armati e noi siamo
fortemente incoraggiati da questa collaborazione con le autorità di
transizione perché i bambini tornino alla loro vita" - ha
aggiunto Diabatè - "A Bangui e in tutto il paese, l'UNICEF sta
lavorando con tutte le parti coinvolte nel conflitto per verificare,
rilasciare e riunificare i bambini con le proprie famiglie. Siamo
incoraggiati da questa collaborazione con le autorità di transizione e
continuiamo a lavorare con tutte le parti per il rilascio di tutti i
bambini senza ritardi". I 23 ragazzi si trovano adesso presso il
Centro di orientamento e di transito supportato dall'UNICEF, dove
possono frequentare le lezioni, avere supporto psicosociale e praticare
sport, mentre le loro famiglie vengono rintracciate e viene organizzato
il loro reintegro nelle comunità di appartenenza.
I soldati ragazzini anche in Sud
Sudan. L'UNICEF ha espresso la sua profonda preoccupazione per l'uso
dei bambini come combattenti nel conflitto armato in corso nel Sud
Sudan. Sia in ambito internazionale che del diritto nazionale, a
nessuna persona sotto i 18 anni dovrebbe essere consentito di prendere
parte ai conflitti armati, sia come membro di un esercito regolare o di
una milizia irregolare. L'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa
dell'infanzia ha ricevuto notizie attendibili sulla partecipazione di
bambini al conflitto in Sud Sudan. L'UNICEF, anche se non è in grado di
confermare il numero preciso dei bambini coinvolti nei combattimenti,
esorta tutte le parti (coinvolte nel conflitto in corso) a non
utilizzare - o permettere di farlo- i bambini nei combattimenti e a
rilasciare immediatamente tutti i minorenni.
Repubblica.it