Il Tirocinio
Formativo Attivo (TFA), nel modo in cui verrà strutturato, sarà un vero
e proprio inganno per tutti, così come è ingannevole il fatto stesso di
annunciarlo continuamente senza poi riuscire a realizzarlo. Le sue
conseguenze negative per il sistema scolastico si avvertiranno negli
anni a venire mentre il disastroso impatto che avrà su tutti i docenti
precari della scuola sarà imminente.
La situazione dell’accesso alla professione docente, già abbastanza
ingarbugliato, sarà infatti arricchito da una nuova categoria di
aspiranti. Si tratterà appunto del cospicuo numero di nuovi abilitati
che, però, non avranno diritto al posto di lavoro, poiché il TFA è
pensato solo per la formazione.
Non si sa, infatti, neanche in quale graduatoria questi dovranno
essere inseriti, in quanto non esiste attualmente un canale di
reclutamento definito per legge.
Avremo così un’altra categoria o sottocategoria di precari.
E’ bene ricordare che esistono oggi in Italia almeno tre categorie di
precari:
1. i precari abilitati, inseriti a pieno titolo
nelle Graduatorie ad Esaurimento,
2. i precari abilitati con corsi straordinari e
abilitazioni europee (fuori da queste Graduatorie),
3. i precari non abilitati.
Domani ad essi si aggiungeranno i precari abilitati con il TFA.
Tutti a litigare per spartirsi le briciole di un lavoro che viene
sbandierato, tolto agli uni e dato agli altri, nella confusione più
generale, a danno della continuità didattica e della qualità
dell’insegnamento.
La scelta di aprire nuovi percorsi di abilitazione in una situazione di
incertezza, senza la definizione completa dell’attività procedurale del
reclutamento del personale docente, è solo una riposta limitata che,
come tutte quelle date riguardo alle questioni del precariato
della scuola, rischia di rivelarsi controproducente dove, in
genere, le legittime aspettative di tutti corrono il serio
pericolo di essere disattese.
Si finisce così per mettere l’uno contro l’altro i lavoratori di uno
dei settori più importanti del Paese, fondamentale per il futuro delle
nuove generazioni.
Non si può infatti rendere sempre più precario il lavoro docente e
pretendere poi di avere in cambio professionalità e passione.
In un momento di crisi economica come quello attuale, la scelta di
investire nel sistema della scuola e della formazione rappresenta un
controsenso rispetto alle scelte operate dal Governo italiano fin’ora
il quale, col pretesto di premiare il merito e razionalizzare il
settore, ha solo tagliato risorse e negato i diritti sia degli
insegnanti che degli alunni.
La ricetta più semplice, a nostro avviso, sarebbe stata la seguente:
1. assorbire il precariato già esistente nelle
GaE,
2. formare e selezionare esclusivamente i
precari non abilitati con lungo servizio di insegnamento, per
valorizzare la loro esperienza e dare finalmente stabilità e dignità a
queste persone,
3. infine, aprire gradualmente nuove
possibilità ai neolaureati nel quadro di una rivisitazione complessiva
del Reclutamento, volta soprattutto a semplificare il sistema.
Sarebbe stato semplice, ma questo Governo preferisce complicare i
problemi invece di risolverli, pur di danneggiare i lavoratori precari,
sfruttandoli solamente, e cedere ad oscure manovre di spartizione di
numeri con i potentati universitari, sbandierandoli falsamente come
futuri posti di lavoro.
Questa è la verità che non può essere smentita e questo è ciò che
devono sapere tutti i giovani che sperano in questo lavoro e che
rischiano di essere, ancora una volta, vergognosamente illusi.
Gruppo facebook: “no ai tfa.
no agli albi regionali. no alla privatizzazione della scuola”.