La promozione dell'azienda
di Collecchio sta girando per tutta Italia. E la disparità di prezzi è
evidente. Per l'azienda è "il normale meccanismo della raccolta punti,
scopriamo l’acqua calda. Non rubiamo niente"
Una stampante-premio da 39 euro per 1.050 litri di latte, un computer
da 899 per altri 10.700. E’ la speciale promozione Parmalat per le
scuole italiane. Avviene attraverso un sistema di raccolta punti che
entra nelle classi attraverso gli insegnanti e finisce direttamente
sulle tavole degli italiani spinti in massa ad acquistare confezioni di
latte di Collecchio per dotare la scuola dei figli di pc e stampanti.
Con la beffa finale che, facendo due conti, spenderanno 26 volte più
del prezzo corrente nei market dell’elettronica.
Succede in mezza Italia e con modalità sbalorditive, come è
accaduto alla scuola elementare Giuseppe Mazzini di Genova dove una
comunicazione del 3 ottobre scorso, a firma di una rappresentante di
classe, informava tutti i genitori che “vista la cronica mancanza di
attrezzature il Consiglio della D.D. Sampierdarena 1 ha deciso di
partecipare alla raccolta premi proposta da Parmalat allo scopo di
dotare ogni plesso di una stampante multifunzione Hp”. Se il messaggio
non fosse chiaro il testo della missiva, su carta intestata della
scuola, prosegue con un perentorio invito: “Ogni classe dovrà
raccogliere circa 200 punti e incollarli nella scheda di raccolta e poi
consegnarli alla mastra Serra Marilisa che si incarica di provvedere
alla spedizione. Si ringrazia per la collaborazione”.
La maggior parte dei genitori ottempera all’invito e si presenta dopo
un mese con le prove d’acquisto esibite sotto forma di scheda
prestampata, con i bollini pazientemente incollati: un punto per ogni
litro di latte fresco. Così l’ambita stampante “Multifunzione HP a
colori a 4 inchiostri con vassoio da 60 fogli e pulsante di
annullamento incorporato” che Parmalat offre in cambio di 1.050 bollini
vale 1.050 euro in confezioni di latte da un litro al posto dei 39 euro
che chiede, ad esempio, un qualsiasi store Mediaworld. Non proprio un
affare. Peggio ancora per il computer Hp TouchSmart 600 che Parmalat
dispensa a fronte di una raccolta punti pari a 10.700 bollini, quando
il costo medio da scaffale non supera i 900 euro. Alla fine il computer
sarà costato ai genitori più di dieci volte il prezzo di mercato e
Parmalat sarà forse l’unica ad aver fatto un affare grazie ad
insegnanti che si improvvisano procacciatori (in)consapevoli, famiglie
che si trasformano in acquirenti cooptati e la scuola che diventa un
grande banco alimentare che scopre il fianco a iniziative commerciali a
tratti spregiudicate pur di avere un pc.
Non tutti però abbassano la testa, comprano latte e incollano bollini.
Maria, della scuola Mazzini, si è trovata la scheda per la raccolta
punti direttamente nel diario della figlia. Poi la lettera a casa,
inviata dalla scuola “a tutti i genitori”, che invita a recarsi al
supermercato e contribuire all’acquisto di latte Parmalat. “Quando l’ho
vista non ci volevo credere”, racconta. “Noi a casa beviamo poco latte
e non compriamo Parmalat. All’inizio ho pensato che l’azienda
intendesse donare alla scuola computer e stampanti come contributo
all’istruzione. Poi ho letto quel “ogni classe dovrà raccogliere 200
punti” e la cosa mi ha davvero colpita come madre e cittadina”. Ma lo
stesso accadeva a maggio in una scuola in provincia di Bergamo. Qui
sono addirittura i genitori a proporre alle insegnanti della primarie
di Sovere di effettuare con gli alunni una raccolta punti dei prodotti
Lactalis/Parmalat al fine di raggiungere la quota necessaria ad
aggiudicarsi un computer. Anche qui, facendo due conti, aggiudicarsi
significa acquistare il computer a un prezzo quasi 30 volte superiore a
quello di mercato.
La raccolta-premi per le scuole è partita a marzo ed è l’ultima di una
serie di operazioni di fidelizzazione della clientela attraverso la
scuola che Parmalat ha messo in campo dal 2008, quando ha creato una
specifica “Educational Division” attivata all’interno della struttura
marketing Italia per “rafforzare il legame con il territorio e dedicata
a tutte le scuole dell’obbligo”. L’intento dichiarato è lodevole, si
parla di educazione alimentare “per aiutare i bambini a crescere in
modo sano, con l’aiuto dei genitori e delle scuole”. Ci sono i kit
didattici su richiesta per spiegare ai bambini perché è importante bere
il latte, c’è il “gioco dell’oca golosa”, la miniguida, il righello
“calciometro” che calcola il fabbisogno quotidiano di calcio, il poster
didattico “latte alimento amico” e via dicendo. Fanno parte del
progetto le classiche visite guidate agli stabilimenti, i seminari con
gli esperti di nutrizione messi a disposizione dei docenti per lezioni
“di alto valore didattico sul tema dell’alimentazione con materiale
gratuito prodotto dagli esperti da utilizzare come sussidio didattico
in classe”. Tutta teoria, anche utile. Parmalat va poi nelle
scuole attraverso itinerari didattici rivolti agli insegnanti delle
scuole dell’obbligo. E l’iniziativa nata a Collecchio si espande.
Nell’anno scolastico 2011-2012 sono già 3mila le classi coinvolte per
un totale di 75mila bambini. Solo nella provincia di Parma, per dare
una dimensione del fenomeno, sono stati coinvolti 300 istituti per
circa 10mila bambini e 2.500 kit gratuiti distribuiti.
A Fognano si sono visti i bimbi della scuola elementare assorti nella
presentazione-gioco del ciclo del latte con un clownesco personaggio
ribattezzato dal marketing “Professor Strampalat”, con parrucca bionda
e camice bianco da medico. Il logo Parmalat sempre ben in vista. “Sono
attività che costano moltissimo all’azienda e nulla alla scuola”,
precisa la responsabile marketing di Parmalat Silvia Bocchi. Che nel
merito della promozione e della raccolta punti difende a spada tratta
l’operato della divisione: “Non vedo cosa ci sia di così inopportuno
visto che offriamo la possibilità alle scuole di aggiudicarsi dei
dispositivi utili all’attività con una quota di punti nettamente
inferiore a quella richiesta ai privati o una famiglia. I genitori non
sono obbligati, per noi è un modo di essere vicini alle scuole in un
momento in cui l’istruzione lamenta una forte carenza di fondi”. Ma
pagare 26 volte un computer non è tanto? “Se qualche mamma si lamenta
le dica che può guardare quanto costa il frullino ad immersione e
faccia i conti con i punti che ci vogliono e faccia il conto con quanto
costa andarlo a comprare sotto costo in un ipermercato qualunque. E’ il
normale meccanismo della raccolta punti, scopriamo l’acqua calda. Se i
genitori ritengono costoso l’acquisto lo comprino di tasca propria, la
nostra è una agevolazione che si fa perché tanto il latte in famiglia
lo si compra e allora perché non approfittarne, è una normale
promozione di mercato. Non stiamo rubando niente, la mamma mentre
compra il latte raccoglie i punti e li manda a scuola”.
(da http://www.ilfattoquotidiano.it)
redazione@aetnanet.org