C’è attinenza tra
il tasso di disoccupazione giovanile dell’Italia, le proposte avanzate
ieri dal trio dei ministri Gelmini, Sacconi, Meloni e il fatto che il
nostro apese spenda meno della media europea per l’istruzione? Nel
primo e nel terzo caso si tratta di dati statistici. Il tasso di
disoccupazione è pari al 25,4 per cento, in aumento di oltre quattro
punti rispetto al 2008 e superiore a quello medio dell’Unione europea
(19,8 per cento). Ma c’è un altro dato che appare ancora più
grave: riguarda, soprattutto, il numero dei giovani che
abbandonano gli studi e non cercano lavoro. L’Italia è prima in Europa
per numero di giovani che abbandonano gli studi e che non lavorano dai
15 ai 30 anni.
L’altro dato di fatto è che l’indicenza sul Pil della spesa per
l’istruzione e formazione in Italia è pari al 4,6%, valore nettamente
inferiore a quello della media Ue (pari al 5,2%) e quindi ancora più
lontano dai valori delle nazioni leader come Germania e paesi
scandinavi. (da http://pagni.blogautore.repubblica.it) Infine,
abbiamo i tre ministri che ieri hanno rilanciato un quanto mai
nebuloso piano per “l’occupabilità giovanile”. Le proposte le potete
leggere nell’articolo linkato qui sotto
http://www.repubblica.it/economia/2011/01/25/news/piano_giovani_governo-11638990/?ref=HREC1-4
Ma quello che strappa, come minimo, un sorriso ironico è leggere dai
rappresentanti del governo che la colpa dei giovani che non trovano
lavoro sta nel fatto che non accettano lavori umili e manuali. Lo
stesso governo che ha stabilito che dopo il 26 gennaio i precari non
potranno più fare ricorso nel caso nel caso di irregolarità
contrattuali. Giusto per aiutare i giovani nel mondo del lavoro.
Il governo umilia i giovani. I
ministri Gelmini, Sacconi e Meloni illustrano il ‘piano occupazione
giovani’
http://www.inviatospeciale.com/
Il governo intende risolvere il problema drammatico della
disoccupazione giovanile e così i tre ministri hanno spiegato le linee
guida della strategia messa in campo dall’esecutivo.
Il ministro Giorgia Meloni, giornalista professionista, ma che non
risulta abbia svolto in modo continuativo alcuna attività professionale
in nessun campo se non quella della ‘politica’, spiegando i criteri
‘filosofici’ che ispirano la linea del governo ha detto: “Occorre
scardinare il sistema Italia, fare una rivoluzione culturale che sia in
grado di tirarci fuori dal ’68, abbattere i privilegi acquisiti e
adeguare la società al mercato del lavoro che cambia” e quindi ha
spiegato che a suo parere i giovani italiani sono protagonisti in
prevalenza di una “inattitudine all’umiltà”, anche se non si deve
generalizzare.
Dopo il consueto richiamo alla contestazione giovanile della fine degli
anni sessanta e responsabile, sembra, di tutti i mali del Paese, Meloni
ha voluto promuovere due iniziative che a suo parere dovrebbero
cambiare la vita ai ragazzi italiani. La prima è fissata per il 17
maggio prossimo e si chiama ’Un giorno per il futuro’. L’epica
occasione si terrà nelle scuole e servirà per parlare della cultura
previdenziale tra i giovani. La seconda consiste nella
distribuzione del volume ’Buon Lavoro! I giovani e l’ingresso nel mondo
del lavoro’, che è “un vademecum per chi si affaccia al mondo del
lavoro”.
Meloni ha anche sostenuto l’importanza dell’imprenditorialità e
ricordato come nel 2010 sono nate 79 mila nuove imprese. Per la
responsabile del ministero della Gioventù “il lavoro del futuro è
sempre più legato alla capacità di intraprendenza” e per questo sono
stati “mobilitati 100 milioni di euro, attraverso un cofinanziamento
pubblico del 40 per cento, destinati a finanziare iniziative messe in
campo da soggetti privati che decidano di rischiare e investire sulle
capacità e il talento dei giovani under 35″. Indicazioni fondamentali
per chi è laureato in medicina, chimica, lettere e filosofia,
statistica o qualsiasi altra disciplina, che dovrà imparare a diventare
imprenditori di se stesso: ci sarà chi si costruirà un ambulatorio, chi
un centro di analisi, chi addirittura una scuola filosofica.
Dopo Meloni è stata la volta di Maurizio Sacconi che ha chiarito: “C’è
un pezzo di Paese che quando parli di lavoro manuale non capisce, ma
per fortuna capisce la società”.
Il ministro del Lavoro, altro politico professionista, ma anche docente
‘a contratto’ di economia del lavoro presso la facoltà di economia di
Tor Vergata a Roma, ha sostenuto che l’obiettivo del piano “è
l’innalzamento delle competenze dei giovani perchè l’esclusione dal
mercato del lavoro si legge a volte nelle loro insufficienti
competenze”. Per questo, ha annunciato, sono state messe in campo “una
serie di azioni di carattere sistemico”, tra cui “il raddoppio del
programma Excelsior che d’ora in poi monitorerà e identificherà a
cadenza trimestrale le principali tendenze delle professioni richieste
dal mercato del lavoro in ciascuna provincia”. Il ministro ha quindi
sottolineato l’importanza del contratto di apprendistato definendolo
“il contratto ideale per entrare nel mondo del lavoro. Per questo è
importante sia “agile e più semplice” e per questo è necessario che le
“parti sociali vogliano rivedere l’aspetto del salario perchè più c’è
formazione e meno potrebbe esserci salario”.
Infine è stata la volta di Maria Stella Gelmini, che il 31 marzo del
2000 fu rimossa dalla carica di presidente del consiglio comunale
di Desenzano del Garda “per inoperosità” e dopo un voto di
sfiducia bipartisan (8 consiglieri dell’opposizione e 7 della
maggioranza).
Il ministro dell’Istruzione ha parlato di “150 mila posti di lavoro che
ci sono, ma nessuno richiede” come sosterrebbe Unioncamere. Per Gelmini
c’è un “disallineamento tra domanda e offerta per cui serve una
rivoluzione culturale, un passaggio da posizioni ideologiche a
posizioni più concrete’ è per questo che “le riforme che stiamo
portando avanti sono l’unico modo per dare delle risposte alla
disoccupazione giovanile”. Ecco svelato allora il motivo per il quale
ha “salvaguardato i licei ma ridando peso al sistema dell’istruzione
tecnica e professionale. Scuole che possono garantire di più
un’occupazione rispetto a delle lauree poco richieste sul mercato del
lavoro”.
Lo ‘stratosferico’ piano governativo dovrebbe costare oltre un miliardo
di euro diviso per i tre ministeri (486 milioni dal Lavoro; 492,5
dall’Istruzione; 103,8 dalla Gioventù).
Con questi denari sarà finanziato “Campus Mentis”, che coinvolgerà i 20
mila migliori laureati delle università pubbliche italiane che potranno
visitare per ben una settimana aziende intenzionate ad assumere. A
tutte le università verrà chiesto, poi, di pubblicare sul loro sito i
curricula dei neolaureati e di tenerli on line per almeno un anno, idea
secondo il governo assolutamente geniale. Saranno anche organizzati
stage e sarà offerto un bonus di 5000 euro alle aziende aziende che
assumeranno un disoccupato con meno di 35 anni, ma con figli a carico.
Ai tre ministri potrebbe essere ricordato un solo dato, riferito
all’ultima rilevazione fatta dall’Istat sull’ingresso nel mercato del
lavoro e realizzata nel secondo trimestre 2009: circa 2,2 milioni di
giovani di età non superiore ai 34 anni, laureati e diplomati,
corrispondenti al 47,1 per cento del totale, “possiede un titolo
superiore a quello maggiormente richiesto per svolgere quella
professione”.
Di certo Sacconi, Meloni e Gelmini non ne sono al corrente, anche
perchè per la professione del politico non esistono selezioni e lo
stipendio, spesso lauto, non è corrispondente alle reali capacità.
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