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News: Il raglio della scuola è caduto nel vuoto. Gli scioperanti confusi se la sono presa contro i 'ricchi" e i "nemici di classe". Solo folclore.

Rassegna stampa

Dal sito “Libero”

di GIANLUIGI PARAGONE   

Facce pitturate, magliette inneggianti al solito Che Guevara o alla fu Pantera, pugni chiusi, striscioni "contro la scuola di classe" @oh...) e proteste contro "una scuola per soli ricchi" (straboh...), orecchie d'asino che spuntavano ogni due per tre. Insomma, un'autentica cretinata. Che però passerà nei titoli dei telegiornali e dei giornali come una manifestazione di protesta.  

«Una manifestazione senza precedenti», esultano i Cobas che hanno contato «500mila persone». Vogliamo augurarci che tra gli organizzatori non ci fossero professori di matematica, perché altrimenti saremmo messi davvero male.  

"Il futuro dei bambini non fa rima con la Gelmini", gridavano alcuni genitori con figlioletti al seguito. È vero, in certi casi, il futuro dei bambini fa rima con i cretini: cosa ci fanno i bimbi agli scioperi?  

A Roma dicono: quando non sai come si mettono le cose, buttala in caciara. (...)È esattamente quello che hanno fatto ieri: ognuno protestava con un ministro diver¬so; chi ce l'aveva con la Gelrnini, chi con Bru¬netta, chi con Berlusconi, chi con Tremonti. Quando si dice non averle idee chiare.  

Del resto, è difficile mettere a fuoco il motivo di questo pandemonio. Si sbraita a proposito dei tagli degli insegnanti, quando nessun insegnante resterà a casa: avete mai visto un dipendente statale con contratto a tempo indeterminato perdere il lavoro? Nemmeno col coltello sporco di sangue in mano e la madre in terra sgozzata ti licenziano; figurarsi qui. Passare da tre insegnanti cioè il famoso modulo — al maestro unico non equivale a licenziare gente. Significa solo ridistribuire diversamente il carico di lavoro. Come? Ve lo dico subito, sbugiardando così un altro cavallo di battaglia degli scioperanti.  

"Ridurranno le ore del tempo pieno!". Qualche madre in buona fede si è già spaventata. Si tranquillizzi, non sarà così: a dirla tutta il tempo pieno aumenterà. E sarà tenuto proprio da quegli insegnanti "tagliati fuori" dalla riforma del maestro unico. In parole povere: se in classe resta un solo maestro an¬ziché tre, gli altri due saranno destinati al tempo pieno. Non mi sembra difficile da capire. Invece sono mesi che la menano.  

Vado avanti con i ragli d'autore. "Con il nuovo "dimensionamento" saranno tagliate le scuole di montagna e dei paesini". Nemmeno questo è vero. Le scuole resteranno aperte e operative; potrà capitare che non avranno più ognuno il proprio preside o il proprio personale di segreteria. Non mi sem¬bra la fine del mondo, vorrà dire che una volta tanto toccherà alla burocrazia alzare le chiappe dalla scrivania. Meglio che lo facciano i presidi e le segretarie piuttosto che le fa¬miglie, no? Oltre alla praticità per i genitori,  

lo Stato risparmierà un bel po' di soldi pubblici. Era ora: questo meccanismo era previ¬sto in un 'decreto del '98, finora mai applicato. Meglio tardi che mai.È un po' quello che già accade nelle piccole parrocchie: poiché non ci sono più preti sufficienti, qualche don celebra anche nelle chiese di montagna o di periferia. Si spostano i preti, mica si chiudono le parrocchie. Lo stesso varrà per le piccole scuole con pochi alunni.  

Altra panzana: il governo taglia gli insegnanti di sostegno ai portatori di handicap. Il colpo di scena pietistico è eccezionale ma non va a segno. Nell'ultima finanziaria del governo Prodi era scritto che il rapporto tra disabili e insegnanti dovesse essere di due a uno. Nella riforma della Gemini non si fa altro che applicare questo parametro di buon senso.
Se qualcuno si lamenta è perché, sulle spalle dei disabili, vorrebbe assunzioni in batteria. Furbetti e pure sciacalli. Respingiamo infine l'ultimo colpo, quello sulle ore di inglese. Come si fa a parlare di riduzione delle ore di lingua straniera, quando è già previsto (per effetto della riforma Moratti) che dall'anno prossimo le ore passeranno da tre a cinque?
Mistero.  

Allora perché tutto questo casino? Semplice, perché dopo tanti anni in cui la mucca del pubblico impiego ingrassava a dismisura ruminando nella mangiatoia della concerta¬zione, finalmente un governo sta provando a invertire la tendenza. Se poi ci riuscirà fino in fondo non lo so; intanto ci sta provando.  

Capite bene, allora, perché i sindacati fanno il diavolo a quattro: se la scuola è diven¬tata più numerosa dell'esercito degli Stati Uniti d'America, se ci sono più bidelli dei ca¬rabinieri e se la qualità dell'insegnamento mediamente è peggiorata, la colpa è in gran parte loro.  

Ecco perché a certa gente non resta che attaccarsi in testa un paio di orecchie d'asino e ragliare qualcosa.









Postato il Sabato, 18 ottobre 2008 ore 17:04:40 CEST di Salvatore Indelicato
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