Scuola ad alta tensione. E il ministro Gelmini accetta la sfida dei contestatori: “Nel pubblico impiego non si possono licenziare le persone. Chi parla degli 87 mila tagli dice una cosa non vera e soprattutto non precisa che oggi gli occupati nella scuola sono 1.300.000: se il governo non intervenisse, contenendo la spesa, da 1.300.000 si passerebbe a 1.400.000. Chi protesta, ci dica dove trovare i soldi per occupare altre 100 mila persone nella scuola. Purtroppo non è possibile”.
Il ministro attacca il centrosinistra, presunto regista della contestazione: “Le ragioni della protesta francamente non le comprendo, e sono sempre più convinta che in realtà molti di quelli che scendono in piazza non hanno letto il provvedimento” dice .”Si protesta nelle università e si fanno manifestazioni nelle scuole secondarie quando il provvedimento non li tocca minimamente, perchè riguarda prevalentemente la scuola elementare e media”, sottolinea il ministro, per il quale la situazione è colpa della sinistra che “sta facendo disinformazione e dice bugie”.
La Gelmini, poi, torna sui provvedimenti. Le famiglie italiane che hanno figli alla scuola elementare, spiega, “non hanno nulla da temere” sull’introduzione del maestro unico: “in questo modo avremo la possibilità di potenziare il tempo pieno”. Il ministro continua: “Sappiamo che oggi entrambi i genitori lavorano e non c’è nessuna volontà di ridurre il tempo pieno”, ha assicurato, spiegando che “crediamo che il bambino a 6-7 anni non ha bisogno di tre maestri per tre insegnamenti specifici, ma di uno solo che sia una guida ed un punto di riferimento, come è in tutta Europa”.
Sulla mozione della Lega che ha spaccato la politica insiste: “Non è un problema di razzismo, ma un problema didattico. La scuola oggi non riesce ad assolvere al meglio alla funzione di integrare gli alunni immigrati che non conoscono l’italiano. Io sostengo che molti classi rallentano l’apprendimento dei ragazzi stranieri perché non ci sono corsi specifici di lingua italiana” sottolinea il ministro. “È giusto investire risorse perché questi bambini possano conoscere la lingua italiana e integrarsi al meglio”.