L'estate, si sa, è
tempo di riposo, di conversazione ... e di ricordi!
Con gli amici, in un bar, davanti una buona granita, ma anche in
famiglia, di sera, soprattutto in veranda, "gustando" un frizzante
venticello estivo e una fresca bibita dissentante ... E in una sera
d'agosto, "contornati" dal fresco e dalla bibita, e illuminati da un
quarto di luna, con la giusta atmosfera, Agostino, il nipote, durante
un appassionato dialogo con Agostino, il nonno, a parlare e a ricordare
il bel tempo che fu, viene fuori ... una vera e propria "intervista"
sui ricordi di gioventù, ma soprattutto sulla Seconda Guerra Mondiale,
vissuta e combattuta dal nonno Agostino, come soldato del "Regio
Esercito Italiano". E quella sera il nonno, come un fiume in piena, ha
rievocato tanti momenti tristi, aneddoti ed episodi vissuti in prima
persona nel corso del conflitto mondiale, da Padova a Genova, dalla
Francia a Roma. E come un vero "inviato di guerra", con il taccuino
alla mano, Agostino, il nipote, ha annotato accuratamente tutti i
ricordi, le sensazioni, i sentimenti, e le paure del nonno in guerra.
Sono bastate poche parole e tante lacrime da asciugare, per riannodare
i fili della memoria e della gioventù passata, le immagini sbiadite dal
tempo, i nomi dei compagni caduti, i bombardamenti, la partenza, il
ritorno. E' stato un dialogo franco, asciutto, confidenziale, tra un
quattordicenne e un "ragazzo" di novantatre anni, ma con la mente
lucida di un ventenne! Una serie di domande e di risposte brevi,
secche, essenziali, senza lasciare spazio a manierismi e ad
interpretazioni fuori luogo, ma con la lucida verità di chi la guerra
l'ha vista in faccia, ed ha avuto paura. Un diario di guerra, un
ritorno al passato. Ecco il resoconto.
Nonno, qual è stata la tua prima
sensazione quando sei partito in guerra?
«Era soprattutto la paura di non tornare più, perché la guerra è la
parola più brutta che c'è!».
Quando sei partito? E cosa hai trovato
all'arrivo?
«Sono partito il 1 gennaio 1941. Ricordo che ho trovato solamente
nebbia, pioggia, tantissimo freddo, e moltissimi conterranei
infreddoliti e spaventati come me! E la caserma di Padova, laggiù, in
fondo al "Prato della Valle". Il 58° Reggimento di Fanteria Corazzata».
Qual era il tuo equipaggiamento per la
guerra?
«Una divisa invernale di panno, una divisa estiva di tela, i pezzi ai
piedi, l'elmetto, e poi una piccola gavetta, per consumare il pasto
quotidiano, il moschetto e il porta munizioni. E con questi poveri
arnesi dovevamo vincere la guerra mondiale!».
Quali erano le principali regole del
soldato?
«Ricordo solamente una regola: seguire scrupolosamente gli ordini dei
superiori!».
Quale era la giornata tipo di un
soldato?
«Mi alzavo alle cinque di mattina, bevevo il caffè nella gavettina, poi
andavamo a fare marcia, che era lunga 40 kilometri, certe giornate
facevo anche la guardia, inoltre, pulivamo le armi e andavamo a letto
alle 8».
Quali sono stati i vostri spostamenti
più importanti?
«Da Padova a Genova, poi da Firenze in Francia a Tolone,... come truppa
d'occupazione! Ero a Roma l'otto settembre del 1943, in quel fatidico e
tragico giorno, quando l'esercito italiano era allo sbando! E io mi
rifugiai al Collegio della Bufalotta».
Quali sono stati i maggiori pericoli
che avete corso?
«A Genova con i bombardamenti degli Alleati, e a Roma, a Villa
Borghese, quando i tedeschi spararono e mi sfiorarono. Sono stato preso
di mira... sia dai tedeschi, che dagli americani!».
Ricordi i nomi di alcuni dei tuoi
compagni e di qualche tuo superiore?
«Il soldato Giuseppe Favaron, il soldato Scalzo Andrea, il tenente
Pace. Altri non ricordo...».
Qual è stato il tuo giorno più brutto
e il più bello?
«Il giorno più bello è stato quando dopo nove mesi mi hanno dato una
licenza di 5 giorni più 4, e sono tornato a casa! Di giorni brutti ne
ho vissuti tanti!».
Dopo l'otto settembre, come sei
riuscito a tornare a casa?
«Con mezzi di fortuna!».
Come hai ripreso la vita di un
cittadino normale?
«Ritornando in campagna e incominciando a lavorare la terra di mio
padre!».
Qual è stata la tua sensazione quando
sei arrivato a casa?
«Di liberazione!... E di ricominciare la vita daccapo...».
Agostino e Angelo Battiato