«Laura fu
l’ultima a partire, una mattina dell’estate dell’altr’anno.
Fu l’ultima a partire, e attraversò boschi e risalì sentieri, prima di
raggiungere gli altri. Poi, finalmente, furono tutti nuovamente
assieme, e seppero che non mancava nessuno. Nessuno era rimasto
indietro a ricordare. Così quella loro gita poteva essere dimenticata
per sempre». (Voce fuori campo, del narratore, alla fine del film, Una
gita scolastica, di Pupi Avati).
Un tempo gli istituti scolastici, per “pubblicizzare” il proprio nome,
annoveravano i viaggi d’istruzione e le uscite didattiche, tra i
servizi “di punta” della loro offerta formativa! Adesso, tutti i
Collegi docenti d’Italia, da Brescia a Catania, fanno a gare per
protestano, contro i tagli alla scuola pubblica, a colpi di… “No Gite”!
Forse il governo ringrazia? O forse sono le famiglie dei ragazzi a
ringraziare, per aver scongiurato un altro balzello sul loro già magro
bilancio familiare! Ma poi sono veramente dei “viaggi culturali”!?
Diciamo la verità: quanto di realmente “istruttivo” vi è nei classici
viaggi scolastici di primavera?
Ripercorriamo con il pensiero, di studenti e di professori, le ansie,
le emozioni e le preoccupazioni delle indimenticabili gite scolastiche!
Per lo più, si parte digiuni da ogni conoscenza culturale del luogo che
si va a visitare, ci si sposta sulle autostrade in pullman Gran
Turismo, con l’aria condizionata e col televisore, sicché si arriva a
destinazione senza aver visto letteralmente nulla dei luoghi
attraversati; si giunge alla meta (generalmente di sera), stanchi del
viaggio; si prende subito alloggio, su prenotazione, in un albergo che
somiglia a qualunque altro albergo di qualunque altra parte del mondo;
si scorrazza qua e là per piazze, musei e gallerie, seguendo
distrattamente un cicerone che ripete quelle quattro frasi fatte; si
mangia in qualche fast-food, quando va bene, o col pranzo a sacco,
senza nulla assaggiare della cucina locale, dei prodotti tipici del
luogo; si fa una capatina in qualche ambientino “caratteristico”, dove
tutto è artefatto, ad uso e consumo dei turisti; e, ovviamente, si
dedica almeno qualche sera all’immancabile discoteca o altro locale di
divertimenti standard. Infine si rientra a casa, sempre viaggiando in
autostrada, sempre di notte; e, se si deve fare una sosta per mangiare
qualcosa, ci si ferma solo in un anonimo autogrill, quasi identico a
quelli nostrani, dove si acquistano gli ultimi ricordini locali, sotto
forma di oggetti industriali “made in China” o in “South Korea”. E
questo sarebbe un viaggio culturale? Eppure, i ragazzi che rientrano a
casa, hanno la ferma convinzione di aver visto e conosciuto dei luoghi…
fantastici! Anche se di Parigi, ad esempio, non avranno visto altro che
Disneyland, e di Praga non ricorderanno che la piscina dell’albergo, e
di Firenze ricorderanno solo il pranzo da McDonald’s, e di Roma la
serata indimenticabile alla Discoteca “Paradiso”, (in ogni città c’è un
locale con quest’identico nome!). Poi la mattina seguente, in classe,
con gli occhi ancora pieni di sonno e di stanchezza, racconteranno ai
compagni della notte brava compiuta nella Camera 23, del servizio di
sala da “due stelle”, e della… mancata “conquista” in discoteca, per
colpa della solerte profe, appostata… in pista da ballo! D’altronde
anche gli insegnanti, al loro tempo, sono stati giovani spensierati, in
cerca di sogni e di souvenir! E sono proprio questi i ricordi più belli
di gioventù…
Ricordi che i Collegi docenti di tutt’Italia, e i tagli alle spese
scolastiche, per colpa dello spread, e del governo, vogliono cancellare
per sempre!
Così, i nostri cari ragazzi, ricorderanno solamente gli scioperi e i
lacrimogeni di viale Trastevere, e noi insegnanti racconteremo le
lunghe dispute in aula Magna… per dire “No” alle gite!
Come sono cambiati i tempi!!!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it