Il
tempo sembra fermo in questo primo pomeriggio di fine marzo.
Il primo vero giorno di primavera. Qualche turista già con abiti chiari
e leggeri fotografa la statua di Bellini al centro di Piazza Stesicoro.
Oggi hanno pure la scenografia di bandiere rosse sventolanti e
ombrellone da giardino aperto sul tavolo ricolmo di volantini colorati.
Qualcuno di loro chiede chi siamo. Gli spieghiamo che siamo il
sindacato della conoscenza, della cultura, della scuola pubblica.
Vogliamo difendere il diritto alla libertà di pensiero e di parola che
solo la conoscenza può garantire. Vogliamo difendere il diritto
all’istruzione pubblica per tutti e alla formazione permanente.
Vogliamo difendere la nostra Costituzione.
Qualcuno risponde che siamo in guerra e tutto il resto è relativo.
Siamo rimasti in due allo scoccare delle quattordici.
La segretaria e il nostro pensionato a tempo pieno. Due generazioni,
uno stesso ideale nel cuore e nella testa.
Si parla del più e del meno, un po’ sconsolati. Oggi il nostro
sindacato è ancora in piazza, come tante e tante altre volte. Ci
crediamo ancora alla difesa dei diritti, alla dignità del lavoro, alla
tutela di chi quel lavoro ce l’ha, o di chi lo sta perdendo in nome di
slogan inutili e roboanti che nulla hanno a che vedere con la realtà di
ogni giorno e con le difficoltà di migliaia e migliaia di lavoratori e
di famiglie.
Ci ritroviamo un po’ sconsolati a dirci che, per quanto si faccia anche
l’impossibile, la consapevolezza della gente è ancora evanescente e le
coscienze intorpidite da comunicazioni mediatiche vuote e volutamente
mistificate, non consentono a tanti una visione chiara del grave
periodo storico che ci troviamo a vivere e del pericolo che una
politica, autoreferenziale e concentrata solo sulla difesa dei propri
privilegi di casta, rappresenta per la sopravvivenza di quei diritti
fondamentali che pensavamo fossero ormai patrimonio indiscutibile della
democrazia italiana.
Noi siamo qui e continuiamo ad esserci ma la fatica è tanta. Occorre
continuare a crederci per noi e per i nostri figli, ma i giovani dove
sono?
Le parole non hanno più senso se devono finire con la generazione degli
ultraquarantenni o riproporre schemi mentali di cinquantenni ancora
innamorati di forme di lotte anacronistiche inutili se non peggio.
Sconsolati. Questa è la parola giusta.
Un gruppo di ragazzi si avvicina al tavolo. Stranamente non
preannunciati da alcuno schiamazzo. Solo da cristalline risate quasi
sottovoce.
Ci chiedono chi siamo e cosa stiamo facendo. Per cosa si firma.
Sono studenti. Alcuni universitari.
Stanno andando a presentare un programma di una radio locale. Fanno
anche gli animatori nei villaggi turistici per aiutare le famiglie a
pagare le tasse universitarie, ormai insostenibili per un reddito anche
medio.
Firmano tutti e restano con noi in questo pomeriggio che diventa più
allegro.
Fanno anche di più. Tirano fuori dai loro zainetti tanti palloncini
colorati, iniziano a gonfiarli e li trasformano in fiori, cuori,
animali. Presto la ringhiera della piazza, le aste delle bandiere,
l’ombrellone si animano di forme e colori inusuali e fantastici.
La gente inizia a fermarsi. I bambini trascinano le mamme perché
vogliono guardare i palloncini.
Non siamo più in due ma in tanti. E’ bastato un piccolo gesto generoso.
I giovani sono anche questo per fortuna. Alle quattro del pomeriggio la
piazza è piena di bandiere e palloncini. E il nostro presidio diventa
una festa.
Quando i ragazzi ci salutano vogliono i recapiti del nostro sindacato.
Portano via i nostri volantini in cui si spiegano le motivazioni dello
sciopero generale del 6 maggio. Perché vogliono parlarne nel programma
radiofonico che vanno a presentare. Perché vogliono parlare di noi come
sindacato e come persone. Perchè vogliono continuare a parlarne con i
loro amici e coetanei.
Li guardiamo andare via. Quasi commossi.
Quando ripieghiamo bandiere e striscioni e carichiamo tavolo e
ombrellone in macchina pensiamo che ne è valsa la pena. La stanchezza
ha un senso.
Saremo di nuovo in piazza il 10 aprile. Lo abbiamo detto ai ragazzi.
Speriamo tanto di rivederli con i loro palloncini.
E speriamo che ancora la statua di Bellini possa osservare dall’alto
una piazza colorata di bandiere rosse e palloncini arcobaleno.
Antonella
Distefano
segretario provinciale flc Catania