La ridiscussione del
Milleproroghe tenga conto anche di quanto segue. E dunque: si abbia il
coraggio di abolire le fasce nelle Graduatorie a esaurimento, almeno
nelle classi di concorso dove persistono e che costringono chi ha più
punti a stare sotto che ne ha di più. Le fasce sono quanto di più
antimeritocratico ci possa essere. Lo aveva già stabilito la
magistratura, dieci anni orsono eppure, ma con un colpo di mano
ministeriale, regnante Letizia Moratti, sono poi state
ripristinate. A proposito della diatriba coda/pettine, sostiene oggi
l’Anief che chi ha più punti deve prevalere. Ha ragione l'Anief, in
punta di diritto. E allora perchè non ripristinare il merito
inopinatamente conculcato dieci anni orsono con l'introduzione delle
fasce nelle graduatorie permanenti poi divenute a esaurimento?
Perchè continuare a premiare chi ha meno punti solo perchè si è
abilitato prima degli altri? Risulta per caso che chi si laurea prima
di un altro sia preferito a quest'ultimo nei concorsi pubblici? No. E
allora che senso ha avuto in tutti questi anni consentire a coloro che
stavano e che stanno tuttora nelle fasce prima e seconda delle GaE di
prevalere e addirittura di ottenere il ruolo rispetto agli altri anche
avendo meno punti? Il senso è stato trovato con un provvedimento
normativo di poco posteriore alle sentenze con cui il Tar del Lazio
annullava le fasce. Dunque, perché mai ci si scandalizza oggi di un
analogo provvedimento normativo che vuole neutralizzare le apprezzate e
apprezzabili decisioni giudiziali? Si provi a ricordare cosa scrivevano
i giudici amministrativi. Avere impostato le graduatorie provinciali su
tre fasce determina, secondo il Tar, “il sovvertimento dei principi che
regolano la selezione del personale per l’accesso a uffici della PA
privilegiando il fattore temporale (avere conseguito i titoli per
l’ammissione in data precedente) rispetto al fattore merito (essere in
possesso di maggiori e più rilevanti titoli). Ciò determina altresì un
privilegio per i soggetti più anziani che naturalmente sono fra coloro
che hanno conseguito precedentemente i requisiti, in un momento in cui
invece la PA ha ritenuto di privilegiare nei concorsi a parità di
punteggio i soggetti più giovani. Nella presente fattispecie i soggetti
più anziani sono privilegiati anche con punteggi più bassi rispetto ai
soggetti più giovani”. Il Tar diventa caustico quando sancisce che “lo
stravolgimento della legge alla quale i decreti impugnati avrebbero
dovuto dare puntuale applicazione poggia sulla inveterata abitudine di
considerare il merito come l’ultimo elemento da considerare nelle
assunzioni del personale docente”. Sulla base di un’ottica simile,
l’amministrazione, “attribuendo ai meno titolati il diritto
all’assunzione, ha costituito sulla legge una complicata e indebita
superfetazione, oltre tutto in palese violazione della direttiva
legislativa di predisporre una normativa di attuazione nel rispetto dei
principi di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa”.
Tutto questo, conclude il Tar, “con arbitraria valorizzazione di dati
ai quali la legge non ha attribuito alcun rilievo, avendo informato il
sistema delle assunzioni degli insegnanti della scuola pubblica alla
scelta dei più meritevoli”. Il fatto che in tutti questi anni lo
scandalo sia sempre stato accettato come cosa normale e giusta fa il
paio con altre manifestazioni di accondiscendenza di fronte al
tradimento del merito. Una per tutte: il doppio punteggio di montagna.
Quanti tra coloro che oggi si stracciano le sottane di fronte al
tentativo di sovvertimento della sentenza della Consulta favorevole al
pettine non hanno contestato la sentenza con la quale la stessa
Consulta pochi anni orsono cancellò con nota di disprezzo il doppio
punteggio? Quanti tra coloro che oggi contestano il presunto razzismo
insito nelle norme inserite nel decreto Milleproroghe e volute dai
deputati Goisis e Pittoni della Lega non si sono entusiasmati pochi
mesi orsono di fronte al tentativo della stessa Goisis di far
resuscitare il doppio punteggio di montagna?
Vincenzo Brancatisano
vi.bra@fastwebnet.it