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Umanistiche: SOCRATE PLATONE ARISTOTELE: LA FILOSOFIA DELLA POLIS

Rassegna stampa

Titolo : Socrate Platone Aristotele

Sottotitolo : Una filosofia della Polis da Politeia a Politika

Autore : Gian Franco Lami

Raffinato lavoro di cesello filologico e, fra restauro e visione, ambizioso progetto storico-filosofico, il “Socrate-Platone-Aristotele” del Prof. Gian Franco Lami è uno studio apprezzabile soprattutto perchè articolato intorno a obiettivi “rivoluzionari”: rivoluzionari, non nel senso moderno di υβρις verso un presunto ancien regime del potere politico o del privilegio giuridico-economico, ma nell’accezione meta-storica e radicale di revolvere, cioè di “ri-condurre”, “ri-portare”, “ri-tornare” alle origini. Il “ritorno” è allora la cifra strategica – e “spirituale” – di una trattazione che vuole restituire la filosofia politica – e la πολις – al suo habitat, considerato come “naturale”, della Grecia antica. L’antropologia filosofica, il complesso simbolico-religioso, l’“ordine coscienziale e politico” della cultura ellenica sono osservati in filigrana nei loro movimenti storici, nei loro vichiani “corsi e ricorsi”, nei loro voegeliniani “salti nell’essere”, quelle trasformazioni, quei passaggi, quei cambiamenti di stato della conoscenza di cui Socrate, Platone e Aristotele sono i protagonisti pensanti.

“Socrate è un «uomo della soglia» e con lui muore, senza perdere significato, tutto quello che lo ha preceduto, pur segnando la sua scomparsa un punto di non-ritorno, di decisiva apertura a nuovi orizzonti di coesistenza e di coscienza sociale” (pp. 131-132). Socrate, la cui testimonianza ci è giunta comunque filtrata dall’opera platonica, ha il merito di introdurre una nuova tecnica filosofica, il dialogo, che rappresenta il superamento “essoterico”, logico-discorsivo e concettuale, di una conoscenza “tragica” cui vengono irreversibilmente tolti i veli. Il contributo socratico, però, dischiude nuovi orizzonti a una “natura umana” capace di vita comune, di simbiosi virtuosa e giusta con la “città”, una città felice, prudente, armonica. Il modello politico socratico-platonico è centrato sul rapporto analogico tra uomo e città in cui la ricerca “dialettica” della virtù individuale e del bene comune è praticata attraverso la filosofia e una sobria educazione della mente e del corpo. L’apprendimento della musica e della ginnastica, in particolare, assicurano un ritmo, una melodiosa e intelligente tensione verso una perfezione cosmica, tali da far prevalere il comportamento virtuoso dell’anima individuale a beneficio di quella “cittadina”. E’ nei libri della Пολιτεια che Platone, spesso per bocca del suo maestro, chiarisce l’impegno politico della filosofia e, attraverso la metafora della nave, la necessità di una città governata da filosofi, custodi della “costituzione” e timonieri della felice convivenza dei suoi abitanti. Il saggio, strutturato in due parti, a loro volta ripartite in due capitoli, procede chiudendo la sezione socratico-platonica, con l’analisi politologica svolta dal fondatore dell’Accademia sulle forme di costituzione-governo. Quattro, in tutto: la monarchia-aristocrazia, l’oligarchia, la democrazia e la tirannide. A ognuno di questi paradigmi istituzionali corrisponde un tipo umano: nel governo di uno solo, così come nel governo dei migliori, identifichiamo nella “giustezza” e nella “regalità” le virtù di un sovrano che assicura la felicità pubblica; nell’oligarchia l’amore smodato per la ricchezza genera l’uomo “timocratico”; le richieste di libertà ed eguaglianza sono caratteristiche dell’uomo democratico, mentre nel tiranno si condensano tutte le manie e le degenerazioni spirituali che infrangono l’ordine naturale e politico.

Tocca poi ad Aristotele. Ancora una volta è cruciale la preoccupazione “rivoluzionaria” per l’eredità e la fedele trasmissione, pur nelle importanti discontinuità, della discendenza socratico-platonica del maestro di Stagira e del suo radicamento nei significati del mondo antico. L’Autore mette in guardia circa la problematicità della lettura aristotelica proprio perché “oggi lo leggiamo in una versione, elaborata da non si sa più quale manoscritto «primo»”(p. 112). “Del resto che l’Aristotele di cui disponiamo sia il prodotto di ampi rimaneggiamenti, è dimostrato non solo dalla non sempre felice traduzione di certi termini della versione greca, ma dall’ordine stesso con il quale ci si presentano, per esempio, i libri della Politica, aggiustati secondo una progressione «sistematica», che non ha niente da spartire con il succedersi originario degli argomenti” (pp. 147-148). Molto seria, in tal senso, è la proposta, patrocinata dall’interpretazione di Eric Voegelin, di svincolare la filosofia aristotelica “dalla pesante tutela scolastica e neo-scolastica” (p. 138). Sarebbero stati certo platonismo cristiano, Tommaso d’Aquino e Alberto Magno, infatti, ad aprire una nuova via aristotelica che, rompendo con la sacralità cosmica del mondo greco e la cultura della πολις, avrebbe determinato l’approdo alla metafisica classica e alla teologia cristiana, cioè alla “corrispondenza armoniosa tra l’ordine naturale e l’ordine rivelato”. Per non perdersi nel mare magnum dell’opera aristotelica, però, serve un criterio di analisi che permetta di orientarsi. Fra l’Aristotele “metafisico”, quello “fisico”, quello “poetico” e quello “politico”, senza rinunciare allo sguardo d’insieme, il focus predominante è rivolto a quest’ultimo. Quantunque non si possa radicalizzare il “passaggio di consegne” da Platone al filosofo di Stagira, l’Autore si sofferma sulla novità aristotelica. Siamo nella Grecia della metà del IV secolo, dove la coscienza cittadina e il senso “domestico” del culto religioso e dell’appartenenza politica, da Atene a Sparta, passando per Corinto, cedeva il passo a una nuova consapevolezza “cosmopolita”. Ma c’è di più. Con Aristotele assistiamo a una vera e propria crisi dell’“anima” greca: con la configurazione “teorica” e “noetica” (νους) di un’anima intellettuale e il nuovo metodo “dianoetico” di una conoscenza razionale (e morale), basata su un sistema di categorie astratte e universali, si incrina l’antica etica: un’etica della “spontaneità” quale adesione a-critica alla naturalità coinvolgente dell’armonia cosmica. Le conseguenze politiche sono, nondimeno, relative. L’uomo aristotelico, d’altronde, è pur sempre un uomo greco. L’anima (ψυχη) del singolo e la dimensione spirituale della πολις, in cui ogni individuo realizza sé stesso, rimangono organicamente compenetrate. La città di Aristotele non è una mera forma esteriore, ma è l’ordine nel quale si completano tutte le comunità umane in cui la natura dell’uomo è innanzi tutto quella di ζωον πολιτικον. Nonostante le trasformazioni epocali di una πολις ecumenica che, nel solco del nuovo orientamento noetico-dianoetico, allarga la propria cittadinanza e persegue un “bene comune” proiettato oltre le proprie mura, permane una continuità con la tradizione platonica. Resta un’affinità con l’antropologia filosofica del grande maestro ateniese nel primato aristocratico dei migliori, dei saggi, dei prudenti, insomma dei filosofi. Non c’è una differenza sostanziale, pertanto, fra l’ανηρ αγαθος di Platone e il πολιτης σπουδαιος di Aristotele. Entrambi hanno il privilegio civico di mettere la propria eccellenza al servizio della città e del bene comune. Del retaggio platonico resta anche la centralità etico-politica dell’educazione dell’uomo-cittadino-governante: alla musica e alla ginnastica, si affiancano la “grammatica” e la “grafica”, discipline per così dire più funzionali a una conoscenza logico-razionale. Più complessa, infine, è la classificazione aristotelica delle forme di governo. Se da un lato assistiamo al nuovo accento aristotelico sulla “moltitudine”, come soggetto meno corruttibile nella gestione della città, dall’altro, nella figura del “cittadino medio”, si mantiene una profonda diffidenza nei confronti degli eccessi numerici della democrazia e dell’oligarchia.

L’imponente lavoro critico-filologico dell’Autore, concludendo, è leggibile anche grazie a un indispensabile apparato di note e riferimenti bibliografici che, forse, avrebbero meritato una indicizzazione finale.









Postato il Mercoledì, 15 luglio 2009 ore 00:05:00 CEST di Salvina Torrisi
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