Dal sito Il Foglio
Mariastella Gelmini nacque a Leno (Brescia) il primo luglio
1973, terzogenita arrivata molti anni dopo Giuseppe (nato il 17 settembre 1953)
e Cinzia (10 marzo 1961). La sorella: «Non siamo, come tutti scrivono,
gardesani. Siamo originari di.Milzano, un piccolo comune della
bassa bresciana. Qui nostro padre che abbiamo perso da
anni, aveva un'azienda agricola. Qui, in una cascina, è nata Mariastella. A
Milzano mio padre aveva fatto anche il sindaco. Sindaco dc, e da lui Mariastella
ha preso la passione politica. Con lo stesso cuore, gli stessi sentimenti, la
stessa determinazione. Siamo una famiglia di origine contadina di sani principi.
Anche mia sorella è credente, ma senza mai farne una bandiera. È sempre stata
una ragazza che ascolta molto». Sia la mamma che la sorella sono maestre
elementari. Il fratello, commerciante, è vicesindaco di Milzano(Pdl). [1]
Bambina all'oratorio, fece le elementari dai preti. La
professoressa Maria Nunziata Terzo, che l'ebbe per alunna alla scuola media
Luigi Sturzo di Gottolengo: «Le ho insegnato per tre anni l'italiano e la
poesia. E con me che ha imparato a fare bellissimi temi, e mi sosteneva quando
dicevo in classe di rinunciare all'intercalare dialettale "pota", e di usare i
congiuntivi. Maria- stella era la mia passione. Il giorno della Cresima mi ha
regalato un vasetto di cristallo, lo conservo come una reliquia, lo guardo ogni
giorno. Già da bambina era una donna forte. Era semplice, ma con dei valori. Era
sempre concentrata, stretta nel suo grembiule nero. Aveva anche un lato dolce.
In classe c'era un bambino down, e allora la scuola non era attrezzata. Lei lo
aiutava, gli stava vicino». [2]
Dopo la maturità classica si laureò in Giurisprudenza. Nel
2001 andò a fare l'esame di abilitazione a Reggio Calabria (dove era molto più
facile) invece che a Brescia. «La mia famiglia non poteva permettersi di
mantenermi troppo a lungo agli studi. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo
superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione. La sensazione era
che (a Brescia) esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati
ed altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli
altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il
sistema è stato completamente rivisto. Allora, ad esempio, anche le modalità in
base alle quali veniva corretto il compito erano molto opinabili E, allora,
insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo
deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria». [3] .
La passione per Forza Italia risale al 1994, anno della
"discesa in campo" di Berlusconi. «Iscriversi a Forza Italia, quando tutti
dicevano che era un partito di plastica era un atto coraggioso e trasgressivo.
Mi ricordo ancora mia madre che si preoccupava da morire». [4] Convinta come
papa Paolo VI «che la politica è la più alta forma di carità», cominciò facendo
volontariato nelle sedi azzurre. Roberto Di Caro: «Nel calderone del partito
nascente i bravini li iscrivono direttamente al vertice, anche se giovanissimi».
Lei però spiega che la gavetta l'ha fatta tutta: «Ho fondato il club nella mia
Desenzano, ho scarpinato a cercarmi gli elettori che mi hanno portato al
Consiglio comunale, poi alla Provincia, poi alla Regione, la più votata nel mio
collegio». Alla Provincia di Brescia fu assessore all'Urbanistica e
all'Agricoltura. [5]
Fanno della svolta fu il 2005, quando arrivò in Regione con
oltre 17 mila voti (grazie all'appoggio determinante, si disse, dell'ex ministro
Prandini). Ritenuta «la cocca di Bondi», chiari: «No, mi sopporta e mi
supporta». [6] A presentarla al Cavaliere fu Giacomo Tirabo- schi, di casa ad
Arcore in quanto giardiniere di fiducia delle ville di Berlusconi. 17] Portata a
Roma come consigliere, dopo appena tre mesi le fu offerto il posto di
coordinatore della federazione lombarda di Forza Italia, a quei tempi squassata
dalle polemiche interne. Maurizio Giannattasio: «L'ex coordinatore Paolo Romani
non parlava né con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, né con
l'allora sindaco Gabriele Al- bertini». [4]
All'inizio nessuno la prese sul serio, ma i vecchi volponi
della politica si dovettero presto ricredere. «Coraggio o temerarietà, il
presidente è stato molto generoso con me». Donna, giovane, carina, siamo alle
soli-te, mugugnarono nella sede in viale Monza. «Qualcuno, all'inizio. Ma ho
avuto l'aiuto di tutti, a cominciare dal mio predecessore». [5] Giannattasio:
«Ha dato una sistemata alle correnti che spaccavano FI (laici da una parte
cattolici e ciellini dall'altra) ha dialogato alla pa-
ri con Formigoni e Letizia Moratti. E quando c'è stato da
sbattere i pugni sul tavolo non ci ha pensato due volte costringendo alla
ritirata un veterano come Ignazio La Russa: "Ma come? - ha tuonato durante un
vertice per le Amministrative del 2006 - FI è il partito di maggioranza relativa
e voi ci chiedete dei sacrifici? Non se ne parla nemmeno". Un paio di
imprecazioni in bresciano e La Russa è uscito sbattendo la porta». [4]
NeI 2006 arrivò l'elezione alla Camera, Che all'inizio non
parve entusiasmarla: «A Roma mi sembra di stare in collegio, si finisce per
vedere le stesse persone, negli stessi ristoranti o alla messa del mercoledì di
monsignor Fisichella, padre spirituale anche di esponenti del centrosinistra,
come si chiama quella signora dell'Opus dei, ecco Binetti, sì». Specializzata in
Diritto amministrativo, all'inizio non aveva intenzione di mollare la
professione d'avvocato: «Voglio rimanere economicamente indipendente dalla
politica». Uno studio a Brescia e una collaborazione con uno milanese, seguiva
soprattutto ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. [5]
Già lanciata da Marcello Dell'Utri, che intervistato da
Lucia Annunziata a In mezz'ora l'aveva indicata come nome del futuro di Forza
Italia, il 18 novembre 2007 arrivò l'apoteosi, immortalata accanto a Berlusconi
che a Milano, in piazza San Babila, lanciava in piedi sul predellino dell'auto
il nuovo partito. [6] «Paolo Bonaiuti nú ha avvertito solo un'ora e mezza prima:
"Il presidente ha deciso di annunciare quello che tu sai", il nuovo Partito
delle libertà o, come io preferirei, Partito del popolo delle libertà. Ho avuto
appena il tempo di fare qualche telefonata, ma la piazza era stracolma e lui ha
dovuto fare l'annuncio prendendo il primo microfono che aveva vicino. Sono
rimasta in silenzio dieci secondi, poi mi sono detta: Finalmente!». [5]
A quel punto la Gelmini è finita al centro dell'attenzione.
Di Caro: «Stile inappuntabile. Toni pacati. Tutta casa, palestra e partito. Ecco
chi è Mariastella Gelmini. La nuova star del Cavaliere. Non sventola le
autoreggenti come promo di Forza Italia. Non dà di matto quando incrocia una
trans comunista nel bagno di Montecitorio. Veste inappuntabile e un po' low
profile, da avvocatessa trentaquattrenne single qual è. In un partito pieno di
personaggi sopra le righe, lei, Mariastella Gelmini, è l'aristotelica "aurea
medietà". Cioè piedi per terra e senso della mediazione, in fondo "non è mica un
delitto andar d'accordo con tutti"». [5] Marianna Rizzini: «Anche quando porta i
tacchi lo fa tacitamente, e sembra che abbia sempre ai piedi le ballerine, e va
in palestra a fare aerobica ma non sfoggia un'allure palestrata». [8]
Alla vigilia delle elezioni, è stata l'unica donna seduta
al «tavolo dei sette», quello che a Roma ha scelto le candidature del Pdl. [4]
Al momento di varare il suo
quarto governo, Berlusconi l'ha nominata un po' a sorpresa
ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Dovendola presentare
al grande pubblico, Massimo Gramellini e Mattia Feltri la descrissero cosi:
«Organizzatrice efficiente, obbediente e d'aspetto gradevole. Cattolica col
crocefisso sotto il foulard, non crede alle quote rosa ma alle quote grigie,
"intese come materia cerebrale". Del nuovo sindaco di Roma Alemanno ebbe a dire
che era bravo soprattutto a farsi clientele al Sud. Spiegò anche che Berlusconi
era traumatizzato dal politico sciatto della Prima Repubblica. "Lui la pensa
alla greca: kalos kai agates". Bella e valorosa come da citazione classica, la
neoministra dell'Istruzione ha lo sguardo della supplente che ti frega;
rivelandosi poi più tosta della prof che era chiamata a sostituire (nella
fattispecie Letizia Moratti)». [9]
L'8 febbraio 2008, a governo Frodi già caduto, aveva
depositato una proposta di legge delega il cui secondo paragrafo era dedicato a
scuola e università. Obiettivi cardine: abolizione dei debiti formativi,
chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, finanziamenti all'università
in base alla valutazione dei risultati da parte di una commissione esterna al
mondo accademico, privatizzazione degli enti di ricerca. Concetto centrale:
agevolare la «diffusione e l'attuazione concreta nella società italiana dei
principio del merito». [10]
Appena arrivata a viale Trastevere, i giornali sono andati
a chiedere cosa pensasse della sua nomina la sorella maggiore Cinzia, maestra
alla scuola elementare "Angelo Canossi" di Pontevico e sindacalista della Cgil.
«Con lei è difficile litigare: anche quando può nascere qualche contrasto, cerca
sempre di sdrammatizzare i toni, e magari con una risata supera ogni dissidio. E
sono convinta che sarà così anche da qui innanzi. Perché sia io che Mariastella
non siamo ideologiche. Continueremo a parlare di scuole più che mai, sono certa
che ascolterà me come potrebbe ascoltare chiunque lavori in questo campo e abbia
di mira innanzitutto che i cittadini abbiano un servizio di qualità. A noi
interessa che in Italia ci sia una scuola vera, una scuola seria che risponda
alle esigenze di tutti». [11
A giugno illustrò i suoi programmi alla commissione cultura
della Camera: «Gli stipendi dei docenti vanno adeguati alla media Ocse. Lo
scontro politico resti fuori dalla scuola. Non intendo cancellare ciò che di
buono i precedenti ministri hanno fatto». Poi, il riferimento al merito: «La
scuola deve premiare gli studenti migliori. Il merito non è una fonte di
disuguaglianza, al contrario.
Oggi la società italiana ce lo dicono i dati statistici, è
immobile. I1 figlio dell'operaio è, drammaticamente, condannato a sua volta, e
se è fortunato, a fare l'operaio». Per rafforzare il concetto, si spinse a
citare le parole di Antonio Gramsci nei Quaderni dal Carcere: «Occorre
persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con
un suo speciale tirocinio...». Quindi il riferimento al Mezzogiorno, «dove i
bassi livelli di apprendimento, la povertà e il degrado sociale rappresentano un
male da estirpare». [111burocrazia. «La scuola ha una normativa farraginosa,
bizantina. È ridicolo prendersela con il ministro di turno al di là
dell'appartenenza politica. Il problema sono le risorse. È giusto che i
cittadini sappiano che il 97 per cento del bilancio dell'Istruzione è fatto di
personale e in queste condizioni il sistema non può reggere. E sciocco difendere
lo status quo». [12] Insediata da poco più di un mese, ha presentato un piano di
taglio di 148 mila posti di cui 101 mila insegnanti e 47 mila amministrativi e
ausiliari: il 15 per cento dei 990 mila addetti del settore, taglio
particolarmente incisivo per il personale non insegnante (un quinto dei 250 mila
addetti) e molto consistente anche per i docenti (-13,5). A complicare le cose,
l'anomala distribuzione territoriale del personale: il Mezzogiorno ha il 24,5%
degli abitanti e il 30% degli insegnanti e del personale non docente; nelle
isole 11,5% della popolazione, 16% degli insegnanti, 13,6% dei non docenti.
Inevitabile che la cura dimagrante interessi soprattutto Mezzogiorno e isole.
[13]
Dopo un suo intervento del 23 agosto a Cortina, l'hanno
accusata di aver detto che i docenti che insegnano negli istituti del Sud
abbassano il livello della nostra scuola. Ha spiegato: «Mi riferivo ai dati
delle indagini Ocse-Pisa sui livelli di apprendimento degli studenti italiani
che vengono effettuate ogni due anni. E l'Italia non ne esce bene. I numeri
evidenziano con chiarezza che una difficoltà maggiore delle scuole del Sud
rispetto a quelle del Nord sia nei livelli di apprendimento relativi alla
lettura, alle scienze ed alla matematica. Quindi è la scuola a mancare di una
forte progettualità e a registrare nel complesso un gap rispetto al Nord.
Ritengo quindi che la scuola del Sud vada aiutata a migliorare rispetto ai
livelli di apprendimento degli studenti». [14]
Subito i giornali sono andati ad intervistare la
professoressa Terzo, siciliana. «Sono rimasta allibita, mi sono sentita ferita
come donna e come insegnante». Poi però s'è capito che la ministra l'aveva
chiamata al telefono e s'erano spiegate. [2] Vedendola impegnata nella battaglia
in nome del merito, molti si sono scandalizzati quando s'è saputa la storia
degli esami d'abilitazione a Reggio Calabria. Qualcuno ne ha invocato le
dimissioni. [15] Gian Antonio Stella: «Anche chi condivide le scelte sul
grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e
perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da
quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno
difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?».
[161
la: «Si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola
avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti un'educazione di
qualità». [18] Rodolfo Sala: «Fosse un'altra, Berlusconi forse avrebbe già
almeno meditato di mollarla. E invece la difende: a spada tratta, e a costo di
far scricchiolare il solido legame con Bossi». [19]
.Quanto alla vita privata, quelli che per mestiere dovrebbero scovarne le magagne hanno avuto finora poche soddisfazioni. Fama di single incallita, ha avuto una storia col deputato forzista Giuseppe Romele, 22 anni più vecchio, col quale è rimasta in rapporti di grande amicizia. Diceva lo scorso dicembre: «Si, sono single, ma spero le cose cambieranno. No, nessun devastante dramma d'amore alle spalle». [5] Di recente la stampa specializzata ha pubblicato le foto di un suo bacio con quello che si dice essere il suo fidanzata, l'imprenditore bergamasco Giorgio Patelli. [19] La passione per Vasco Rossi sembra essere il suo unico vizio. Per dire: non ha mai fumato «neanche una sigaretta». [4] Massimo della stravaganza: l'amore per la caccia. [6]