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Strumenti didattici: Un maestro solo basta e avanza. I libri di testo non si toccano per 5 anni. I maestri lavoreranno per 25 ore la settimana.

Redazione

SCUOLA
PARLA IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE MARIASTELLA GELMINI

Intervista a Famiglia Cristiana

«CAMBIAMO REGISTRO»
«La scuola italiana è come una macchina col motore rotto: noi la ripareremo e la cambieremo. Ma non c'è bisogno di nuovi finanziamenti. Non è con la benzina che si aggiusta un motore».

Quasi chiede scusa di non essere un’insegnante. «Ma lo è stata mia madre, lo è tuttora mia sorella, e conosco benissimo la fatica che costa e la passione educativa che richiede questo mestiere», spiega lei, che con i suoi 35 anni, è il ministro più giovane approdato al dicastero della Pubblica istruzione. Mariastella Gelmini liquida la "questione meridionale" emersa nelle recenti polemiche: «Non ho mai detto, né penso, che gli insegnanti del Sud abbassino la qualità della scuola, mi riferivo ai dati Ocse-Pisa, che evidenziano maggiori difficoltà nel Mezzogiorno, per questo forniremo ai ragazzi degli eserciziari per aiutarli a superare quei test».
 

Nubile, di professione avvocato, dice di non voler passare alla storia per una "sua" riforma della scuola. Ma, intanto, a colpi di decreto legge, si preparano cambiamenti che fino a pochi anni fa avrebbero provocato un "48", nella scuola italiana. Il ritorno del voto in condotta, l’introduzione dell’Educazione civica e la pagella in cifre anche per elementari e medie decisi a braccetto con Tremonti, «per una questione di chiarezza», sono le novità che aspettano insegnanti e studenti già da questo anno scolastico. Ma è dietro l’angolo il ritorno al maestro unico per la scuola elementare, per il quale il ministro ha già ottenuto il via libera dal Governo. Entro settembre presenterà il piano di "razionalizzazione" della spesa e c’è da scommettere che le sorprese non mancheranno».
• Ministro Gelmini, lei ha promesso di portare la scuola italiana in serie A. In realtà veniamo da anni di zelo riformista tradotti in un fare e disfare della tela a ogni cambio di legislatura...
«La scuola italiana ha bisogno di interventi concreti, non dell’ennesima riforma. Oggi dobbiamo avere il coraggio del cambiamento, perché così com’è organizzata la scuola non funziona».
• Ci faccia un elenco delle priorità che si propone di realizzare.
«Per prima cosa dobbiamo lavorare sulla governance. Oggi, la scuola italiana ha un assetto centralista. Non dobbiamo avere paura di trasformare le scuole in fondazioni, e questo non è un modo per privatizzarle, ma per applicare il principio della sussidiarietà».
• Non basta l’autonomia che già c’è?
«No, in concreto, l’autonomia scolastica è molto modesta. Dobbiamo rafforzare le responsabilità, ma anche il potere decisionale dei dirigenti delle scuole. Dobbiamo anche modificare la modalità di reclutamento dei docenti. Oggi non esiste uno status giuridico-professionale degli insegnanti, e l’avanzamento di carriera è solo per anzianità e non per merito. È ora di restituire dignità al corpo docente e di riconoscerne l’alta responsabilità e l’alta funzione sociale, anche pagandolo di conseguenza».
• Come sarà possibile se si parla di tagli nella spesa?
«Per la prima volta ho pubblicato in Internet il bilancio del Ministero, proprio perché risulti chiaro che oggi, per come è organizzato il bilancio della scuola, non c’è spazio per il merito: il 97 per cento della spesa se ne va in stipendi uguali per tutti, dove, peraltro, gli insegnanti sono sottopagati. Un sistema di questo genere è destinato al collasso, questa è una scuola che non ha futuro. Dobbiamo liberare risorse e introdurre flessibilità nella spesa. A questo punto, ci saranno margini non per avere più soldi, ma per spendere meglio quello che abbiamo. Non a caso, è già previsto nella Finanziaria che un 30 per cento delle risorse che andremo a risparmiare sarà investito nella "premialità" per i docenti».
• Vuol dire che ogni scuola potrà scegliere gli insegnanti che vuole?
«Ci sarà comunque una idoneità nazionale, ma poi ci deve essere la possibilità, da parte del dirigente scolastico, di scegliere l’insegnante, e anche di premiarlo».
• I tagli previsti annunciano accorpamenti di classi e aumento del massimale degli alunni, tutte cose che non possono essere viste in positivo.
«In realtà, l’Italia ha un rapporto alunno docente di 1 a 9. L’Europa, mediamente, di 1 a 12».
• Ma noi abbiamo i paesini di montagna, le isole, siamo all’avanguardia nell’inserimento dei disabili...
«Noi non abbiamo nessuna intenzione di privare i paesi di montagna della scuola. Durante l’estate abbiamo studiato un piano di razionalizzazione della spesa, che ci consentirà, innanzitutto, di agire sul numero delle ore di lezione, che verrà abbassato. Ma attenzione: non in base a una logica di risparmio, ma di necessità, perché in questi anni, con le sperimentazioni e il prolungamento a oltranza dell’orario, abbiamo ottenuto tutt’altro che un aumento della qualità. Poi, lavoreremo sulla riforma degli ordinamenti, ed è mia intenzione ragionare su un ritorno al maestro unico. Anche in questo caso, è una scelta pedagogica, perché il bambino, almeno nei primi anni della primaria, ha bisogno non di discipline specifiche, ma di un punto di riferimento».
• In altri termini, lei vuole razionalizzare la spesa e insieme riformare.
«La sfida è proprio questa. Trasformare la razionalizzazione in opportunità.
Perché, vede, la scuola italiana è come una macchina col motore rotto. Non è certo immettendo benzina che la si fa ripartire».
• Un tema molto importante, sollevato da più parti, è quello del buono scuola o dello sgravio d’imposta per chi sceglie la scuola parificata. Pensa di procedere in questa direzione?
«Io credo che vada garantita la libertà di scelta delle famiglie. Voglio anche sfatare il luogo comune di una presunta conflittualità tra scuola pubblica e scuola privata. In realtà, la scuola è sempre pubblica, perché svolge una funzione fondamentale. E, quindi, non dividiamoci in fazioni, e preoccupiamoci che i nostri figli possano accedere a un percorso formativo adeguato».
• Pensate di applicare la riforma Moratti delle superiori?
«Sì, tenendo conto anche del lavoro del precedente Governo, per quanto riguarda la formazione professionale, che è importantissima, e va portata anch’essa in serie A. Per quanto riguarda il reclutamento degli insegnanti, ho chiesto la sospensione delle Ssis (Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario) e penso di sostituirle con un percorso di praticantato con esame finale».
• Si annuncia una scuola del rigore. Torna il voto in condotta, che farà media e con 5 si sarà bocciati, tornano i voti anche alle elementari e alle medie. Manterrà l’esame di riparazione?
«Sì, su questo ho seguito una linea di continuità con Fioroni: ritengo importante che i ragazzi non vengano ammessi all’anno successivo, quando ci sono lacune importanti. La scuola deve tornare a insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto con una grande concentrazione di energie sullo studio dell’italiano e della matematica. Credo, quindi, che sia giusto mantenere i corsi di recupero, per non gravare sulle famiglie, e la verifica finale. Questa è una scuola del rigore, ma è anche una scuola che sta dalla parte dei ragazzi. La scuola deve tornare a essere un ascensore sociale, e non uno strumento per livellare tutti verso il basso».

Simonetta Pagnotti
  
   
ECCO PER CHI SUONA LA CAMPANELLA
Per quasi tutti gli studenti italiani, la prima campanella del nuovo anno scolastico 2008-2009 suonerà il 15 settembre. Fa eccezione la Lombardia, dove l’appello è fissato per l’8, e la Sicilia, dove, invece, le vacanze finiranno il 17. Due le settimane di stop a Natale, dal 22 dicembre al 6 gennaio. Sei giorni, invece, a Pasqua: dal 9 al 14 aprile. I primi ad andare in vacanza, il prossimo anno, saranno gli studenti di Abruzzo, Calabria e Basilicata (6 giugno), gli ultimi, quelli di Liguria e Toscana (13 giugno).
Quello che inizia sarà l’anno più multietnico per la nostra scuola. Saranno, infatti, circa 614 mila i ragazzi stranieri che siederanno sui banchi. L’anno scorso erano 600 mila, pari al 6,4 per cento del totale. Nel 2010-2011, secondo le stime del ministero dell’Istruzione, il numero potrebbe salire a 750 mila. Il record spetta a una scuola di Torino, l’elementare Fiochetto, dove tra i 15 allievi della prima E non c’è nessun italiano. La maggiore presenza di stranieri si registra proprio nelle scuole primarie (217.716 alunni, pari al 7,7 per cento). Nelle scuole medie la percentuale scende al 7,3 per cento, mentre nelle superiori è del 4,3 per cento. La nazionalità più rappresentata è quella romena (93 mila studenti). Poco meno numerosi gli albanesi (85 mila) e i marocchini (76 mila). Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna le tre regioni dove si concentra il maggior numero di stranieri.
La scuola italiana può contare su un budget complessivo di 42 miliardi e mezzo di euro. Di questi, il 96,98 per cento del totale (41 miliardi e 174 milioni) viene speso per gli stipendi del personale: dirigenti scolastici, insegnanti e personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). La quota destinata al funzionamento (informatica di servizio, cancelleria e spese di pulizia esternalizzate) raggiunge invece i 493 milioni di euro, circa (l’1,16 per cento del totale), mentre alle spese in conto capitale, edilizia scolastica, innovazione tecnologica e sicurezza nelle scuole, è destinato lo 0,37 per cento della spesa (circa 156 milioni di euro).
E per i ragazzi che soffrono lo "stress da rientro", la società italiana di pediatria invita i genitori ad aiutare i propri figli a riallinearsi con orari e abitudini, compatibili con il lungo calendario scolastico, senza utilizzare imposizioni o metodi autoritari. Quanto al computer, dicono gli esperti, può essere molto utile ai bambini, perché, oltre al gioco, è uno strumento didattico per fare ricerche, e, soprattutto, per imparare le lingue straniere.
Antonio Sanfrancesco
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

  Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
  Ritenuta   la  straordinaria  necessita'  ed  urgenza  di  attivare
percorsi  di  istruzione  di insegnamenti relativi alla cultura della
legalita' ed al rispetto dei principi costituzionali, disciplinare le
attivita'  connesse  alla  valutazione  complessiva del comportamento
degli  studenti  nell'ambito della comunita' scolastica, reintrodurre
la  valutazione  con  voto  numerico  del rendimento scolastico degli
studenti,   adeguare   la  normativa  regolamentare  all'introduzione
dell'insegnante  unico  nella  scuola primaria, prolungare i tempi di
utilizzazione  dei  libri  di  testo adottati, ripristinare il valore
abilitante  dell'esame  finale  del  corso di laurea in scienze della
formazione  primaria  e semplificare e razionalizzare le procedure di
accesso alle scuole di specializzazione medica;
  Vista  la  deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 28 agosto 2008;
  Sulla  proposta  del  Presidente  del  Consiglio dei Ministri e del
Ministro   dell'istruzione,  dell'universita'  e  della  ricerca,  di
concerto  con  i  Ministri  dell'economia  e  delle  finanze e per la
pubblica amministrazione e l'innovazione;

                              E m a n a

                     il seguente decreto-legge:

                               Art. 1.
                     Cittadinanza e Costituzione

  1. A decorrere dall'inizio dell'anno scolastico 2008/2009, oltre ad
una  sperimentazione nazionale, ai sensi dell'articolo 11 del decreto
del  Presidente  della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, sono attivate
azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate
all'acquisizione  nel  primo  e nel secondo ciclo di istruzione delle
conoscenze   e   delle   competenze   relative   a   «Cittadinanza  e
Costituzione»,    nell'ambito   delle   aree   storico-geografica   e
storico-sociale  e  del monte ore complessivo previsto per le stesse.
Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell'infanzia.
  2.  All'attuazione del presente articolo si provvede entro i limiti
delle   risorse   umane,  strumentali  e  finanziarie  disponibili  a
legislazione vigente.

Art. 2.
            Valutazione del comportamento degli studenti

  1.  Fermo restando quanto previsto dal decreto del Presidente della
Repubblica  24 giugno  1998,  n.  249, e successive modificazioni, in
materia  di  diritti,  doveri  e  sistema disciplinare degli studenti
nelle  scuole  secondarie  di  primo  e  di secondo grado, in sede di
scrutinio intermedio e finale viene valutato il comportamento di ogni
studente   durante   tutto   il  periodo  di  permanenza  nella  sede
scolastica,  anche in relazione alla partecipazione alle attivita' ed
agli  interventi  educativi  realizzati dalle istituzioni scolastiche
anche fuori della propria sede.
  2.  A  decorrere dall'anno scolastico 2008/2009, la valutazione del
comportamento e' espressa in decimi.
  3.  La  votazione  sul  comportamento  degli  studenti,  attribuita
collegialmente  dal  consiglio  di  classe, concorre alla valutazione
complessiva dello studente e determina, se inferiore a sei decimi, la
non ammissione al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del
ciclo.  Ferma  l'applicazione della presente disposizione dall'inizio
dell'anno  scolastico  di  cui  al  comma 2, con decreto del Ministro
dell'istruzione,  dell'universita' e della ricerca sono specificati i
criteri  per  correlare  la  particolare  e  oggettiva  gravita'  del
comportamento  al  voto  insufficiente,  nonche'  eventuali modalita'
applicative del presente articolo.
Art. 3.
        Valutazione del rendimento scolastico degli studenti

  1.   Dall'anno  scolastico  2008/2009,  nella  scuola  primaria  la
valutazione  periodica  ed annuale degli apprendimenti degli alunni e
la  certificazione  delle competenze da essi acquisite e' espressa in
decimi  ed  illustrata  con giudizio analitico sul livello globale di
maturazione raggiunto dall'alunno.
  2. Dall'anno scolastico 2008/2009, nella scuola secondaria di primo
grado  la  valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli
alunni  e  la  certificazione  delle  competenze da essi acquisite e'
espressa in decimi.
  3. Sono ammessi alla classe successiva, ovvero all'esame di Stato a
conclusione  del  ciclo,  gli studenti che hanno ottenuto un voto non
inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline.
  4. L'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 17 ottobre 2005,
n.  226,  e'  abrogato  e  all'articolo 177  del  decreto legislativo
16 aprile 1994, n. 297, sono apportate le seguenti modificazioni:
    a) i commi 2, 5, 6 e 7, sono abrogati;
    b) al comma 3, dopo le parole: «Per la valutazione» sono inserite
le seguenti: «, espressa in decimi,»;
    c) al  comma 4,  le  parole:  «giudizi analitici e la valutazione
sul» sono sostituite dalle seguenti: «voti conseguiti e il»;
    d) l'applicazione dei commi 1 e 8 dello stesso articolo 177 resta
sospesa fino alla data di entrata in vigore del regolamento di cui al
comma 5;
    e) e' altresi' abrogata ogni altra disposizione incompatibile con
la  valutazione  del rendimento scolastico mediante l'attribuzione di
voto numerico espresso in decimi.
  5.  Con  regolamento  emanato  ai  sensi dell'articolo 17, comma 2,
della  legge  23 agosto  1988,  n.  400,  su  proposta  del  Ministro
dell'istruzione,  dell'universita'  e  della  ricerca, si provvede al
coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli studenti e
sono stabilite eventuali ulteriori modalita' applicative del presente
articolo.

Art. 4.
               Insegnante unico nella scuola primaria

  1.   Nell'ambito   degli   obiettivi   di   contenimento   di   cui
all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito,
con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nei regolamenti
di   cui  al  relativo  comma 4  e'  ulteriormente  previsto  che  le
istituzioni  scolastiche  costituiscono  classi  affidate ad un unico
insegnante  e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali.
Nei  regolamenti  si  tiene  comunque conto delle esigenze, correlate
alla  domanda  delle  famiglie,  di  una piu' ampia articolazione del
tempo-scuola.
  2.  Con  apposita sequenza contrattuale e a valere sulle risorse di
cui  all'articolo 64,  comma 9,  del decreto-legge 25 giugno 2008, n.
112,  convertito,  con  modificazioni,  dalla legge 6 agosto 2008, n.
133,  e'  definito  il  trattamento  economico  dovuto  per le ore di
insegnamento aggiuntive rispetto all'orario d'obbligo di insegnamento
stabilito dalle vigenti disposizioni contrattuali.

Art. 5.
                     Adozione dei libri di testo

  1.    Fermo   restando   quanto   disposto   dall'articolo 15   del
decreto-legge  25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni,
dalla  legge  6 agosto  2008,  n. 133, i competenti organi scolastici
adottano  libri  di  testo  in  relazione  ai  quali l'editore si sia
impegnato  a  mantenere invariato il contenuto nel quinquennio, salvo
le  appendici  di  aggiornamento  eventualmente necessarie da rendere
separatamente  disponibili.  Salva  la  ricorrenza  di  specifiche  e
motivate  esigenze, l'adozione dei libri di testo avviene con cadenza
quinquennale,  a  valere  per il successivo quinquennio. Il dirigente
scolastico  vigila  affinche'  le  delibere  del collegio dei docenti
concernenti  l'adozione dei libri di testo siano assunte nel rispetto
delle disposizioni vigenti.
Art. 6.
 Valore abilitante della laurea in scienze della formazione primaria

  1.  L'esame  di laurea sostenuto a conclusione dei corsi in scienze
della formazione primaria istituiti a norma dell'articolo 3, comma 2,
della  legge  19 novembre 1990, n. 341, comprensivo della valutazione
delle   attivita'   di   tirocinio  previste  dal  relativo  percorso
formativo,  ha  valore  di esame di Stato e abilita all'insegnamento,
rispettivamente, nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria.
  2.  Le  disposizioni  di cui al comma 1 si applicano anche a coloro
che hanno sostenuto l'esame di laurea conclusivo dei corsi in scienze
della formazione primaria nel periodo compreso tra la data di entrata
in  vigore della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e la data di entrata
in vigore del presente decreto.

Art. 7.
Sostituzione  dell'articolo 2,  comma 433,  della  legge  24 dicembre
                            2007, n. 244.

  1.  Il  comma 433  dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n.
244, e' sostituito dal seguente:
  «433.  Al  concorso  per  l'accesso alle scuole di specializzazione
mediche,  di  cui  al  decreto  legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e
successive  modificazioni,  possono  partecipare  tutti i laureati in
medicina  e  chirurgia.  I  laureati  di  cui  al  primo periodo, che
superino  il  concorso  ivi  previsto,  sono  ammessi  alle scuole di
specializzazione  a  condizione  che  conseguano  l'abilitazione  per
l'esercizio  dell'attivita'  professionale, ove non ancora posseduta,
entro  la  data  di inizio delle attivita' didattiche di dette scuole
immediatamente successiva al concorso espletato.».
Art. 8.
                            Norme finali

  1. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  2.  Il  presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua
pubblicazione  nella  Gazzetta  Ufficiale della Repubblica italiana e
sara' presentato alle Camere per la conversione in legge.
  Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito
nella  Raccolta  ufficiale  degli  atti  normativi  della  Repubblica
italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo
osservare.
    Dato a Roma, addi' 1° settembre 2008

                             NAPOLITANO

                              Berlusconi,  Presidente  del  Consiglio
                              dei Ministri
                              Gelmini,    Ministro   dell'istruzione,
                              dell'universita' e della ricerca
                              Tremonti,   Ministro   dell'economia  e
                              delle finanze
                              Brunetta,   Ministro  per  la  pubblica
                              amministrazione e l'innovazione

Visto, il Guardasigilli: Alfano









Postato il Martedì, 02 settembre 2008 ore 17:11:44 CEST di Salvatore Indelicato
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