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Riforma: Bene il voto in condotta, bene anche il maestro unico

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Marco Rossi-Doria (Napoli, 1954) è maestro elementare dal 1975. Ha insegnato in Italia e all’estero ed è da venti anni formatore di docenti sulle didattiche laboratoriali e le metodologie di contrasto della dispersione scolastica, del disagio e dell’esclusione precoce. Fondatore del progetto Chance, dal 1994 al 2006 è stato maestro di strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Dal 2007 è comandato, con lo stipendio di insegnante, presso la segreteria tecnica del Vice-Ministro della Pubblica Istruzione. E’ stato di recente membro della commissione per le nuove indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola media e ha lavorato ai contenuti e alle linee guida del nuovo obbligo di istruzione per tutti, fino a 16 anni. Dal settembre 2007 è membro della Commissione nazionale di indagine sull’esclusione sociale. Collabora a numerosi giornali e riviste.

 Dal quotidiano “ Liberazione “
Laura Eduati  

 

Torna il sette in condotta, anzi col cinque scatta la bocciatura. La scuola italiana fa un balzo indietro?  

 

A scuola mi comportavo bene, ma nel 1973 feci a botte coi fascisti al liceo Virgilio di Roma e mi rimandarono a settembre con tutte le materie, e finii bocciato. Eppure sono favorevole al voto in condotta. Se non si mettono dei limiti non si fa bene il proprio mestiere di adulti, poi saranno le nuove generazioni a ribellarsi alle regole. Io stesso sono poi diventato un maestro elementare rigido, ho sempre preteso la buona scrittura sui quaderni, l'attenzione all'ordine, lo scusarsi se si manca di rispetto.  

 

Perché allora molti si sollevano contro la Gelmini?  

 

La retorica di sinistra da molto tempo fatica ad entrare nel merito delle cose. Se educo mio figlio a dare il posto in autobus alle vecchiette, non capisco perché poi dovrei essere contrario alla reintroduzione della condotta. Le buone maniere e il rispetto delle norme sono le basi per fare tutto il resto. I giovani stessi, implicitamente, chiedono di venire contenuti.  

 

Basterà un voto in condotta ad arginare il bullismo? 

Il bullismo e la cattiva educazione sono cose molto diverse. Se un ragazzo prende per il culo il compagno down, deve sapere che rischia la bocciatura. Così come chi studia deve venire premiato. Ma questo deve essere chiaro dall'inizio dell'anno scolastico, poi ogni scuola nella sua autonomia può decidere le proprie regole.  

 

Fatto sta che le riforme della ministra Gelmini paiono, a molti, un ritorno all'ordine pre-sessantottino. O no?  

 

Questo mi spaventa. Nel '68 ci ribellavamo non certo per imporre la cattiva educazione ma contro le classi separate tra maschi e femmine, perché non potevamo parlare di niente. Eppure studiavamo come pazzi. Dobbiamo togliere questo alone di revanche contro i sessantottini, un atteggiamento che non serve nemmeno a Tremonti e Gelmini. Molti sessantottini sono diventati ottimi insegnanti, non meno lassisti di altri.  

 

Tornano anche i voti. Il cinque, l'otto. Come la pensa?  

 

Ciò che conta è la relazione educativa, quella con studenti e genitori. Non importa se poi usi numeri o parole, l'importante è non dare mai un giudizio sulla persona ma sull'apprendimento, spiegare che le cose bisogna saperle all'età giusta e che se non ci si riesce subito bisogna fare uno sforzo in più. Il lavoro impagabile di un insegnante sta tutto nell'avere coraggio di dire ad un bambino che fa errori di ortografia e che deve migliorare così avrà maggiori soddisfazioni.  

 

I numeri sveleranno però i cosiddetti secchioni e i somari.  

 

L'insegnante deve credere nell'equità vera e lavorare allo stesso tempo sulle differenze. Non si possono fare cose uguali per tutti, ma accentuare i talenti e rafforzare le parti deboli di ciascuno studente.  

 

Passiamo alla nuova materia obbligatoria, un'ora la settimana di Educazione alla Costituzione e alla cittadinanza. Oltre all'educazione stradale ed ecologista. Cosa ne pensa?  

 

L'educazione civica deve permeare tutta la scuola o funziona davvero poco, come le commissioni femminili dei partiti della sinistra: da questione universale viene relegata nell'angolo per mettersi a posto la coscienza. Detto questo, spero che questa materia non scada nella retorica, invisa ai giovani, ma si apra alla discussione di temi come l'ecologismo, i documenti dell'Onu e magari iniziative al di fuori della scuola.  

 

La controriforma racchiude anche il ritorno al maestro unico alle elementari, un pensiero che mette nostalgia a molti italiani. Questione di tagli, o anche questione educativa?  

 

Su questo mi trovo in difficoltà, visto che sono in parte favorevole alla proposta Gelmini.  

 

Può spiegare perché?  

 

Nei tempi del maestro unico esisteva già la possibilità di fare le classi aperte, e cioè lavorare con altri maestri. Poi si è passati obbligatoriamente alla pluralità di insegnanti. Se oggi si tornasse al maestro unico, suggerirei a Gelmini di considerare nuovamente le classi aperte, per libera scelta.  

 

Ai bambini fa meglio un solo insegnante?  

 

Quando sono molto piccoli hanno bisogno di punti di riferimento chiari. Meglio dunque un solo maestro. A partire dalla terza elementare possono cominciare a venire seguiti da più persone.  

 

E' chiaro che la riforma vuole tagliare insegnanti.  

 

Tremonti vuole il maestro unico per tagliare i costi, e tocca le elementari perché la scuola elementare italiana raggiunge comunque buoni traguardi. Mentre non viene toccata la scuola superiore, con oltre 900 indirizzi che basterebbe accorpare. Non so se quello di Gelmini è un ritorno al passato, ma se è questione di solo risparmio allora spero che serva a riflettere seriamente sulla scuola. Non è detto che sia un brutto dibattito.  

 

29/08/2008 









Postato il Venerdì, 29 agosto 2008 ore 17:43:45 CEST di Salvatore Indelicato
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