“Mi accorgo che ci sei, proprio quando non
ci sei ed allora ti vorrei”, recitava una canzone d’alcuni anni
fa. “Tannu si chianci l’amicu, quannu
si perdi e non si trova cchiù!”. Ed è proprio vero! Ci
accorgiamo d’una persona, di una “presenza”, di “qualcuno”, ci rendiamo
conto di volerla, di desiderarla, di amarla, proprio quando ci manca,
quando ci viene tolta, quando ci viene portata via, a volte
improvvisamente, per una causa sconosciuta e fastidiosa, per un motivo
oscuro e spiacevole. O peggio ancora, per paura. Come in questi giorni
che ci hanno “sottratto” (si fa per dire) la scuola e il lavoro, con un
semplice, e sofferto, colpo di penna. E così all’improvviso si rompe
quel sublime giogo della normalità, ad un tratto, quel terreno tanto
caro e tanto faticoso della quotidianità, scivola via e sprofonda sotto
i nostri piedi, che ignari cercano ancora “quel porto sicuro”, quel
sottile equilibrio tra il “dare e avere”, quel tran tran che si chiama
“vita”. E adesso che la scuola è chiusa, non per vacanza, “allerta meteo” o per sciopero, adesso che le “lezioni sono sospese” come non è mai successo nella storia della Repubblica, adesso che si fa!? La scuola ai tempi del coronavirus. Ma la scuola, come il pensiero, come i sogni, come il mare, “non la puoi fermare”, non si può blindare, non chiude mai per davvero, lascia sempre l’uscio socchiuso, uno spiraglio di speranza, un desiderio di rivincita.
Come quel “sottile filo rosso” che lega i miei colleghi che “intasano”, fino a notte fonda, la chat della scuola con la “didattica a distanza”, con “l’ottimizzazione delle lezioni e dei programmi”, con la tecnologia digitale, con la “piattaforma Fidenia”, segno di “stoico” attaccamento alla scuola e al proprio dovere di docenti. Ma la scuola non è solo lezione e valutazione, la scuola è anche altro, la scuola è anche oltre.
La scuola è luogo privilegiato di socializzazione, di integrazione, di identificazione, di imitazione, di crescita personale e morale, di sviluppo sociale e culturale. La scuola siamo noi, alunni, docenti, collaboratori, personale Ata e dirigenti. Ce ne ricorderemo di questi giorni, ce ne ricorderemo dei nostri ragazzi.
Ma per adesso,… ai tempi del coronavirus, la scuola in silenzio, in punta di piedi, chiude i portoni, ripone i registri, ferma la campanella e spegne la luce. E respira.
In attesa di ripartire più forte di prima. All’alba,… all’alba vinceremo!
Angelo Battiato

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