Nel mio
trascorso peregrinare lombardo, ricordo che un mattino di primavera,
con un gruppetto di colleghi, visitammo Villa Cargnacco, “Il Vittoriale
degli italiani”, la casa di Gabriele D’Annunzio, e mi rimase impressa
la scritta posta sul portone d’ingresso della villa, “Io ho quel che ho
donato”. Cosa voleva dire il sommo poeta? Egli spiegava il motto
dicendo che ogni cosa ch’egli ebbe in vita gli venne dal suo lavoro
letterario, i cui proventi furono sempre la sua unica risorsa, pertanto
tutto ciò che egli ha percepito economicamente, è stato il frutto di
ciò che egli ebbe precedentemente “donato” artisticamente.
D’Annunzio voleva dire, dunque, che noi siamo solamente ciò che diamo,
esistiamo se riusciamo a donare, a concedere, a offrire, a regalare.
Noi siamo il frutto del nostro lavoro, di ciò che riusciamo a creare.
Noi siamo ciò che diamo agli altri, che siamo in grado di dare. Così
semplicemente, senza interessi, senza ricompensa, senza risarcimento,
senza chiedere nulla in cambio, senza aspettare nulla dagli altri. Dare
con libertà, con dignità, con coraggio, con serenità, con gioia. Dare
di sé agli altri, dare il meglio di sé, dare il proprio io al prossimo,
ai tuoi familiari, ai tuoi amici, alla tua “diletta”, ai tuoi figli, ai
tuoi nipotini, ai tuoi colleghi, ai tuoi dipendenti, ai tuoi superiori.
Dare non è solamente un atto di generosità, di bontà, di altruismo, ma
è soprattutto un gesto dal profondo significato educativo e formativo,
un’azione di grande valore etico e morale, una “lezione” di civiltà e
d’amore.
Chi dona insegna, e chi insegna deve saper donare di sé agli altri. Si
è bravi insegnanti solo se si è capaci di donare. Così, semplicemente!
Ma per dare bisogna “essere”, perché non può donare chi non ha, ma,
soprattutto, chi non è! Se non hai qualcosa dentro, come puoi dare agli
altri? E se non sei, come puoi dare!? Come noi docenti che doniamo “a
piene mani” agli alunni, ogni giorno, un po' del nostro tempo, del
nostro sapere, delle nostre conoscenze, della nostra vita.
Ed è proprio donare il nostro verbo migliore!!
Angelo Battiato
angelo.battiato@istruzione.it