La cultura della
valutazione è la sfida della scuola che cresce.
Documentare i processi e lo sviluppo di crescita formativa
costituisce l'impegno della scuola-servizio che svolge una funzione
sociale di promozione e di sviluppo dell'intera società. Gli strumenti
adottati: Rapporto di autovalutazione, Piano di miglioramento, Piano
triennale dell'Offerta Formativa accompagnano l'iter
evolutivo di una cultura che dovrebbe produrre modifiche nei
comportamenti dei dirigenti, dei docenti e degli studenti i quali
vivono questi "momenti" e "azioni" che registrano e misurano capacità e
competenze.
Rileggere con senso critico e migliorativo il Rav, il Piano di
Miglioramento e il Piano triennale da poco elaborato e presentato
nei rispetto dei tempi prescritti è il consiglio che
l'ispettrice Fiorella Palumbo ha dato ai circa seicento dirigenti e
docenti della Sicilia orientale nel corso di un convegno-seminario,
organizzato dall'Istituto "La Farina- Basile" di Messina in rete con le
altre scuole della provincia peloritana, occasione di incontro e di
socializzazione anche con le altre scuole.
Dare senso al valutare, seguire la gradualità dei passi da svolgere,
delle tappe da conseguire, dei processi da attivare non può restare
nella scuola di oggi soltanto un auspicio, ma deve sfatare ancora le
resistenze di quanti considerano ancora la valutazione come punizione,
misurazione, agonismo, competizione e vino con disagio la prassi della
premialità annunciata dalla Legge 107/2015, ancora in fase di
svolgimento attuativo, con i molti ostacoli e disagi nell'applicazione.
Proclamare a parole di essere favorevoli alla valutazione e poi
ostacolare lo svolgimento delle prove Invalsi è un controsenso tanto
diffuso tra gli operatori scolastici e mortifica e rallenta
gli sforzi di quanti hanno intrapreso il nuovo percorso di
innovazione verso una riconosciuta e certificata qualità.
Le innovazioni metodologiche nella didattica , l'organizzazione
flessibile delle classi aperte e modulari, la didattica ribaltata, se
ben indirizzate evidenziano il cambiamento e il miglioramento e
sollecitano una certificata premialità che non contrasta con l'equità,
utilizzata da alcuni come bandiera per appiattire e omologare verso il
basso.
La preoccupazione dei dirigenti, assillati dall'ansia di prestazione
nel portare avanti i progetti e dimostrare a conclusione del triennio
gli sviluppi migliorativi della comunità scolastica, come ha detto la
preside Ornella Campo di Ragusa, si imbatte con la realtà umana
dei Collegi docenti e con le risorse disponibili, spesso limitate e
ridotte nelle prestazioni.
Il vortice delle innovazioni ha sempre caratterizzato il mondo della
scuola, creando turbini e tempeste, ma per molti "piove sul bagnato" e
"unni ci chiovi ci sciddica!"
Rendere la scuola un servizio per tutti e per ciascuno,
rispondendo ai bisogni degli studenti, attraverso le modalità del
sostegno, del recupero e del potenziamento è giustizia ed equità.
La parabola dei talenti che insegna a farli fruttare il 10%, il
5%, il 2% secondo le potenzialità di ciascuno, resta una
norma pedagogica di azione educativa che sollecita l'impegno personale
e si contrappone all'inerzia di chi nasconde il talento
ricevuto e non lo mette a frutto.
"A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza, a chi non ha sarà tolto
anche quello che ha".
Ecco i segni della premialità e dell'equità.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it