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Natura e Co-Scienza: L’Alchimia e l’estrazione delle sostanze vegetali (Parte III – Alchimia e distillazione)

Redazione
L'Alchimia è correlata alla scienza dell'Anima e dell'unione o fusione immortale delle due parti dell'uomo, del Corpo e dell'Anima. È anche la ricerca, interiore ed esteriore, che conduce ad entrare in risonanza con la Natura, con le sue due forze complementari per giungere all'armonia e alla vita eterna. Tutto ciò, similmente alla distillazione, costituisce un processo più o meno lungo e complesso, talora complicato e difficile, piuttosto che un fatto magico, istantaneo e miracoloso.
La scienza alchemica è stata sempre strettamente legata all'estrazione delle sostanze vegetali e alla loro distillazione, perché nei vegetali è presente l'Anima, il principio di Crescita - Vita, rappresentati dalle essenze o oli essenziali che producono, correlati alla dualità della manifestazione fisica, al solve et coagula, alla trasfigurazione da una forma ad un'altra.
Difatti la manifestazione universale è possibile mediante l'interazione di due fasi o principi inversi, che in realtà sono complementari e cioè essa si alterna dal manifestato al non manifestato e viceversa.
La cosa straordinaria e per molti versi sorprendente è che questi due stati sono sempre perfettamente simultanei e contemporaneamente invertibili.
E sovente ciò non è facilmente comprensibile.
Infatti si è dinanzi ad un capovolgimento di situazioni che crediamo opposte e che nel linguaggio corrente ritroviamo nelle frasi: "Trarre il vivo dal morto e il morto dal vivo", "Solve et coagula" e molte altre.
Tutto ciò confluisce anche nella spagiria (separare e unire) e nella spagirica che è l'applicazione dell'Alchimia alla produzione dei farmaci.

I simboli più significativi dei due stati della manifestazione universale sono lo Yin e Yang, la doppia spirale del maschile e femminile e la swastica (simbolo indù del Sole e di buona fortuna); nella distillazione i due principi sono la volatilizzazione del fisso e la fissazione del volatile. Lo zucchero, il fisso, diventa volatile e la forza di vita (volatile) diventa fissa condensandosi in alcol
I simboli più significativi dei due stati della manifestazione universale sono lo Yin e Yang, la doppia spirale del maschile e femminile e la swastica (simbolo indù del Sole e di buona fortuna); nella distillazione i due principi sono la volatilizzazione del fisso e la fissazione del volatile. Lo zucchero, il fisso, diventa volatile e la forza di vita (volatile) diventa fissa condensandosi in alcol.

Nell'Alchimia riguardo la manifestazione universale si individua la dualità nel MERCURIO e nello ZOLFO, dalla cui interazione scaturisce il SALE cioè la materia vera e propria.
Il mercurio, lo zolfo e il sale costituiscono insieme l'UNITA' TRIADE.
Il sale è il neutro, il mercurio il principio passivo e lo zolfo è l'Anima del fuoco invisibile (luce pesante, debole o oscura) il principio attivo ed ogni essere unisce in se questi tre principi.
Il mercurio, lo zolfo e il sale tuttavia non sono in riferimento con gli elementi della chimica, ma piuttosto forme di manifestazione delle sostanze o sostanze non ancora conosciute.
Difatti nella terminologia alchemica il Mercurio significa il principio vitale o il prana della tradizione indiana, lo zolfo significa l'Anima e la Coscienza o l'Atma della tradizione indù, il sale significa il corpo, il solido o la materia nel senso proprio.
Il Mercurio, nel regno vegetale, è rappresentato dall'alcol etilico (C2H5OH) che è allo stesso tempo fuoco ed acqua ed è un liquido trasparente ed infiammabile.
Lo zolfo, nel regno vegetale, nella sua forma più pura è rappresentato dagli oli essenziali, che sono liquidi a temperatura ambiente e che bruciano con fiamma fuligginosa, sono volatili e, in generale, più leggeri dell'acqua.
Il sale rappresenta il corpo strutturale delle piante ed è fisso o concreto, costituito da una parte idrosolubile e da una parte non solubile.
Tali principi si appalesano ai nostri sensi sotto quadruplice forma:
1) solida, 2) liquida, 3) gassosa, 4) radiosa, che corrispondono ai quattro elementi: Terra, Acqua, Aria, Fuoco.
A causa delle loro duplici caratteristiche gli elementi possono trasformarsi l'uno nell'altro, ed essi presi a due a due hanno sempre delle caratteristiche in comune.
In questi quattro elementi è presente un quinto elemento o una QUINTA ESSENTIA (ETERE, PENSIERO, COSCIENZA E AMORE UNIVERSALI), che tuttavia non corrisponde a nessuno di essi ma ne è il nucleo spirituale e l'estratto di tutti gli elementi.
Tutto ciò che esiste ha la sua origine in essa ed è la forza vitale di tutti gli esseri viventi.
Pertanto rimane da aggiungere come la quinta essentia o la coscienza cosmica, il pensiero, il sentimento, l'emozione, non siano ininfluenti così come comunemente si crede, ma siano in realtà cruciali e determinanti nella manifestazione terrestre.
Il fuoco significa calore, espansione, l'attivo, il principio maschile, la volontà; l'aria, che è più densa, viene precipitata dal fuoco ed è mediatrice tra il fuoco e l'acqua; l'acqua è la somma del fuoco e dell'aria coagulati; la terra è solida e racchiude in sé gli altri tre elementi e deve portare alla coscienza ciò che ancora non possiede e portare a frutto l'immortalità e la vita eterna.
Gli elementi della Natura caratterizzati dal principio universale, dalla dualità, dalla triade, dalla quadruplicità dei quattro elementi e dalla quintuplicità dei quattro elementi con l'etere, sono espressi dai cinque solidi di Platone (tetraedro, cubo, ottaedro, icosaedro, dodecaedro).
Se si vogliono estrarre il Mercurio, lo zolfo e i Sali dalle piante, la prima operazione consiste nell'estrazione dell'olio essenziale che è la parte liquida e volatile dello zolfo.
L'estrazione degli oli essenziali si realizza mediante la sfumatura, la distillazione o con solventi.
Il Mercurio, cioè l'alcol, si ottiene con la fermentazione e la successiva distillazione.
I Sali si ottengono rispettivamente dall'evaporazione del liquido rimasto in caldaia dopo la distillazione per ottenere l'alcol (parte fissa dello zolfo), mentre il sale vero e proprio è ottenuto dall'incenerimento e dalla calcinazione delle parti di vegetale disidratate.
La distillazione è un'operazione con la quale si possono separare le sostanze volatili da quelle che non lo sono, o i liquidi volatili uno dall'altro se essi hanno punti di ebollizione diversi (distillazione frazionata).
Mediante la volatilizzazione del volatile e la fissazione del fisso tale processo evidenzia il ruolo della quinta essentia (coscienza, pensiero, amore, etere universali) nella manifestazione terrestre, ed è per questo che gli Alchimisti hanno sempre attribuito ad esso una grande importanza.
La distillazione come oggi noi la conosciamo, è il frutto di una serie di osservazioni, di lavoro e di scoperte, realizzate durante un periodo lunghissimo, il quale inizia già ai primi albori della civiltà.
I Cinesi conoscevano l'acquavite di cereali 600 anni prima della nascita di Cristo.
È un metodo che consente di estrarre gli oli essenziali, le sostanze vegetali volatili ed aromatiche ed importante nella preparazione delle bevande alcoliche.
Gli Egiziani dettero impulso alla scienza, che essi denominarono "Chemìa" e che poi gli Arabi chiamarono "Alchemìa".
A tali popoli erano note le tecniche della sublimazione, della filtrazione, della distillazione.
Gli Egiziani, come descriveva nel IV secolo a.C. Sinesio, conoscevano e usavano apparecchi per la distillazione del vino e del sidro già 40 secoli a.C. ed, ancora, idearono e costruirono uno strumento noto come 'idroscopio', il quale è da considerarsi il primogenitore del densimetro o dell'areometro e dell'alcolometro.
Gli Arabi appresero l'arte della distillazione dagli Egiziani, da quando conquistarono il loro paese nel 640 d.C., portandola ad un grado di perfezionamento davvero notevole, sino a giungere, in epoca più tarda, a divenire veri e incontrastati maestri.
Le parole alambicco e alcool sono di chiara derivazione araba.
L'arabo Rhazès descrisse, in un manoscritto, la preparazione dell'acqua della vita e il metodo di distillazione per concentrare l'alcool, facendo passare i vapori alcolici attraverso la calce viva o la cenere.
Altresì cita i procedimenti per estrarre i profumi dai fiori.
Rhazès è senza dubbio il maggior chimico della sua epoca, riuscendo a fornire una esatta descrizione dei metodi di distillazione: per ascensum, per descensum e per latus.
Avicenna, medico arabo del X secolo, ci fornisce una completa descrizione degli apparecchi di distillazione e paragona la cucurbita allo stomaco, il capitello alla testa e il refrigerante al naso.
Zosimo Panopolitano o il tebano, che visse nel IV secolo a.C., in un suo scritto su "l'acqua divina", descrisse i particolari di alcuni apparecchi di distillazione da lui stesso osservati in un tempio antico di Menfi e impiegati dagli Arabi per preparare l'acquavite.
Il primo di questi apparecchi da distillazione, chiamato "Crisopea", è quello descritto da una Cleopatra del II sec. a.C., nella sua opera intitolata "Crysopoica" che verte sull'arte di preparare l'oro.
La Crisopea era un alambicco a fuoco diretto, costituito da due recipienti sferici: l'inferiore detto lopàs, dove veniva posta la materia da distillare, che poggiava sul forno detto phorà. Il lopas era poi collegato al phiale in cui avveniva la condensazione dei vapori
Maria l'Ebrea, che si crede contemporanea di Zosimo, utilizzava per riscaldare i distillatori il bagno di cenere o il vapore acqueo, ideando in tal modo il riscaldamento a bagno maria.
Ai tempi dell'imperatore romano Tiberio, Dioscoride Cilicio utilizzava un apparecchio da lui denominato ambic (elmo), che dagli alchimisti arabi fu ridenominato alambic, nome che è rimasto pressoché uguale sino a tutt'oggi.
Nell'ottavo secolo d.C. Marcus Graecus scrive un'opera, Liber ad camburendos, in cui si ritrovano tracce profonde sugli aspetti della distillazione e sull'ottenimento della acquavite.
In seguito troviamo molti altri sperimentatori, che impiegarono e studiarono la distillazione, come Alberto il grande (1193-1280), Arnaldo da Villanova (1240-1319), Taddeo Alderotti, Raimondo Lullo e Michele Savonarola. La sicura scoperta dell'alcool si può far risalire al 1100 d.C. circa.
Ad Arnaldo da Villanova, professore nell' Università di Montpellier, si deve il nome di acqua della vita: acqua ardente o acqua d'immortalità, essenza meravigliosa o acqua d'oro, che si credeva prolungasse la vita così come è scritto nella sua opera 'Tractatus de vino'.
Quindi pure la denominazione di acquavite, tutt'ora in uso, è da attribuire al Villanova.
Dopo la morte di Arnaldo da Villanova, continua lo studio dei processi legati alla distillazione un suo discepolo, il famoso Alchimista Raimondo Lullo (1233-1313), nato a Palma de Maiorca il 1233/35, al cui nome è legata anche una gentile leggenda di dolore e di amore.
Egli fu il primo autore che tratta dell'arricchimento dell'acqua della vita, per mezzo di ripetute distillazioni e condensazioni.

Alcuni degli Alchimisti più famosi e leggendari che hanno contribuito al progresso dell'Alchimia e della distillazione: Raimondo Lullo (1233-1313), Arnaldo da Villanova (1240-1319) e Nicolas Flamel (1330-1418)
Alcuni degli Alchimisti più famosi e leggendari che hanno contribuito al progresso dell'Alchimia e della distillazione: Raimondo Lullo (1233-1313), Arnaldo da Villanova (1240-1319) e Nicolas Flamel (1330-1418)

Per la condensazione ideò e costruì il "rentontorium" il capostipite del condensatore retrogradatore, introducendo in questo modo il procedimento della rettificazione.
Nicolas Flamel (1330-1418) si interessa alla distillazione e all'Alchimia, in riferimento alla ricerca della pietra filosofale ed alla trasformazione dei metalli in oro.
In effetti divenne estremamente ricco ed esistono documenti che testimoniano molte delle sue donazioni, ad ospedali e per erigere cappelle.
Ancora oggi sopravvivono 40 di queste opere.
La sua vita è avvolta da un alone di leggenda e si racconta che insieme alla moglie Perenelle non abbiano conosciuto la morte, grazie all'elisir di lunga vita.
Nel 1440 Michele Savonarola da Padova, zio del famoso frate, pubblica un trattato sulla distillazione il "Confidencia acquae vitae" dove descrive il primo alambicco e refrigerante in metallo; quest'ultimo funzionante con il continuo circolo di acqua fredda.
Altresì nei distillatori da lui ideati e costruiti previde ampie superfici di raffreddamento, ottenendo così degli spiriti a forte concentrazione alcolica.
Tali apparecchi, per quei tempi , segnavano un progresso davvero notevole.
Inoltre ideò ed applicò diversi procedimenti, per determinare la forza alcolica del distillato, classificò in tre tipi l'acquavite: la semplice, la comune e la quintaessentia o quintessenza ottenuta da ridistillazioni.
Seppe dare anche delle indicazioni sulla miscelazione dell'acquavite con sostanze aromatiche e di altro tipo tratte dai vegetali, ricorrendo sia alla macerazione che alla distillazione, denominando tale bevanda "acqua ardens composita".
E mentre si escogitavano i mezzi per arrivare ad una maggiore concentrazione dell'alcol nell'acquavite, i Veneziani ne intraprendevano il commercio di esportazione verso paesi lontani, iniziando con gli Olandesi un commercio esteso e rimuneratore.
Il tedesco Basilio Valentino (1413), giunse ad ideare ed applicare il metodo per ottenere un'alta concentrazione dell'acquavite, mescolandola con della calce anidra, che idratandosi la impoveriva dell'acqua e la rendeva al massimo della gradazione.
Nel 1609 Giambattista Della Porta da Napoli descrisse e disegnò, nella sua opera "De Distillationibus", due distillatori uno dei quali costituito da una caldaia sormontata da un tubo a 4 anse, che superiormente terminava con una capacità in funzione di testa o espansione di raffreddamento, congiunta ad un tubo laterale adduttore.
Un apparecchio simile, migliorato, venne pure costruito da Vannoccio Biringuccio da Siena e descritto nella sua opera "De la Pirotechnia".
L'altro distillatore, che G. B. Della Porta descrisse e che denominò idra a sette teste, può ben dirsi come il capostipite, che diede origine ai moderni distillatori a distillazione frazionata.
Questo apparecchio che montava, dopo la caldaia, sette successive espansioni o teste, non è che un multiplo di un distillatore precedentemente ideato da Zosimo.
In tale distillatore, grazie alle condensazioni dei vapori acquosi e alle retrogradazioni realizzate sfruttando l'azione refrigerante svolta dall'aria, e che avvenivano nelle diverse espansioni sino nell'ultima testa, si riuscì ad ottenere uno spirito più forte .
Nel 1780 Argand idea ed applica lo scaldavino, sfruttando il calore sviluppato per vaporizzare il liquido posto nella caldaia per riscaldare, sia pure parzialmente, la successiva materia da distillare, attuando così la distillazione di tipo continuo.
Molti altri ricercatori, successivamente, apportarono alla distillazione altre idee e miglioramenti sino a giungere al Solimani e soprattutto a Edoard Adam, che ispirandosi all'apparato di Woulf, seppe dare attuazione pratica ad un apparecchio di distillazione risolvendo in modo perfetto diversi problemi costruttivi.
Il distillatore di Edoard Adam, da ritenersi una trasformazione dell'apparato del Woulf, consisteva in una serie di casse metalliche, unite da un lato al collo d'oca proveniente dalla caldaia e, dall'altro lato, al refrigerante.
Durante il funzionamento le casse, man mano avveniva la condensazione dei vapori, si riempivano, pertanto le pressioni aumentavano e l'ebollizione si faceva sempre più difficile, per cui la conseguenza di questa disposizione era l'ottenimento di alcol ad elevata gradazione.
L'apparato di Woulf, che rese possibile il perfezionamento della distillazione, risulta formato da una serie di bottiglie B e C a tre aperture, in cui nella prima penetra un tubo sino in fondo, nella seconda o di mezzo un tubo verticale ha funzione di manometro ad aria libera e dalla rimanente bocca esce un tubo che comunica con la parte gassosa del recipiente.
I recipienti sono congiunti tra loro e con un pallone da un lato da cui si svolge, ad esempio, del gas o del vapore e dall'altro lato con la provetta di raccolta del distillato.
Le pressioni indicate dai manometri si sommano man mano che si allontanano dalla provetta di raccolta.
Cosicché se nella provetta di raccolta vi è uno strato d'acqua uguale a 2 e nei recipienti uno strato d'acqua uguale a 1, nel recipiente vicino alla caldaia si determinerà una pressione di 2 più quella data dallo strato d'acqua del recipiente intermedio, cioè una pressione totale di 3 (2+1), mentre nel pallone equivalente alla caldaia una pressione totale di 4 (2+1+1).
Tale apparecchio rappresenta il precursore insieme all'apparecchio di distillazione messo a punto da Edoard Adam, di tutti i distillatori costruiti nei tempi successivi sino a giungere a quelli usati attualmente dall'industria della distillazione.

Nella figura sono riportati gli elementi di un rettificatore che sono analoghi a quelli dell'apparato di Woulf, che ha consentito il perfezionamento dei distillatori e del processo della distillazione.
Nella figura sono riportati gli elementi di un rettificatore che sono analoghi a quelli dell'apparato di Woulf, che ha consentito il perfezionamento dei distillatori e del processo della distillazione.
Da Steiner, Chimiste-Distillateur, 1890, Traité pratique de la fabrication des Eaux-De-Vie par la distillation, Paris, Garnier frères, Libraires - Editeurs

Infatti nel 1805 Isacco Bernard, costruisce un distillatore con apparati più perfezionati, ponendo dopo il collo di cigno un'apparecchiatura o deflemmatore avente numerosi diaframmi, la quale faceva refluire in basso il condensato mentre il vapore continuava verso l'alto la sua strada; inoltre inseriva fra la caldaia e la testa di moro un'altro componente da lui denominato tubo di sicurezza, che in pratica costituiva il primo modello delle colonne a piatti che, con alcune varianti, sono ancora in uso.
Da questo tempo gli inventori e le invenzioni si moltiplicarono e fra i nomi degli sperimentatori sono da ricordare quelli di: Allegre, Menard, Baglioni, Cellier, Egrot, Blumenthal.
Nel 1818 Derosne pervenne ad una maggiore perfezione nella distillazione, rendendola continua e così ispirando al Savalle l'idea degli apparecchi che questi costruì.
Al perfezionamento della distillazione e della industria ad essa collegata, concorsero quindi moltissime generazioni di studiosi e ciò insieme al progresso generale della civiltà.
I principali sistemi ideati ed applicati per distillare, come è stato già accennato, sono quelli per ascensum, per descensum e per latus.
Il sistema per ascensum funziona per salita dei vapori provenienti dalla caldaia o cucurbita, i quali si condensano superiormente nell'elmo o campana o capitello grazie al raffreddamento esplicato dall'aria in questa parte del distillatore, che pertanto non risulta collegato ad alcun refrigerante.
Il distillatore funzionante per "descensum", è un apparecchio strutturato alla rovescia rispetto a quello prima descritto.
Difatti la cucurbita dove viene posta la materia da distillare è collocata in alto e ivi riscaldata ed unita ad un vaso condensatore posto in basso, dove avviene la condensazione dei vapori e quindi l'ottenimento del distillato.
Tale apparecchio di distillazione era e può essere indicato per quelle sostanze che hanno difficoltà, a causa della loro specifica composizione, a distillare.
Il Della Porta, per tale metodo, al posto di impiegare la legna per il riscaldamento,propose l'utilizzo di uno specchio concavo per dirigere i raggi del sole verso la cucurbita, ideando in tal modo la cosiddetta distillazione per descensum et solis calorem.
Il metodo di distillazione per latus, fu un diretto derivato di quello per ascensum, difatti l'unica differenza rispetto a questo è che i vapori alcolici sono deviati lateralmente ed ivi condensati, mediante il noto collo di cigno.
Da questi apparecchi sono stati originati la maggior parte dei distillatori oggi in uso, che possono comprendere, ovviamente, altri componenti aggiuntivi quali il refrigerante ad acqua, condensatori supplementari, colonne a piatti, ecc..
Da ricordare l'opera degli Alchimisti i quali si dedicarono all'arte della distillazione al fine di unire l'interiore con l'esteriore, il processo materiale a quello spirituale, per pervenire all'ottenimento della pietra filosofale o dell'elisir di lunga vita, ovvero dell'immortalità.
Gli Alchimisti cercarono di coniugare il mondo visibile col mondo invisibile e di pervenire alla trasmutazione dei metalli, ovvero a quel processo che avrebbe permesso di ottenere l'oro da un vile metallo, che però celava la vera ricerca e cioè di come l'uomo può elevarsi ed ascendere con la trasmutazione della materia a piani di esistenza più elevati.
Nonostante il ridicolo attribuito da alcuni studiosi alla ricerca degli Alchimisti, essa è stata fondamentale in quanto svilupparono vari procedimenti chimici e di distillazione, che hanno contribuito al miglioramento della chimica e della scienza moderne.
Oltretutto sino al XIX secolo molti chimici erano vicini a questi pionieri della chimica e cioè agli Alchimisti, poiché erano dell'idea che alla base di ogni trasformazione chimica e degli elementi chimici stessi vi fosse una forza vitale o assimilatrice come affermava Berzelius nelle sue opere del 1807.
Le Fevre ed altri ricercatori individuavano nello Spirito universale il motore della chimica e della manifestazione terrestre.
Quindi in quel periodo la chimica, la distillazione, le reazioni chimiche e quant'altro, aveva, contrariamente a quanto succede oggi, per oggetto lo studio e la sperimentazione di tutte le cose: corporee e materiali insieme a quelle invisibili ed immateriali.
La distillazione costituisce un fatto complesso, nel quale diversi elementi entrano in gioco.
Essa consiste nella condensazione dei vapori più volatili provenienti da una miscela, ad esempio, idroalcolica posta a riscaldare in un bollitore o caldaia e realizzata nel refrigerante.
I diversi casi riscontrati nella distillazione si possono così riassumere:
a) se si tratta di un miscuglio di sostanze volatili insieme a delle altre fisse, per mezzo della distillazione, si ottiene la separazione di quelle volatili da quelle che non lo sono, le quali rimangono nella caldaia;
b) se si tratta di sostanze solide che si sottopongono alla distillazione, si ha la sublimazione.
Ad esempio, dalla resina del benzoino, si estrae per sublimazione l'acido benzoico;
c) se il distillato che si ottiene è dovuto all'azione del calore a cui è stata esposta il particolare tipo di sostanza, che per sua natura non preesisteva nella stessa sostanza, si ha la distillazione secca. L'esempio di ciò è offerto dalla distillazione del legno da cui si ottiene l'acido acetico, l'alcol metilico e diversi gas.

L'evaporazione avviene quando si somministra l'energia capace di fare allontanare dalla superficie di una sostanza o da un liquido, le molecole costituenti, ovvero l'energia per superare la forza della tensione superficiale, esistente nei legami fra le molecole di un liquido sulla sua superficie libera.
Questi legami si indeboliscono allorché si aggiunge del cloruro di sodio, ad esempio, all'acqua. Infatti in questo caso l'evaporazione avviene prima che normalmente e insieme all'innalzamento del punto di ebollizione a circa 106°C.
Quindi l'evaporazione è una risultante della temperatura a cui si sottopone un liquido e della sua tensione, che è diversa per ogni tipo di sostanza.
Pertanto diminuendo la pressione l'evaporazione avviene ad una temperatura più bassa, rispetto a quella riscontrata alla pressione ordinaria.
L'evaporazione produce un raffreddamento della massa in cui ha luogo.

L'ebollizione si verifica quando nel liquido, sottoposto al riscaldamento, si ha la formazione di bolle di vapore nella sua stessa massa.
Si tratta di un rapido e tumultuoso passaggio allo stato vaporoso.
Inoltre se applichiamo al recipiente un termometro esso si ferma in un determinato punto della scala termometrica, nel momento in cui si verifica l'ebollizione.
Allorquando la sostanza è omogenea tale valore sarà identico dall'inizio dell'ebollizione sino alla sua conclusione e sempreché si compia a pressione costante.
Ad esempio, l'acqua bolle a 100°C alla pressione esistente al livello del mare, mentre sulla cima del monte Bianco, ad una pressione più bassa, bolle a circa 84°C.
Se le sostanze sono eterogenee, il grado di temperatura è crescente man mano si procede nell'ebollizione, poiché è varia la volatilità di ciascun componente della miscela.
La condensazione avviene quando al di sopra di un liquido che bolle si mette un corpo freddo, si assiste così al passaggio dallo stato di vapore a quello liquido, il quale caratterizza la condensazione.
Tale processo nella distillazione si media con i deflemmatori e più efficacemente con l'applicazione del refrigerante, il quale per il raffreddamento sfrutta il continuo circolo di acqua fredda.
Difatti senza il continuo fluire dell'acqua che asporta il calore, ben presto in tale dispositivo si avrebbe la stessa temperatura della caldaia o del liquido in ebollizione, vanificando così la condensazione dei vapori.
Nella distillazione, quindi, si osservano due passaggi di stato:
il primo quando a seguito della somministrazione del calore il liquido bolle emettendo i vapori, il secondo quando sottraendo la stessa quantità di calore, per mezzo del refrigerante, esso ritorna allo stato liquido.

Diverse possibilità ed effetti nella distillazione
E' molto raro che si distilli una sostanza allo stato puro, il più delle volte si sottopone alla distillazione una mescolanza di più sostanze, con l'intento di separarle.
In proposito si possono avere i seguenti casi:
a) un corpo volatile è mescolato a uno fisso;
b) più sostanze mescolate insieme, che bollono a temperature diverse;
c) una mescolanza di diverse sostanze, con diversi punti di ebollizione e che contengono dei corpi fissi.
La distillazione, in questi casi, conduce a risultati diversi.
Il primo caso è esemplificato dall'acqua di mare, cioè da una miscela di acqua e sale.
L'acqua bolle a 100° C, mentre se viene mescolata con il sale bolle a circa 106°C, e se tale miscela viene sottoposta all'ebollizione essa si concentra sempre di più e la temperatura di ebollizione progressivamente aumenta.
Il secondo caso si verifica quando si è in presenza di due liquidi miscelati insieme, che bollono a diverse temperature.
Se i due liquidi sono fra essi insolubili, la distillazione procede secondo la legge di Dalton, ovverosia ciascuno si volatilizza alla propria temperatura di ebollizione come se fosse solo e alla propria tensione di vapore senza nessuna alterazione della stessa.
Ad esempio, il punto di ebollizione della miscela olio-acqua o olio essenziale - acqua corrisponde alla temperatura a cui la somma delle pressioni parziali è uguale a quella atmosferica.
Ciò di solito accade ad una temperatura inferiore a quella del componente più volatile, cioè l'acqua.
Ne risulta in questo modo la separazione del liquido più alto bollente (olio) ad una temperatura inferiore, con notevole vantaggio sulla stabilità dei componenti termolabili.
Se, invece, i due liquidi sono reciprocamente solubili, la distillazione si complica in modo quasi indecifrabile, poiché a causa della solubilità dei vapori dei due componenti, cambia, man mano procede l'evaporazione, la proporzione dei due liquidi nella caldaia divenendo difficile la determinazione di tutte le variabili.
Però gli apparecchi di distillazione tendenti a separare i diversi liquidi volatili a diverse temperature, grazie al loro perfezionamento riescono nella separazione, perché a misura che avviene il raffreddamento dei vapori e quindi la condensazione, il vapore che resiste è quello emesso dal liquido più volatile, accompagnato da minori quantità dell'altro componente meno volatile, il quale subisce la retrogradazione e quindi il ritorno nella caldaia.
Il terzo caso si verifica quando due liquidi sono miscelati tra di essi e insieme a dei corpi fissi. E' il caso più frequente e, all'inizio della distillazione, passano le sostanze più volatili, dopo quelle che vengono trascinate dal vapore. Tale trascinamento provoca il passaggio di diverse impurità nel distillato, che pertanto dovrà poi essere rettificato mediante le opportune apparecchiature.
La distillazione si usa distinguere in semplice con condensazione diretta dei vapori, che si verifica negli apparecchi semplici di distillazione, e in distillazione a condensazione parziale dei vapori, ovvero con riflusso, come quella che si osserva negli apparecchi di distillazione provvisti del deflemmatore.

Punti di ebollizione dei liquidi e delle miscele
La tabella sottostante elaborata da Groening e modificata da Otto, indica i punti di ebollizione di diverse soluzioni idroalcoliche con una determinata % di alcol e di acqua nella composizione.
La tabella indica pure la proporzione di alcol contenuta nei vapori, che vengono emessi durante la distillazione.
Per mezzo della tabella è possibile stabilire quando in una distillazione si raccoglie la totalità dell'alcol.


Infatti supponendo di sottoporre alla distillazione un vino al 10 % di alcool ed applicando al distillatore due vasi di rettificazione dopo la caldaia, si realizza, in linea teorica, la seguente situazione:
nella caldaia all'ebollizione i vapori emessi avranno una concentrazione del 55 % circa di alcol in volume.
Di seguito dal primo rettificatore e dalla miscela condensatesi col 55 % circa di alcol e all'ebollizione i vapori emessi, avranno una concentrazione di alcol di circa 85-87 % in volume; infine all'uscita del secondo rettificatore i vapori emessi dalla miscela all' 85-87 % di alcol produrranno un distillato al 90-92 % di alcol in volume.
Invece distillando un vino al 2 % di alcol sarà necessario applicare al distillatore un terzo rettificatore, al fine di pervenire ad un distillato con la stessa % di alcol finale ed indicata nel caso precedente.
Inoltre dalla tabella di Groening risulta, che il vapore sviluppatosi da una miscela idroalcolica è sempre surriscaldato e non è un vapore saturo.
Ad esempio, nel caso di un vino contenente il 10 % di alcool in volume, il suo punto di ebollizione corrisponde a 92.5°C e la ricchezza alcolica dei vapori si colloca al 55 % di alcol in volume.
Un liquido idroalcolico al 55 % in volume di alcol ha un punto di ebollizione di circa 81,8°C e quindi i vapori con una ricchezza alcolica del 55 % si condensano alla stessa temperatura, ovvero alla temperatura di 81.8°C si verifica il passaggio dallo stato liquido a quello di vapore.
Pertanto il vapore emesso da un vino al 10 % di alcool si trova surriscaldato di: 92.5°C- 81.8°C = 10.7°C.
Quindi riguardo ai prodotti alcolici esiste una differenza fra quello che accade nell'evaporazione e ciò che si verifica nella condensazione dei vapori.
L'evaporazione ha in se una anomalia stante il vapore surriscaldato emesso, la condensazione al contrario produce un vapore alcolico acquoso simile ad un corpo fisso e determinato.
Quando si riscalda un liquido, la tensione del suo vapore aumenta sino a eguagliare o superare di poco la pressione sovrastante.

L'ebollizione è legata alle seguenti leggi:
1) legge di Dalton:
per un liquido la temperatura di ebollizione è invariabile a pressione costante. Tale punto di ebollizione si raggiunge nel momento in cui la tensione del suo vapore è uguale o supera la pressione a cui il liquido è sottoposto.
2) La temperatura a cui un liquido bolle rimane costante qualunque sia la fonte di calore.
Quindi l'ebollizione è influenzata dalla pressione determinandone anche il suo valore.
Alla pressione ordinaria slm di 760 mm di mercurio, l'acqua bolle a 100° C e l'alcol a 78.3°C.
Pertanto se la pressione è in un valore superiore rispetto all'ordinario si innalza proporzionalmente il punto di ebollizione del liquido, mentre se la stessa diminuisce l'ebollizione ha luogo ad una temperatura inferiore.
In quest'ultimo caso sono evidenti i vantaggi di una diminuzione della pressione in un processo di distillazione, poiché potendo raggiungere una temperatura più bassa di quella ordinaria, come nel caso della distillazione compiuta a pressione ridotta, non si rischia di alterare i prodotti e la qualità dei distillati, come nella distillazione ordinaria proprio a causa delle alte temperature raggiunte .
La miscela alcol etilico e acqua, sostanze completamente miscibili tra di esse, presenta un minimo del punto di ebollizione e cioè un massimo della sua tensione di vapore, il che si verifica ad una concentrazione del 63 % di alcol.
Questo minimo viene denominato punto eutettico.
Nella distillazione di una miscela di questo tipo, distillerà dapprima il miscuglio, che ha la massima tensione di vapore e pertanto diventa difficile la separazione dei componenti allo stato puro con una sola distillazione.
Inoltre, sempre a tale proposito, la curva di condensazione e quella di ebollizione di una miscela idroalcolica, si incrociano nel punto alla temperatura di 78.15°C, e ciò significa che la composizione del liquido alla temperatura indicata è identica a quella del vapore emesso durante l'ebollizione e che non è possibile ottenere per mezzo della distillazione una maggiore concentrazione di quella segnata nel punto di incontro. Questo punto minimo si denomina punto azeotropico.
Pertanto a pressione ordinaria la miscela alcol etilico e acqua, ha un punto azeotropico pari a 78.15°C ed una miscela azeotropica contiene il 95 % circa di alcol in peso.
Il punto di ebollizione di una miscela idroalcolica risulta intermedio tra i punti di ebollizione delle sostanze pure cioè si colloca fra 78.3°C e 100°C, in relazione al contenuto di ciascun componente nella miscela. Quindi più l'alcol è presente in una miscela più il punto di ebollizione della stessa si avvicina a 78.3°C.

Tensione di vapore
Un liquido rimane tale fintantoché esiste l'equilibrio con il suo vapore, cioè ogni liquido possiede una tensione di vapore, che è la risultante della forza dei legami fra le molecole instaurata sul suo velo superficiale.
Nel momento in cui si somministra energia, sottoforma di calore o si diminuisce la pressione, tale forza o tensione viene superata e le molecole del liquido cominciano ad abbandonare il velo superficiale avvenendo così l'evaporazione.
Pertanto la tensione di vapore aumenta al crescere della temperatura o al diminuire della pressione, all'inverso diminuisce.
I liquidi che hanno una elevata tensione di vapore alla temperatura ambientale o ordinaria, sono volatili e posseggono anche un punto di ebollizione basso.
In presenza di due diversi liquidi miscibili tra di essi e con tensioni di vapore diversi, la tensione di vapore risulta intermedia tra i due valori, a seconda della concentrazione dell'uno e dell'altro componente.

Deflemmazione
La deflemmazione consiste in una parziale distillazione frazionata, che si opera sui prodotti intermedi ottenuti nella produzione dell'alcol, quali le flemme e le acquaviti, allo scopo di concentrarli.
Ogni volta che i vapori provenienti da una miscela idroalcolica incontrano una parete fredda si condensano. E' evidente che si condensa in maggiore quantità, il liquido meno volatile.
La condensazione avviene meglio allorché nel distillatore si monta una espansione ovvero il deflemmatore al di sopra della caldaia.
Questo dispositivo può essere raffreddato semplicemente dall'aria, quantunque sia preferibile lo scorrimento continuo di un filo d'acqua sulla sua superficie, in modo da ostacolare al meglio il passaggio nel distillato di una buona parte delle impurità.
Dal deflemmatore, in cui avviene la condensazione dei vapori, l'acqua ritorna nella caldaia mentre i prodotti più volatili continuano il loro percorso verso il refrigerante.
Il processo si fonda sulla diversità di temperatura di ebollizione dell'alcol etilico (78.3°C) e dell'acqua (100°C).
L'autodistillazione è un metodo molto semplice che non prevede l'uso dei distillatori.
Tale metodo consiste nel sospendere, all'interno di un recipiente riempito a metà con alcool e ben chiuso, un sacchetto a rete in cui viene racchiusa la sostanza aromatica (cannella, vaniglia, ecc.).
L'alcol è molto volatile e nel tempo attraversa molte volte la sostanza aromatica asportandone le sostanze aromatiche contenute, che dopo 2-3 o più mesi si ritroveranno completamente nell'alcol del recipiente, ottenendo così un ottimo alcolato.

Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it

La distillazione è adatta per estrarre dai vegetali, con vari processi ed apparecchi, le sostanze che contengono come gli oli essenziali ed altre innumerevoli molecole attive . Tale processo permette anche di ricavare l’alcol insieme ad altre sostanze disciolte nei liquidi alcolici, che derivano dalla fermentazione dei mosti o liquidi zuccherini ricavati dalla spremitura dei frutti zuccherini o dalla saccarificazione degli amidi e della cellulosa contenuti nei vegetali.
La distillazione è adatta per estrarre dai vegetali,  con vari processi  ed apparecchi, le sostanze che contengono come gli oli essenziali ed altre innumerevoli molecole attive . Tale processo  permette anche di ricavare  l’alcol insieme ad altre sostanze disciolte nei liquidi alcolici, che  derivano dalla fermentazione dei mosti o liquidi zuccherini ricavati dalla spremitura dei frutti zuccherini  o dalla saccarificazione degli amidi e della cellulosa contenuti nei vegetali.  
 I distillatori sono di tipo semplice o con dispositivi supplementari, come quello di rettificazione del distillatore Deroy della figura che è di tipo lenticolare,  con il quale si ottiene un distillato più puro e quasi privo di sostanze indesiderate ed odori empireumatici o di bruciato. Difatti i vapori provenienti dalla caldaia si condensano ulteriormente nell’espansione di rettifica e ricadono migliorando così il processo, la qualità del distillato e l’estrazione delle sostanze più volatili e degli oli essenziali.      
Da  Steiner, Chimiste-Distillateur, 1890, Traité pratique de la fabrication  des Eaux-De-Vie par la distillation, Paris, Garnier frères, Libraires –Editeurs

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Steiner, Chimiste-Distillateur, 1890, Traité pratique de la fabrication  des Eaux-De-Vie par la distillation, Paris, Garnier frères, Libraires – Editeurs





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Postato il Domenica, 06 aprile 2014 ore 08:30:00 CEST di Michelangelo Nicotra
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