La prof è ammutolita. Sgomenta. Sconfitta. Non riesce a replicare. Gli altri alunni ridono. Fine. Titolo del corto: ”Alunna si sfoga e manda a....la prof, MITICO (tutto maiuscolo)”. Commento affine a quelli dei numerosissimi altri video quasi identici, con rare concessioni alla fantasia: GRANDE, FICHISSIMO, FORTISSIMO (sempre maiuscolo).
Produzione smartphone. Regista anonimo. Distribuzione Youtube. Visualizzazioni 404.917. Recensione a caso: «Se si è arrabbiata, un motivo ci sarà». Tematica: insulti agli insegnanti. Un classico della serie che potremmo definire: dagli ai prof, fateli neri, e riprendete tutto. Ovvero: la dissacrazione della scuola.
SPOGLIARELLO E BALLI
Video su video. Sequenze di ordinaria vita scolastica immortalate in modo estemporaneo, oppure preordinate con preventivo allestimento del copione. Risate scomposte, collettive. Docenti annientati. Quello che grida, paonazzo dalla rabbia; quello che butta per terra un libro per l’indignazione; quello che minaccia; quello che fa un inutile sermone; quello che si paralizza, e non reagisce, e gli si strozza il fiato. Nessuno, però, sembra sorpreso: va così. Va, per esempio, lo spogliarello, maschile e femminile. Sbarca in classe dalle assemblee di istituto, che lo hanno lanciato. Porte chiuse, musica a palla, ragazza o ragazzo al centro, ballo sfrenato, via i vestiti. Un rito del genere, celebrato recentemente in un liceo romano, sta girando tra i cellulari degli altri licei, per mms, come suggerimento tematico per analoghe assemblee.
E ”cosa succede in classe quando il prof gira le spalle?”, chiedono altri titoli? In casi del genere va moltissimo la maccarena. Si danza in simmetria perfetta durante le interrogazioni, le spiegazioni, i compiti in classe, per poi montare i balli in video con appropriate colonne sonore, e scaricare. Ci si interrompe, con mosse fulminee da prestigiatori, non appena si ricade nel campo visivo della prof.
E poi si canta. Si canta col labiale o sottovoce mentre il prof spiega Kant, che tanto la colonna sonora ce la metti dopo, e Kant, nei talent show, che te ne fai? E poi, per non farsi interrogare, si racconta: «Mi si è gonfiato un testicolo, prof, se vuole le ho portato la fotografia». E poi si entra in classe indossando un accappatoio, o se ne esce «perché, guardi qui, devo andare a cambiarmi l’assorbente», incollato sui pantaloni, tra le gambe di un maschietto. E poi si sfascia la cattedra di un prof. E a un altro gli si spara con la pistola di plastica, gridando bumbumbum. E un’altra la si accoglie in classe rovesciando i tavoli, usandoli come scudi, gridando ”Spaaarta!”. E poi si entra in classe dalla finestra, oppure se ne esce con un salto, per non farsi interrogare, alternativa alla variante ”fuga nei corridoi”, col prof alla calcagne. E poi ecco un toc toc, ecco la porta che si apre, ecco qualcuno che si affaccia all’aula, ”scusi, prof..”.
I TRAVESTIMENTI
È l’ora del travestimento. Opzioni infinite. Potrebbe arrivare chiunque. Tra gli altri: un pizzaiolo coi cartoni in mano («chi ha ordinato queste dieci pizze?»); un venditore abusivo coi Cd; uno che mangia pastasciutta, «per caso avete un po’ di parmigiano?»; uno che chiede: «qualcuno ha una banana gonfiabile?». Filippo (nome di fantasia), la sfila da sotto il banco, si alza, gliela porta. E’ una banana di gomma. Enorme. Come l’impotenza di quei prof.
Marida Lombardo Pijola - Ilmessaggero.it