È la gemma del secolo, splendore della natura. Gioca a
incantare i viaggiatori anche con le glorie del suo passato, è colma di
ricchezze… è una terra dalle infinite bellezze… scriveva il
geografo arabo Al-Idrisi. A distanza di secoli è la stessa immagine che
Matteo Collura e Mino Minnella hanno voluto imprimere con Libro
siciliano, edito dalla casa editrice Flaccovio. Collura,
giornalista e scrittore agrigentino, ha raccontato questo viaggio o
come dice lui stesso «un viaggio in due» nell’anima della Sicilia e dei
siciliani, lo scorso 4 maggio presso l’Aula Magna del Liceo
Linguistico e delle Scienze Umane “F. De Sanctis” di Paternò.
L’incontro è stato promosso dall’AMMI, sez. di Paternò, rappresentata
dal presidente prof.ssa Maria Virgillito, e dal direttore del periodico
l’Alba, il prof. Pino Pesce, docente di Materie umanistiche e direttore
de “l’Alba” che ha conversato con l’Autore, insieme al prof.
Nunzio Famoso docente di Geografia all’Università di Catania.
La serata, dopo i saluti del presidente dell’AMMI, di tutte le
associazioni e club presenti, e della prof.ssa Santa Di Mauro,
dirigente scolastico del liceo “Francesco De Sanctis”, è stata scandita
da momenti significativi e accompagnata dalle letture dei brani,
recitate dalla studentessa universitaria Margherita Aiello e
dall’attore Pasquale Platania, sulle note della pianista Giulia Russo e
del chitarrista Armando Percolla.
Un Libro siciliano esiste già dal 1970 con la prefazione di Leonardo
Sciascia e il contributo di autorevoli intellettuali. L’idea di un
nuovo libro è nata dalla richiesta di Sergio Flaccovio figlio
dell’editore siciliano Salvatore che, dopo quarantuno anni, nonostante
i numerosi scritti su questa terra, ha voluto che fosse scritto
un nuovo Libro siciliano. Si tratta infatti di un testo che
racconta la Sicilia con le parole e con le immagini in un’armonica
assonanza corredato da 140 fotografie di Melo Minnella, fotografo
di fama internazionale. Questa nuova pubblicazione, ha
sottolineato il prof. Pesce non poteva non essere
affidata allo scrittore agrigentino Collura e non è la prima
volta che l’autore scrive sulla Sicilia. Nel testo In Sicilia, il
direttore de “l’Alba” ha evidenziato che nella scrittura dell’autore,
«quasi fotografica» o più esattamente «evocativa», si aveva già la
percezione del paesaggio. Nel Libro siciliano invece la descrizione
particolareggiata dei luoghi è stata sostituita dalle foto, dove è
stato riesaltato il tema del viaggio, riprendendo la vecchia tradizione
del Grand Tour dei viaggiatori, iniziata nel Rinascimento e poi esplosa
nel ‘700, con Goethe. Quest’ultimo lavoro non è soltanto un
viaggio per la Sicilia, attraverso la geografia dell’isola ma è anche
«un viaggio attraverso la letteratura siciliana, da Verga a De Roberto
a Tomasi di Lampedusa, a Leonardo Sciascia, a Gesualdo Bufalino» per
citarne solo alcuni. Perché tanta letteratura sulla Sicilia, si
chiede il prof. Famoso? Chiarisce lui stesso che «probabilmente si
tratta in primo luogo di un atto d’amore nei confronti della propria
terra, e la motivazione vera di questa vena inesauribile è
innanzitutto da ricercare nell’approccio a questa terra, che è vista
con occhi nuovi, lontani dall’immagine gattopardiana e da tanto altro
passato, che l’ha dipinta come una terra cristallizzata e immobile.
L’autore attraverso la sua scrittura - sottolinea ancora Famoso -
è riuscito in questo intento, avvalendosi della grande capacità di
precisare in modo sintetico i caratteri originali, realizzando una
trattazione ampia». Racconta Collura che quest’ultima creazione non è
solo un libro che parla di folklore, di luoghi, di storia e di arte, ma
è piuttosto un viaggio nell’anima di quest’isola e sottolinea infatti
il significato della copertina che riprende il particolare a forma di
cuore di una vecchia porta di paese con la toppa per il chiavino.
La Sicilia di Collura «appare, non è», e di quest’isola si è scritto
tanto a tal punto da essere forse troppo mitizzata fino a perdere
l’identità. Non una Sicilia dunque ma «dieci, cento, mille Sicilie», ma
quale Sicilia “è” davvero? Probabilmente la Sicilia che vive nell’anima
dei siciliani, con la loro follia che li ha fatti sopravvivere nei
secoli o con la loro Sicilitudine, per parafrasare Sciascia. L’isola
del Mediterraneo, da sempre nell’entourage del dominio straniero non è
solo la terra conquistata; la storia di questa terra
difficile ha radici profonde e lo stesso Collura la paragona ad
una «donna conquistata ma mai posseduta». Per l’autore non è più «terra
amara» ma una terra che, in Libro siciliano, ha definito «verde»,
speranzosa e rinnovata, metafora della nuova generazione siciliana.
Scriveva Sciascia «La mia terra, la mia Sicilia…».
Mariacarmela
Crisafi