Compiti per casa,
durante le vacanze? I lontani ricordi dei miei anni di
scolaro, sinceramente confessano che erano un assillo: ti
guastavano la serenità e la spensieratezza, ti facevano
sentire come se dentro di te ci fosse qualcosa che ti
impediva di essere libero, dico psicologicamente libero di
goderti fino in fondo la vacanza, la grande pausa festiva, la tanto
agognata libertà: non del dolce far niente, ma del fare
qualcosa che nulla avesse a ricordare le rigide e
burocratiche ingiunzioni dei doveri scolastici.
Oh, quanto, - fra tutte -, favolose vacanze di Natale! Le prime, e le
più agognate,
dopo la fine della prima tappa dura e rigorosa del primo trimestre.
Nella prospettiva memoriale dell'adulto i ricordi
pre-adolescenziali assumono misure larghe e generose, le proporzioni
reali dei
fatti spesso diventano irreali,
immaginifiche, quasi mitiche, senza volerlo; ma la gioia, d'allora, di
noi ragazzi, era veramente
incontenibile, esagerata, e cresceva sempre di più al solo
pensiero che ci attendevano giorni fattivi frenetici, assai diversi
dalla routine scolastica.
E, in attendere le vacanze di Natale, "era gioia più
compita" ! Si mobilitavano le fantasie per la messa in moto dei
preparativi del presepio: le grotte di cartapesta, con attorno la
"spina-pulici"; il cielo stellato, le pecorelle sul prato
muschioso, i pastorelli di terracotta colorati, il ruscelletto
argentato e i laghetti di stagnola, e le botteghe, e l'arsa fucina del
fabbro ferraio, il ricottaio, la lavandaia, e i ponticelli e le
torri, la stella cometa sopra la cuspide dell'umile
capanna, e i re magi in cammino sopra i cammelli. Una
mobilitazione di giocattoli: ludi architettonici, empori del narrabile
e del rinarrabile. E poi, i dolci fatti in casa, le giocate a carte, le
ciaramelle, i canti della novena, le tombole interminabili che ci
tenevano affratellati intorno al braciere nelle lunghe e rigide
serate invernali insieme con parentele ritrovate e amici del vicinato.
Che tempi favolosi!
Ma - ricordo - c'era un Ma! Un assillo, quasi un senso
di colpa, avvelenava le vacanze: il pensiero dei compiti;
sempre richiamati, e sempre rimandati di giorno in giorno,
fino ad arrivare ... all'ultimo giorno, con la preoccupazione e l'ansia
di non avere il tempo per poterli più fare!
Ora non mi ricordo più se, allora, io fui tra quelli che il maestro
rimproverò per non avere fatto i compiti assegnati per casa durante le
vacanze. Ma anche se l'avesse fatto, non me ne importava niente!
Quella pausa festiva era la lezione più bella della mia vita!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com