L'intervento del
ministro Francesco Profumo al convegno di una associazione di dirigenti
scolastici ha messo in moto tutta una serie di articoli e opinioni che
cerano di interpretare le sue reali intenzioni nei confronti della
scuola e dell'istruzione, dopo le falcidie e il pressapochismo della
passata amministrazione. Segnali da cogliere nelle sue parole insomma,
come gli auguri romani con le interiora degli uccelli, per
interpretare il possibile futuro del Miur e la possibile sorte sia
degli operatori della istruzione e sia degli alunni e delle loro
famiglie ai quali ciò che interessa realmente è il diploma e una vita
il più facile possibile tra i banchi degli istituti. Un esercizio,
quello della divinazione, che anche noi vogliamo tentare considerato
che ancora nulla di preciso e di certa ci viene dal neo ministro, ad
eccezione della nomina dei due sottosegretari di cui sappiamo che una
di loro, la preside Ugolini, avendo preso parte alla cabina di regia di
Max Bruschi per la riforma “epocale” dei Licei, non vorrà toccato il
riordino, sempre “epocale”, della sua ex ministra Gelmini e che
comunque è là per garantire in qualche modo questo specifico passato.
Già quindi tale scelta potrebbe essere un pronostico certo, che poi lo
stesso Profumo ha avallato senza nascondimenti al convegno di qualche
giorno fa: niente riforme. E non ritoccare la riforma significa
lasciare il taglio delle ore e degli insegnamenti tale e quale, e
quindi non fermare l'emorragia di posti di lavoro a danno pure dei
presidi, segretari e degli Ata con gli accorpamenti e i dimensionamenti
fra scuole. Ha però il ministro fatto cenno alla personalizzazione
della didattica che in un lampo ci ha portato alla ministra Moratti che
proprio su questa categoria di pensiero insisteva fino alla spasimo,
appoggiando le famose “Tre I” del presidente Berlusconi, insieme con la
creazione ex abrupto di un tutore e di un portfolio che avrebbero
accompagnato l'alunno nel corso della sua carriera scolastica. Tuttavia
il problema come sempre non sta solo nella semplice proposta, ma nei
riconoscimenti economici che questo aggravio di lavoro per i docenti
porta con sé e di cui non c'è accenno nel contratto di lavoro ancora in
auge, che fra l'altro è sempre bloccato e sul quale Profumo non ha
detto nulla di nulla. Come mai?
Ha poi fatto un fugace cenno alla valutazione delle attività
scolastiche con pratiche di “autovalutazione” affiancate a valutazioni
esterne il cui perno è l'autonomia scolastica, e che in altri termini
potrebbe significare l'aggancio a quel sistema di governance dove oltre
al collegio dei docenti e al dirigente vengano inserite altre
“articolazioni” esterne rappresentate, pensiamo, da ciò che nella
concezione del governo di destra era il famoso “Consiglio di
amministrazione” che allora a pieno titolo entrerebbe al posto
del Consiglio di istituto. L'implementazione dell'autonomia dunque con
i sistemi di autovalutazione potrebbe fare capo a questo nuovo soggetto
governativo e dirigenziale della istituzione scolastica, mentre la
valutazione sarà sicuramente affidata all'Invalsi secondo parametri che
già ampiamente conosciamo e che comunque andrebbero ancora a
pesare sulla pelle dei professori. Fino a questo punto allora non
riscontriamo discontinuità fra la gonna di Gelmini e i pantaloni di
Profumo, senza per questo volere discriminare la parità sessuale, ma
solo quella ideologica relativamente al nuovo corso così tanto atteso.
Tuttavia un po' di luce dal famoso tunnel arriva allorché accenna allo
sviluppo della professionalità dei docenti, che potrebbe dire: corsi di
aggiornamento e dare esito al più presto al concorso per
dirigente tecnico la cui figura ci pare indispensabile, benchè il
numero di 250 posti sia assai esiguo, per aiutare le scuole nelle
progettazioni didattiche e pure, ma soprattutto, per vigliare sulle
magagne che dei dirigenti “garibaldini” perpetrano in maniera
indisturbata e incontrollata.
Anche coi finanziamenti “certi “alle scuole sembra farsi più vivida la
lucetta che però fa intermittenza allorchè riprende la questione sulla
formazione dei docenti che poi, pare di capire, dovrebbe essere quella
iniziale, propedeutica per il reclutamento su cui, se effettivamente si
vuole spazzare l'angosciante e annoso e incancrenito problema del
precariato, aspettiamo Profumo e il governo di cui fa parte al varco
per dare il giudizio complessivo di merito. Per ora non
pare,tranne qualche piccola cosa, ci sia grande differenza con la ex
nostra Gelmini e sempre nella speranza di non doverla rimpiangere.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org