Il
vero miracolo italiano dell'indimenticabile ex premier Silvio
Berlusconi? Quello di aver fatto gioire tanti elettori di sinistra e
centrosinistra per un governo di destra. Cosa cambia? Certamente
cambiano i modi: più sobri, meno da commedia all'italiana di serie B.
Ma è sui contenuti che si gioca la partita. Sul programma. E per quanto
riguarda scuola pubblica e università non pare che la situazione possa
migliorare rispetto a quanto è accaduto negli ultimi anni targati
Gelmini.
Il nuovo ministro dell'Istruzione e dell'Università è Francesco
Profumo, professore di ingegneria, rettore del Politecnico di Torino,
membro del Cda di Unicredit private banking e presidente del Cnr per
volontà dello stesso ministro Gelmini. Negli ultimi anni ha indirizzato
il Politecnico di Torino verso una gestione sempre più aziendalistica,
tanto che le grandi multinazionali - General Motors, Fiat - oggi la
fanno da padroni nell'ateneo di
Torino.
Le sue prime dichiarazioni sono state: «Investiremo nel sapere e
nella conoscenza», «ascolteremo studenti e ricercatori». Gli studenti
lo ricordano inoltre come l'organizzatore del G8 delle università di
Torino e sono «contro la sua idea di università schiacciata sui privati
e contro quel summit da lui convocato con oltre 20 università
autonominatesi le migliori al mondo»; «non ci dimentichiamo di quella
giornata e della volontà dello stesso Profumo di rinchiudersi dentro
all'università blindata dalla polizia rifiutando qualsiasi confronto
con gli studenti in una città militarizzata e presa in ostaggio da
questi rettori venuti a discutere di alta formazione e impresa, mentre
noi studenti, che avevano dato vita quell'autunno alle oceaniche
manifestazioni dell'onda, manifestavamo contro di loro e lottavano
contro i tagli a scuola e università».
Profumo ha infine approvato un nuovo statuto dell'università votato in
maniera favorevole dal 70% dei docenti, ma su cui oltre il 70% dei
tecnici amministrativi ha votato no. Gli studenti italiani ricordano
che «noi studenti di scuole e università ci siamo mobilitati in questi
anni contro le politiche di Gelmini e Tremonti che miravano a
privatizzare e dequalificare scuole e università, abbiamo un'altra idea
di scuole e università, e ci mobiliteremo perché sappiamo che anni di
tagli non si cancellano con la sola caduta di Berlusconi».
E fanno richieste precise: «Crediamo che debba immediatamente essere
rifinanziata l'edilizia scolastica, dato che il 40% delle scuole
italiane sono prive di certificati di idoneità statica. Serve con
urgenza una legge quadro sul diritto allo studio, prendendo atto della
frammentazione italiana del sistema di servizi e borse di studio, alle
volte inesistenti. Bisogna inoltre con urgenza ridefinire la
programmazione didattica, le metodologie e aprire una nuova fase di
ampliamento di diritti e partecipazione nelle scuole. Va seriamente ridiscusso tutto l'impianto
dei cicli scolastici. Per fare tutto questo però occorre
necessariamente aprire un processo nuovo dove gli studenti possano
essere reali protagonisti del cambiamento delle scuole. Non accetteremo
in nessun modo altri processi dall'alto che dicono di cambiare tutto
per non cambiare niente».
Il nuovo ministro non dovrà dunque confrontarsi con studenti,
ricercatori e docenti solo sulle buone maniere, ma proprio sull'idea di scuola e di
università. Tanti sono scesi in piazza a protestare perché
hanno in mente un'altra scuola e un'altra università e si aspettano
un'immediata e radicale inversione di tendenza rispetto alle politiche
del governo uscente. L'intero mondo
della scuola pare oggi vaccinato dalle menzogne a cui li ha abituati
Gelmini. Promesse e parole a vanvera che si sono tradotte solo in tagli
epocali al personale e ai fondi per scuola e università.
Basta parole. Si guardano i soldi. Perché tutti sappiamo che una scuola
di qualità non costa sempre meno, ma costa di più. Saprà questo governo
invertire un trend di tagli all'istruzione che dura da 20 anni, portato
avanti in modo bipartisan sia da governi di centrodestra che
centrosinistra? Saprà fare quello che, anche in tempo di crisi - la
nostra stessa crisi, visto che si tratta di una crisi globale - hanno
saputo fare i governi degli Stati Uniti e della Germania?
(di Giuseppe Caliceti da http://www.ilmanifesto.it)
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