Come ho avuto modo di
affermare in precedenti interventi, il concorso in atto per dirigenti
scolastici è nato sotto una cattiva stella e sopravvive solo grazie
alla pervicace tenacia del Ministero a volerlo portare avanti a tutti i
costi. Un breve riepilogo. Si è partiti con l’ “infortunio”, ancora
tutto da chiarire, della batteria dei test che sarebbe stata divulgata
prima della pubblicazione ufficiale, si è passati attraverso
l’annullamento di circa mille test della batteria originaria –
praticamente uno su sei tra quelli proposti -, sui quali i partecipanti
si erano però già cimentati per ben 35 giorni, benché fossero errati o
tali da essere poi eliminati, per arrivare, infine, ai concorrenti
ammessi all’ultimo momento con provvedimenti cautelativi dei vari TAR,
provvedimenti che, mutatis mutandis, ricordano quelli per i
“riservisti” del concorso bandito nel 2004, molti dei quali diventati
poi dirigenti scolastici, senza essere in possesso dei requisiti
previsti dal bando, ma solo sulla scorta di un provvedimento di
sospensione del TAR, senza che poi mai si avesse una sentenza
definitiva nella fase di merito.
Con l’oramai famoso comma 620 della legge finanziaria 2007, la
preselezione per titoli, prevista nel concorso, fu ope legis abolita e
circa duemila partecipanti poterono accedere alle prove successive.
Molti di essi, risultati vincitori, fecero lievitare, e non di poco, i
posti messi a concorso, dal momento che, quali riservisti, erano stati
aggiungi nelle graduatorie, senza intaccare i diritti acquisiti dai
candidati ammessi pleno iure. Oggi quello scenario si ripresenta,
seppure in un contesto diverso. Infatti, se nel precedente concorso nel
mirino era finita la preselezione per titoli, attualmente si contesta
la modalità della preselezione per quiz. Prescindendo dalle questioni
legale alla congruità di un tale tipo di prova, per come è articolata,
al fine di selezionare una valida classe dirigente in ambito
scolastico, ci si pone essenzialmente una domanda: quale probabilità ha
un concorrente, dotato di una discreta preparazione, con una normale
capacità di sfogliare un libro, con una vista con qualche comprensibile
problema, legato ai tanti anni di studio e d’insegnamento, con
l’emotività di chi affronta una prova nuova di questo tipo,
confrontandosi contestualmente anche con i vari adempimenti connessi
alla sua esecuzione, di poter rispondere in 100 minuti a 100 test, non
esplicitati per esteso, ma indicati con numeri posti in sequenza non
ordinata su un foglio, numeri corrispondenti a quiz da ricercare su un
librone alto 3,5 cm con pagine stampate, su carta riciclata, su
entrambi i lati, con caratteri corpo 9, con un minimo di 80 risposte
esatte per superare la prova? Reputo che tale percentuale sia
bassissima, escludendo la possibilità d’innalzarla, visti gli attenti e
meticolosi controlli posti in atto, attraverso la consultazione,
durante la prova, di batterie di test, con le risposte esatte riportate
in ordine alfabetico o di poter imbastire nella stessa classe un lavoro
di gruppo assegnando blocchi di quiz a ciascuno dei partecipanti e poi
condividendo il prodotto finale. Voglio infine, in questa
necessariamente breve analisi, evidenziale un altro aspetto, del quale
poco si è discusso e che deve far riflettere prima che si scateni un
contenzioso nelle aule di giustizia che rischia di superare, di gran
lunga, per numero di ricorsi e per durata, quello del concorso
precedente, non escludendo qualche intervento legislativo in itinere
per dirimere poi tale contenzioso. Mi riferisco al dato che, sugli
oltre 42mila docenti che avevano chiesto di partecipare, se ne sono
presentati, alla prova preselettiva, solo 32mila, vale a dire che quasi
un docente su quattro, presumibilmente anche alla luce di tutti gli
eventi verificatisi, dalla presentazione della domanda di
partecipazione fino alla prova, ha deciso di rinunciare. Un elemento
che dovrebbe far riflettere, legato in gran parte, reputo, al rifiuto,
comprensibile ed umano, da parte di molti docenti, di sottoporsi ad un
test che non sembra offrire, neppure con adeguati impegno e
preparazione, probabilità di riuscita accettabili, col rischio, per
giunta, di sottoporsi poi al giudizio non certo magnanimo di colleghi e
di parenti. Elementi questi che dovrebbero convincere il legislatore ad
esplicitare l’indicazione di massima di una preselezione da effettuarsi
mediante prove oggettive di carattere culturale e professionale, per un
tale tipo di concorso, a meno che non si voglia dare valenza culturale
e professionale ad una metodologia, quella dei quiz, che dai tempi di
“lascia o raddoppia” ha sempre messo in luce essenzialmente le capacità
mnemoniche e non certo la cultura e la professionalità. Nell’attesa, è
auspicabile che il Ministero, prima che sia chiamato a farlo la
Magistratura, annulli il presente concorso, per emanare, a breve, un
nuovo e diverso bando, tenendo conto, tra l’altro, dei posti
attualmente disponibili, anche alla luce dei recenti dati sul
dimensionamento della rete scolastica, o, in subordine, se proprio si
vuole portare a conclusione l’attuale concorso, sarebbe opportuno porre
in atto le procedure per annullare la prova preselettiva, ammettendo
alle prove scritte ed orali tutti coloro che hanno presentato domanda
di partecipazione e che ne abbiano pieno diritto.
Gennaro Capodanno
gennarocapodanno@gmail.com