Il Miur ha reso
noti, con una procedura del tutto inusuale (lettera ai sindacati del 10
agosto scorso), i dati per l’avvio dei nuovi corsi di laurea per gli
insegnanti e dei Tfa (Tirocinio Formativo Attivo) a carattere
abilitante, ma restano sul tappeto numerosi e gravi problemi. Si
tratterebbe, com’è indicato nella nota, di 17.929 posti utili ad
attivare, su tutto il territorio nazionale, i corsi di laurea per
l’abilitazione per la scuola dell’infanzia e primaria, le lauree
magistrali per l’insegnamento nella scuola media, i Tfa per la scuola
media e la secondaria di secondo
grado.
Ancora ampiamente insufficienti, seppure rivisti rispetto alle prime
anticipazioni, non solo a garantire in alcune regioni le lauree
magistrali per l’insegnamento, ma soprattutto a consentire il
conseguimento dell’abilitazione con il solo anno di Tfa ad un ben più
consistente numero di giovani insegnanti cui sembra preclusa per
sempre, dopo la chiusura delle SSIS, la strada dell’insegnamento.
A fronte di questo drammatico quadro segnaliamo che:
il provvedimento in essere pone scorrettamente in conflitto tra di loro
i diritti ugualmente legittimi degli insegnanti inseriti nelle
graduatorie provinciali (delle quali è previsto l’esaurimento) e dei
giovani insegnanti non ancora abilitati. È bene non dimenticare che
diverse decine di migliaia di questi ultimi sono stati utilizzati con
incarichi annuali nelle scuole statali e paritarie pur senza titolo
abilitante per sopperire a carenze e ritardi del ministero: ora si dice
cinicamente loro che faranno meglio a cambiare mestiere.
Non è stato compreso a causa di un blocco culturale consolidato in anni
di gestione centralistica che un conto è il reclutamento (cioè il posto
fisso statale) e un altro l’abilitazione (l’attestato all’insegnamento
ottenuto dopo un percorso selettivo).
Il fatto che il numero dei posti disponibili (erano 8.867 nelle
comunicazioni di servizio del Miur di fine giugno, e oltre la metà era
destinata al sostegno) sia stato ricalcolato dall’Amministrazione,
seppure secondo criteri discutibili, dimostra l’efficacia di una
“operazione trasparenza” nata dalla pressione delle realtà associative,
dell’università e della scuola: questa azione deve continuare fino alla
revisione dei metodi con cui vengono annualmente determinati i posti
vacanti nella scuola, che a nostro avviso possono essere ampliati oltre
il novero annuale dei pensionamenti e senza ulteriori oneri per lo
Stato.
I corsi di Tfa e le relative prove di accesso rischiano di slittare di
un altro anno per questioni burocratiche e organizzative che non si
risolveranno prima di ottobre: ci auguriamo che ciò non avvenga perché
costituirebbe motivo di ulteriori delusioni per i giovani interessati.
(da http://www.diesse.org)
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