"Miglior docente e
miglior assistente tecnico dell'anno scolastico". E' questo il titolo
di un'iniziativa lanciata dalla dirigente di una scuola superiore
romana, che sta suscitando molte critiche perché si ispirerebbe a un
modello scolastico troppo legato al merito e alle performance del
personale. Patrizia Marini, preside dell'istituto tecnico agrario
"Emilio Sereni", ha diffuso una circolare in cui annuncia che la
premiazione, che si svolgerà il 21 maggio, "intende testimoniare il
desiderio di riconoscere il lavoro e la professionalità di chi, con
dedizione e partecipazione attiva e proficua, si prodiga
quotidianamente nella scuola per migliorarla e renderla sempre più
rispondente alle aspettative dell'utenza e del territorio". Le
votazioni si sono svolte ieri, ma sull'esito delle urne ancora non si
hanno notizie.
A criticare l'iniziativa, oltre ad alcuni docenti che hanno protestato
anche con una lettera pubblica, c'è la Consulta romana per la laicità
delle istituzioni. Secondo Antonia Sani, è "una vicenda, allucinante ma
in piena linea con tempi in cui tutto diventa gara". "Ricordate la gara
in Senato per premiare la senatrice col peggior abbigliamento? E miss
Montecitorio? E allora, perché no la scuola? No, la scuola no". Per la
rappresentante laica è giusto "farne una questione pubblica perché la
scuola non è un palcoscenico, né un podio in cui si elargiscono premi
indiscriminati; alla scuola si deve rispetto per la sua funzione
istituzionale, che non può essere mortificata e derisa".Il dissenso per
iniziative interne che guardano con attenzione al merito serpeggia
anche tra i docenti: secondo la professoressa Anna Angelucci "quel che
sta accadendo all'istituto Sereni di Roma è un fatto di una gravità
inaudita. Una scuola e dei lavoratori, docenti e assistenti, ridotti
alla stregua di concorrenti di 'X Factor'. Si proponga il televoto e si
chieda la partecipazione da casa anche dei genitori, dei nonni, degli
zii, dei fratelli e delle sorelle di tutti i votanti, studenti e
insegnanti!". L'insegnante ritiene, inoltre, che l'iniziativa sia "un
frutto avvelenato non solo dall'autoritarismo di molti dirigenti, non
di rado più realisti del re, ma anche dall'ignoranza, dall'inedia e
dall'ignavia di molti docenti, anch'essi antropologicamente trasformati
dalla subcultura imperante in spettatori ed artefici del Grande
fratello o dell'Isola dei famosi. Tutto 'è stato addomesticato', perchè
- conclude Angelucci - pensare, informarsi, lottare, prendere posizione
costa fatica, implica scelte talora scomode, crea tensioni". Dello
stesso avviso è anche un altro insegnante, che sul tema ha realizzato
una lettera pubblica: "l'elezione - sostiene il docente di scuola
superiore, che preferisce rimanere anonimo - configura il tentativo di
anticipare, andando anche oltre, ciò che il ministero vuol realizzare
con altri strumenti, per arrivare a dividere gli insegnanti e per
attivare un meccanismo punitivo-premiante della performance dei
docenti". Tuttavia, aggiunge, "questo è in realtà un modo per
ridicolizzare e svalorizzare la formazione, la cultura e tutte le
componenti della comunità scolastica: docenti, studenti, personale
Ata". Secondo l'insegnate il rischio concreto, andando avanti in questa
direzione, è perdere il senso vero e profondo del processo formativo:
"queste iniziative estemporanee, apparentemente goliardiche ed
inoffensive - sottolinea - minano alla base i principi stessi della
formazione, della valutazione e della costruzione di soggetti liberi e
critici; essi infatti offendono la libertà d'insegnamento e realizzano
solo il feticcio della partecipazione e della valutazione, in sintonia
con il circo delle superficialità a cui i media ci hanno abituato".
Nella lettera di protesta si sostiene, inoltre, che con queste
iniziative "si scade nel ridicolo, riducendo a barzelletta il tema
della valutazione del sistema educativo sul quale docenti e studiosi
stanno ragionando e si stanno pronunciando", attuando "metodi e sistemi
valutativi privi di attendibilità e scientificità, ideati unicamente
per introdurre competitività tra i docenti, impedendo di fatto la
collegialità nella didattica, con l'obiettivo dichiarato di Brunetta,
Tremonti e Gelmini di premiare una fascia ristrettissima del corpo
docente a spese di tutti gli altri". (TMNews)
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