Contro la
mercificazione dell'acqua e dei beni comuni e per impedire
l'introduzione criminale del nucleare in Italia. Per questo sabato 26
marzo il popolo dell'acqua ha indetto a Roma (p. della Repubblica ore
14) una grande manifestazione nazionale. Oltre un milione e
quattrocentomila donne e uomini, evidenzia Piero Bernocchi, portavoce
nazionale Confederazione Cobas, ''hanno sottoscritto i referendum per
togliere dal mercato la gestione del servizio idrico, con una
straordinaria esperienza di partecipazione dal basso, senza sponsor
politici o grandi finanziatori. Grazie a loro, il 12 e 13 giugno gli
italiani/e potranno esprimersi su una grande battaglia di civilta',
decidendo se in Italia l'acqua sara' un bene comune, un diritto
universale gestito in forma pubblica e partecipativa o una merce a
disposizione dei grandi capitali
finanziari''
La manifestazione del 26 e i referendum, aggiunge, ''intendono anche
fermare - e la moratoria di un anno, decisa dal governo per
depotenziare i referendum, non e' un vero stop e non ingannera' gli
italiani - il crimine nucleare, il folle tentativo di introdurre in
Italia la catastrofica e dispendiosissima forma di energia che la
tragedia in corso in Giappone ha definitivamente bollato come
distruttiva per l'umanita' e per ogni forma di vita sul pianeta''.
Nel corso della manifestazione, spiega ancora Bernocchi, ''grande
spazio avra' anche il 'no' alla ennesima guerra 'umanitaria' per il
petrolio, scatenata in Libia per mano di Francia, Inghilterra, Stati
Uniti e Italia. Siamo senza remore dalla parte delle popolazioni che,
in tutto il Maghreb e Mashrek (Medio Oriente), si stanno ribellando
contro regimi dispotici e reazionari che negano democrazia politica e
diritti sociali, anche laddove, come in Libia, le richieste di liberta'
politica, sociale, sindacale e istituzionale, di reddito e lavoro, si
mescolano con pregressi conflitti territoriali ed etnici. Ma crediamo
che un intervento militare neo-coloniale, che sia sotto le bandiere Onu
o Nato, oltre a ingigantire lutti e distruzioni, metta in grande
difficolta' proprio le rivolte popolari e finisca per consentire al
regime di Gheddafi e ad analoghi dispotismi di assumere le vesti delle
vittime''.
I lavoratori dei Cobas, conclude, ''in prima fila nella raccolta delle
firme referendarie e, da sempre, nella lotta contro la guerra, il
neocolonialismo e i regimi dispotici e reazionari, comunque si
mascherino, giungeranno a Roma dalle principali citta' con pullman,
treni e auto per contribuire al massimo successo della manifestazione.
In particolare docenti ed Ata aggiungeranno ai succitati temi della
mobilitazione anche il rifiuto della mercificazione della scuola e
dell'Universita', sfilando dietro lo striscione 'Acqua e scuola beni
comuni'''. (ASCA)
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