Anche la memoria e la ricerca storica possono ridare
dignità alla politica e ai partiti politici. Anche il ricordo e la
testimonianza del passato possono restituire credibilità e prestigio al
sistema politico ed allo Stato. Un impegno necessario e significativo,
soprattutto, per le nuove generazioni, in questo difficile tempo di
emergenza morale e di degrado civile ed etico delle Istituzioni
pubbliche e della società italiana. Sono anche questi il messaggio e il
valore del recente libro di Sebastiano Finocchiaro “Il Partito
Comunista nella Sicilia del dopoguerra (1943 – 1948)”, edito da
Salvatore Sciascia Editore. La pubblicazione ripercorre la storia del
Partito Comunista Italiano in Sicilia dal 1943 al 1948, negli anni
della dura lotta contro il nazifascismo e della fulgida stagione della
rinascita della vita democratica e della Repubblica italiana e
ricostruisce le vicende storiche che hanno portato alla nascita
dell’attuale sistema democratico.
L’attenzione di Finocchiaro alla dimensione regionale permette di
ricostruire, da una prospettiva inedita e originale, un tassello della
battaglia politica e sociale verso la “via al comunismo”, che
nell’Italia del dopoguerra non ebbe successo a causa degli accordi
internazionali delle potenze vincitrici.
Lo studio condotto dall’autore è attento alle relazioni tra le varie
dimensioni delle vicende regionali, nazionali, internazionali,
sfuggendo a facili giudizi di condanna o di assoluzione per i
protagonisti della vita politica italiana dell’epoca che contribuirono
in maniera determinante a formare i valori e l’identità fondante del
nuovo Stato nazionale, in un’epoca delineata dal dominio delle
ideologie e da aspri conflitti sociali.
“Il valore del libro, al di là del suo valore intrinseco, – dichiara
Sebastiano Finocchiaro – credo stia nel fatto che è la prima opera
sistematica sul PCI siciliano, assunto come oggetto specifico e
centrale della trattazione; le altre opere esistenti, o sono delle
storie generali che gli dedicano uno spazio più o meno ampio, oppure
sono delle rievocazioni di vicende delle quali gli autori sono stati
diretti protagonisti.
Nel primo caso, molti aspetti rimangono comprensibilmente in ombra; nel
secondo caso, a parte il pericolo della distorsione della memoria e le
insidie legate ai suoi meccanismi selettivi e alle rivisitazioni col
senno di poi, appare prevalente l’intento, più o meno marcato e
consapevole, di legittimare ex post la propria esperienza politica. Con
il mio lavoro, – prosegue l’autore – senza alcuna pretesa di
completezza o esaustività, mi sono posto l’obiettivo di cominciare a
colmare un vuoto storiografico”.
Finocchiaro racconta nel libro che il partito nell’isola rappresentava
“poco più di un pulviscolo di gruppi locali”, con una “forte tendenza
al frazionismo” che contrapponeva i settori più radicali e
insurrezionali ai fautori della politica di unità nazionale. Il braccio
di ferro volgeva decisamente a favore della linea “nazionale” solo a
partire dal 1944, quando Girolamo Li Causi veniva eletto segretario
regionale del partito, trasformando il PCI siciliano in
un’organizzazione di massa, impegnata in una battaglia contro il
latifondo e il sistema feudale che ancora dominavano nelle campagne
siciliane, contro i poteri mafiosi e per un’accentuata autonomia
regionale.
Dalle testimonianze e dalla ricostruzione storica di Finocchiaro,
sembra tuttavia, che la Sicilia funzionasse da laboratorio politico
rispetto al panorama nazionale, “lasciando maturare ed emergere
tensioni, conflitti e fratture dai toni particolarmente esacerbati.
Cosicché, se la prova elettorale del 1948 trasformava l’Italia in una
“linea di confine tra i due campi”, era soprattutto nell’isola che il
centrismo metteva l’elmetto, impegnandosi in una contrapposizione più
dura nei confronti delle sinistre, fino ad esportare le logiche sullo
stesso piano nazionale”.
La ricerca di Sebastiano Finocchiaro, storico e ricercatore di Storia
Contemporanea dell’Università di Catania, è stata possibile anche
grazie alla notevole documentazione che si trova negli archivi
dell’Istituto Gramsci di Palermo, dove il libro è stato presentato con
la partecipazione di Salvatore Lupo, Giovanni Gozzini, Michele
Figurelli e Simona Mafai.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it