Il 23 gennaio 2011 son
scaduti i termini previsti dal collegato-lavoro per impugnare le
irregolarità ela reiterazione dei contratti a termine.
Soltanto nella scuola si stimano in almeno 50mila le raccomandate
inviate dai precari docenti e ata all’indirizzo del Miur in viale
Trastevere.
La maggior parte delle impugnative riguarda l’abuso fatto dal MIUR con
la reiterazione dei contratti a termine per più di tre anni.
La violazione è palese, come stanno riconoscendo i Giudici, quando le
ragioni della reiterazione non poggiano su motivi oggettivi
(tecnici-produttivi-organizzativi o sostitutivi) ma solo su
una scelta dell’Amministrazione mirata al risparmio della spesa
sul personale.
Una volta determinata la quantità complessiva di organici (di diritto e
di fatto) per garantire il funzionamento del servizio scolastico,
la mancata stabilizzazione dei precari assunti a T.D.su
posti liberi e vacanti per oltre un triennio non trova più alcuna
giustificazione. La
violazione non è solo della direttiva CEE del 28.6.99 che recepisce
l’accordo quadro sul lavoro a T.D. ma anche della stessa legge
italiana ed in particolare del Dlgs. 368/01 sul lavoro a termine
che fissa in non più di tre anni la reiterazione dei contratti.
Per correre ai ripari dopo alcune sentenze favorevoli ai precari, la
Gelmini fa approvare nella legge n.167 del 24.11.09 un emendamento
(capoverso14bis) che ribadisce la trasformazione dei contratti dei
docenti a tempo determinato “ in a tempo indeterminato solo in caso di
immissione in ruolo”. Mettendo così in sicurezza e
restringendo ancor più quanto lo stesso CCNL all’art.40- comma
4 prevedeva e cioè che “il rapporto a tempo determinato può
trasformarsi a tempo indeterminato per effetto di specifiche
disposizioni normative “
Si è voluto così tagliare la strada alla trasformazione automatica a
tempo indeterminato dei contratti a termine, sancita dal
dlgs.368/01 e alla stessa direttiva europea sul limite alle
reiterazioni. Ma come si fa a sostenere che l’apposizione di un
termine è giustificato da ragioni organizzative o di altra natura,
non certo oggettiva , quando il fabbisogno per il regolare
funzionamento del servizio scolastico comprende oltre 100mila
contratti a termine, costantemente reiterati di anno in anno?
Altro cavallo di battaglia delle impugnative è la violazione del
principio della non discriminazione tra lavoratori con contratti a
tempo indeterminato e a tempo determinato.
A parità di orario, qualifica e prestazioni non trovano più alcuna
giustificazione le differenze retributive tra personale di ruolo e
personale precario. Accertato il servizio prestato per più anni
alle dipendenze del Miur, ai precari va riconosciuto il diritto
alla progressione professionale retributiva e a percepire le
differenze stipendiali maturate in ragione dell’anzianità
maturata. Su questo terreno la giurisprudenza in questi ultimi
anni pare oramai consolidata e orientata a riconoscere al
personale precario il diritto alle differenze stipendiali e alla
carriera.
Come se ne esce da questa situazione che per molti versi sarà
dirompente non solo per la Gelmini ma anche per le casse dello
Stato?
Nel caso delle stabilizzazioni, varando un serio piano triennale di
assunzioni, recuperando più o meno quello che il Governo Prodi
aveva elaborato e coprire così non solo il turn-over come ha
fatto la Gelmini negli ultimi due anni, ma l’intero fabbisogno del
funzionamento.
Occorre determinare dotazioni organiche funzionali e coprirle una volta
per tutte con personale stabilizzato, superando l’attuale
dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto.
Quanto alle anzianità e alla progressione di carriera , questa va
riconosciuta subito, ope legis (visto il blocco contrattuale fino
a tutto il 2012), a quanti hanno avuto una reiterazione dei contratti a
T.D. oltre il triennio, prevedendo il riassorbimento all’atto
della successiva assunzione in ruolo.
Ciò consentirà un allineamento delle anzianità per tutto il personale
attualmente in servizio sia di ruolo sia non di ruolo,
salvaguardando così il principio della non discriminazione.
Saranno gli anni successivi poi a decidere se, come e quando la
carriera del personale della scuola si baserà ancora sulle
anzianità oppure sul riconoscimento del solo merito.
E se gli attori di questo cambiamento dovranno essere ancora
Berlusconi, Brunetta e Gelmini. Considerato lo spettacolo a cui
stiamo assistendo in questi ultimi mesi, francamente ci
auguriamo di no! (di Pippo Frisone
da Scuola Oggi)
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