Il cerchio si stringe.
Mancano due giorni al voto finale sulla riforma dell’università. E
stavolta sembra proprio che il via libera arriverà. Il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi ha liquidato in una frase quello che sta
accadendo in questi giorni: «Sui tetti gli stessi che hanno nominato i
baroni». Ma bastava ascoltare le parole del leader di Fli, Gianfranco Fini, pronunciate ieri
proprio all’interno di un ateneo, l’università del Salento a Lecce per
capire che ormai manca poco.
«Può anche non piacere un certo impianto di riforma ma tentare di
bloccarlo con la certezza che rimarrebbe tutto così com’è
significherebbe fare il più clamoroso errore che si può fare per
garantire il futuro dei nostri figli». Sulla ricerca Fini ha
sottolineato che «deve essere quanto più pubblica possibile» e non ha
nascosto che con la riforma «il rischio è che sia sottofinanziata». Ma per Fini il tema principale da
affrontare è quello della qualità dell’Università: «Piaccia o meno - ha
detto - l’unico criterio su cui costruire un’università migliore è
quello del merito».
Insomma anche Fini depone le armi, la sua battaglia sul provvedimento è
finita. L’aveva già annunciato due giorni fa, e ieri Antonio Di
Pietro, leader dell’idv non ha perso tempo a dargli dell’«ipocrita», e
poi «connviente» e «braccio destro del governo Berlusconi».
Soddisfatta il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Accolgo
in modo positivo questa dichiarazione perchè sono da sempre convinta
che il centrodestra debba battersi nella scuola, nell’università e nel
mondo della cultura per affermare valori come il merito, la
responsabilità e la centralità dell’impegno, anche negli studi». Il
ministro ha espresso i suoi dubbi nel veder manifestare fianco a fianco
studenti e pensionati, e si è poi chiesta perché Casini non sia
favorevole alla riforma. Le risponde Pierluigi Mantini dell’Udc: «Forse
è stata distratta in Parlamento ma noi no e sappiamo bene che le
risorse sono promesse ma non coperte. C’è un taglio notevole mentre gli
altri Paesi investono in università e ricerca e sono insufficienti le
misure su diritto allo studio e merito».
Se il destino del provvedimento sembra segnato non accennano invece a
fermarsi le proteste. A Lecce i rappresentanti degli studenti hanno
abbandonato l’aula dopo aver letto un documento in cui hanno contestato
le dichiarazioni di Fini. A Firenze una decina di giovani sono saliti
sulla cupola disegnata da Filippo Brunelleschi per srotolare i loro
striscioni e hanno bloccato i ponti a Firenze. E altri blitz anche al
Maxxi, il museo d’arte contemporanea di Roma, a Parma, Torino,
Cagliari, Perugia, Catania, Lecce. In migliaia hanno sfilato al corteo
della Cgil di ieri a Roma dove il segretario generale Susanna Camusso
ha dedicato buona parte del suo intervento all’università e lanciato un
messaggio per il ministro Gelmini: «Non mandi messaggi su Youtube ma
vada in Parlamento, ritiri il ddl e apra il confronto, così si fa una
riforma».
Nè si può pensare che il movimento studentesco si fermerà nei prossimi
giorni. E’ già partito il passaparola per le manifestazioni di martedì
prossimo, quando si attende il voto finale sulla riforma. «Martedì 30
novembre sarà la nostra rivolta a vincere! Bloccheremo il Ddl
Gelmini!», promettono.
Domani pomeriggio alle 15 a salire sul tetto di un’università sarà
anche Giorgio Parisi, fisico, andrà sull’edificio Marconi del
dipartimento di Fisica dell’Università di Roma La Sapienza per una
lezione-conferenza in occasione dell’assegnazione della medaglia Max
Planck, l’equiv
( Di Flavia Amabile http://www.lastampa.it/)
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