Per cercare di
salvare la scuola pubblica e il posto di lavoro di tanti precari
dell'istruzione, secondo l'assessore
provinciale all'istruzione e la formazione di Perugia Giuliano
Granocchia, ''occorre dare una svolta'' e ''produrre
un'iniziativa unitaria e forte che parta dal complesso delle
Istituzioni dell'Umbria, Regione, Province e Comuni, e preveda delle concrete azioni di ricorso di
incostituzionalita' contro tutti quei provvedimenti del Governo che
stanno minando il diritto allo studio, pregiudicano l'offerta formativa
delle nostre scuole e calpestano il diritto al lavoro ed il ruolo
sociale delle professioni scolastiche''. Secondo Granocchia,
''gli effetti dei tagli e dei provvedimenti della Gelmini e di Tremonti
pregiudicano dappertutto la continuita' didattica, il tempo scuola, gli
interventi formativi ordinari e le attivita' laboratoriali''. Per
questo dice ''non possiamo piu' rimanere inerti a guardare questa
situazione e quanto sta accadendo alle nostre scuole: il grido di
allarme dei dirigenti scolastici e dei docenti che riguarda oramai il
complesso dell'offerta formativa nei vari gradi di istruzione degli
istituti della nostra provincia non puo' rimanere inascoltato''.
L'assessore, nella nota della Provincia ha anche sottolineato che
l'Italia e' agli ultimi posti in Europa per investimenti sulla scuola:
"piu' precisamente e' penultima, precede solo la Slovacchia" -ha
specificato - ''I dati, pesanti ma non certo inaspettati -ha spiegato
Granocchia - vengono dall'Ocse, che in questi giorni ha diffuso il suo
consueto report annuale sul mondo dell'istruzione. Il nostro paese
spende il 4,5% del pil nelle istituzioni scolastiche, contro una media
Ocse del 5,7%. Numeri che servono a confermare le mie preoccupazioni di
sempre nonostante il ministro Gelmini continui in questi giorni a non
battere ciglio, e anzi prova a ribaltare i dati Ocse a proprio favore.
L'Italia e' inoltre ultima in classifica, per la percentuale di spesa
pubblica destinata alla scuola, il 9% (rispetto a una media del 13,3%)
e gli insegnanti della scuola pubblica italiana vengono pagati poco, e
in particolare meno della media dei colleghi dei Paesi Ocse''.
(Adnkronos)
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