Dopo il federalismo demaniale l'obiettivo delle camicie
verdi è il ministero dell'istruzione
Il Carroccio pensa a una scuola sul modello svizzero
La scuola italiana non piace alla Lega Nord, che adesso scopre
l'istruzione svizzera e si prepara ad attaccare il ministro Mariastella
Gelmini e il governatore Roberto Formigoni. Prenotando la poltrona
ministeriale in caso di rimpasto e cercando di colpire una volta di più
il governatore lombardo, così da poter ottenere la candidatura per
palazzo Marino. (da Italia Oggi di Antonio Calitri)
Redazione
Ottenuta la prima vittoria sul federalismo demaniale, la Lega Nord
torna a interessarsi di scuola. Un suo vecchio cavallo di battaglia che
all'inizio della legislatura aveva creato i primi attriti tra Umberto
Bossi e la Gelmini, poi appianati grazie alle vittorie ottenute sulle
graduatorie regionali. Ma la poltrona della Gelmini continua a far gola
alla Lega Nord che da lì potrebbe riscrivere la storia d'Italia e
iniziare a formare i giovani leoni verdi sin dai banchi di scuola.
Così, anziché continuare con la storia trita e ritrita del dialetto che
ha fatto presa fino a un certo punto sulla base, adesso ha incominciato
a studiare il modello svizzero, che presto rivendicherà per l'Italia o
per lo meno per la sua «Padania».
Con una sorpresa. In Svizzera non esiste un ministro dell'istruzione.
Che sia stato un chiaro messaggio di sgombero a Mariastella Gelmini?
Nessuno per il momento è stato esplicito ma a Varese dove si è svolto
un interessante convegno sull'argomento, l'hanno intesa proprio così.
Fatto sta che durante il convegno all'interno di Villa Recalcati si
sono confrontati i modelli scolastici della Lombardia e del Canton
Ticino, ed è andato in scena il riposizionamento leghista sul tema.
Non più le vecchie bandiere del dialetto, degli insegnanti locali e
della chiusura agli stranieri. No, la Lega diventa adulta e adesso
adotta un modello nuovo e più credibile.
Nell'enclave leghista, territorio controllato a vista da Umberto Bossi
e Roberto Maroni hanno preparato i lavori il presidente della provincia
Dario Galli e il sindaco del capoluogo Attilio Fontana. E hanno
attaccato la scuola lombarda tanto esaltata da Formigoni che di fatto,
secondo Giuseppe Reguzzoni, «non è altro che una diramazione di quella
statale italiana».
E allora, la vera star dei lavori è stato il direttore della divisione
scuola del Canton Ticino Diego Erba che ha spiegato il sistema elvetico
dove la costituzione affida ai cantoni la competenza esclusiva
dell'istruzione e riserva al ministero dell'interno (che in Italia
guarda caso è targato Lega) un ufficio di coordinamento tra i vari
sistemi locali. Che sono ben 26, più delle nostre regioni, e funzionano
bene visto che l'istruzione svizzera è considerata tra le miglior in
Europa.
Ogni cantone svizzero non solo decide l'organizzazione dell'istruzione,
ma anche i concorsi e la paga degli insegnanti. Per quanto riguarda la
lingua poi, la lingua locale (che per la lega può essere rappresentata
dal dialetto) e messa alla pari delle altre lingue ufficiali svizzere.
Infine l'integrazione degli stranieri gestita sempre da cantone a
cantone a seconda delle diverse situazioni, sembra funzionare. Musica
per le orecchie della Lega con il presidente della provincia Galli
pronto a continuare gli approfondimenti e a capire come introdurre
qualche elemento svizzero nella scuola varesina. Ma Varese rappresenta
solo il primo passo perche Bossi vuole fare tesoro dell'esperienza
svizzera per portarla a Roma e introdurla nel nuovo sistema
federalista. Dove non troverebbe più posto il ministero.
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