Si allarga il fronte di chi vuole mettere in campo lo
sciopero degli scrutini contro i tagli decisi dal Governo nel settore
dell'istruzione. Accanto ai Cobas, che nelle scorse settimane hanno
proclamato uno sciopero di due giorni a giugno in concomitanza con i
giorni degli scrutini, si schiera anche il Coordinamento dei precari
della scuola. In un documento, il Coordinamento
denuncia 'le drammatiche ripercussioni del piu' grande licenziamento di
massa dell'Italia repubblicana'. Scuola in rivolta: precari
rilanciano sciopero scrutini fine anno (ANSA) -
Redazione
"Dopo manifestazioni non ci rimane che boicottare la burocrazia"
Roma, 2 mag. (Apcom) - I docenti precari si dichiarano sempre più
intenzionati ad aderire allo sciopero degli scrutini di fine anno, in
programma tra poco più di un mese, proclamato dai Cobas come forma
estrema di protesta contro i tagli attuati dal governo nel comparto
scuola ed in particolare per oltre 40mila posti (25.558 docenti e
15mila Ata) che dal prossimo primo settembre verranno cancellati:
all'iniziativa, che nella scuola per effetto della legge 146/1990 può
essere adottata dagli insegnanti al massimo per due scrutini
consecutivi, ha confermato la propria adesione il 'Coordinamento
nazionale precari scuola' cui fanno capo diversi movimenti,
associazioni e coordinamenti che tutelano la categoria. "Dopo mesi di
scioperi e manifestazioni di piazza di tutti i tipi, che non hanno
minimamente scalfito la determinazione del governo a proseguire nella
sua opera di distruzione della scuola statale - sostiene il
Coordinamento dei precari attraverso un documento ufficiale emesso
nelle ultime ore - siamo oggi più che mai convinti che uno degli
strumenti di lotta più significativi, rimasto nelle mani dei lavoratori
della scuola siano le azioni di boicottaggio della burocrazia
scolastica, come lo sciopero degli scrutini". Le lamentele dei precari
si sono intensificate a seguito di quello che definiscono "il più
grande licenziamento di massa dell'Italia repubblicana" e della recente
"controriforma della scuola secondaria di secondo grado" che
"rappresenta - scrivono - l'ultimo tassello del grande progetto
berlusconiano di dequalificazione e impoverimento dell'istruzione
pubblica italiana". La protesta riguarda però anche altri
provvedimenti: come "la legge 133/08, l'art. 4 della legge 169/08 e il
PdL Aprea - sottolinea il coordinamento - che mirano ad estendere anche
al sistema scuola una logica competitiva e aziendale, non solo
introducendo i privati nei comitati tecnico-scientifici degli istituti
tecnici, ma anche svilendo tutte le conquiste ottenute nel campo della
ricerca pedagogica e didattica, ed annullando quella tradizione
egualitaria su cui si è fondato il processo di rinnovamento democratico
della scuola pubblica italiana”