Il palazzo della cultura (convento San Placido-Platamone)
di Catania ha ospitato nell’ambito degli Stati generali della città di Catania il
seminario di studio sul tema “Catania città educativa”
Il tema assegnato alla giornata dedicata alla scuola, non prevista in
un primo tempo nell’organiz-zazione degli Stati generali, promossi dal
sindaco per mettere in sinergia Amministrazione e cittadini, dopo
averne ascoltato e accolto le istanze”, e dopo la nostra richiesta
sabato 27 marzo è stato trattato sotto molteplici sfaccettature.
Giuseppe Adernò
L’attributo assegnato a Catania, quale “città educativa” al momento è
solo un auspicio ed una dichiarazione d’intenzionalità che merita
attenzione e tanto lavoro perché l’educazione non s’insegna a parole,
ma si testimonia.
La scuola catanese “ammalata” di abbandono e di limitate attenzioni,
che registra carenze di edilizia e di sostegni adeguati, opera,
nonostante tutto, in maniera lodevole, grazie alla capacità
organizzativa dei dirigenti, e, grazie all’alta qualità didattica dei
bravi professori che insegnano e formano i giovani allo studio, ma,
com’è emerso dai numerosi interventi necessita di progettualità e
d’integrazione sinergica.
Con la sua relazione, il prof. Giuseppe Vecchio, ha centrato il tema
dei “patti di corresponsabilità” che impegnano certamente la scuola, la
famiglia ed anche l’Ente locale, obbligato per legge (art. 12 legge
regionale n.6 del 24 febbraio 2000) a fornire i servizi necessari, le
strutture, gli arredi e quant’altro necessario al funzionamento
didattico.
Il Comune di Catania da cinque anni non ha assegnato alcun contributo
alle scuole, né ha dato i buoni libro spendibili. L’ultima
distribuzione di buoni libro è stata solo formale perché le librerie
non attribuiscono al buono alcuna validità, considerati i ritardati
pagamenti.
È stato evidenziato come i tempi della scuola non coincidono con i
tempi dell’amministrazione e della lungaggine della burocrazia degli
uffici, quindi le carenze ed i disguidi sono molto visibili, creando
notevoli disagi alle famiglie e agli alunni.
È stata rinnovata ancora una volta la richiesta di far sì che i
contributi previsti per il diritto allo studio siano assegnati
direttamente alle scuole, le quali così pure per la manutenzione degli
edifici scolastici e il verde delle scuole, spesso in stato di
abbandono e di trascuratezza.
Ecco alcuni punti di forza e di debolezza
La geografia delle scuole catanesi con il dimensionamento scolastico
ancora in fieri subirà notevoli modifiche riguardo ai Circoli didattici
che si trasformano in Istituti comprensivi.
L’edilizia scolastica resta un problema emergente e si sollecita
l’Amministrazione ad interventi di massima priorità La presenza nel
territorio di scuole ben costruite ed attrezzate e scuole ancora in
affitto, accomodate, con manifeste carenze strutturali (prive di
palestre e di spazi esterni, con aule tramezzate e adattate) segna una
differenziazione che si amplia sempre più nella possibilità o meno di
realizzare progetti e servizi per la popolazione scolastica. Alle
carenze strutturali si aggiungono la disattenzione e la trascuratezza
per la manutenzione ordinaria.
Gli interventi per la sicurezza nella scuola dovrebbero essere al primo
posto nella progettazione comunale.
Ci sono ancora scuole con vasche in eternit, scale antincendio che
sbarcano contro un muro o peggio in un fosso dove nel frattempo è
cresciuto un albero, cortili interni che raccolgono l’acqua piovana
senza il collegamento degli scarichi alla fognatura, aule di artistica
e di musica al buio senza aria, dove si tiene la luce accesa dalla
mattina alla sera, impianti elettrici centralizzati che provocano uno
spreco enorme di energia elettrica; plessi scolastici senza il
collegamento ad internet, scuole con 900 alunni, dotate soltanto di una
linea telefonica attiva ed una dedicata al fax.
Il fenomeno della dispersione scolastica per la quale non basta fare le
statistiche e le tabelle degli alunni dispersi, ma intervenire
attraverso una didattica specifica ed una ricerca di motivazioni forti
che consentano allo studente di star bene e di venire a scuola
volentieri. I “ragazzi difficili” hanno bisogno di una scuola diversa
da quella tradizionale, con attività mirate, ridotte anche nei tempi di
concentrazione e di produzione, ma intensa e ricca di stimoli, capace
di produrre e sviluppare competenze spendibili nella quotidianità della
vita sociale. Per ottenere tutto ciò occorrono innanzitutto persone che
ci credono e che intendono scommettersi in questo progetto e non
nominati secondo graduatoria. Perché non pensare ad una selezione per
titoli e con la garanzia di una continuità triennale assegnare i dovuti
riconoscimenti in base ai risultati conseguiti?
L’integrazione dei disabili e degli extra comunitari è un problema
reale, mancano ancora le badanti per le scuole dell’infanzia, il
personale specializzato “mediatori culturali” per gli studenti
extracomunitari. Sono ancora molto disattesi i servizi specifici per i
“DSA - disturbi specifici dell’apprendimento” che non sono catalogato
come handicap, ma sollecitano una specifica attenzione didattica.
Tali servizi dovrebbero essere a carico dell’Assessorato alle Politiche
scolastiche e non dei Servizi sociali così da poter dare maggiore
unitarietà ai servizi di assistenza nell’ambito scolastico.
La diversa competenza d’intervento per le disabilità (udito e vista
alla provincia) psicofisici al Comune crea non pochi disguidi
nell’azione di funzionalità dei servizi.
Le innovazioni didattiche che emergono e coinvolgono soltanto alcune
realtà scolastiche, implicano particolare impegno nella progettazione e
nella gestione di un processo innovativo. Non tutte le realtà sono
pronte a gestire tali innovazioni sia per mancanza di strutture, spazi
e strumenti adeguati, sia per un’atavica abitudine di fare poco e
limitarsi all’indispensabile, poiché quello in più non è incoraggiato
e, a volte, neanche valorizzato.
L’orientamento scolastico e professionale, dovrebbe avere un carattere
sistemico, continuo e organico, invece spesso appare come un’azione
episodica, limitata nel tempo, destinata solo agli alunni delle classi
terminali e, di fatto, poco efficace se si continua a registrare
dispersione ed abbandono scolastico specie nel primo biennio della
scuola secondaria di secondo grado.
La scuola secondaria presente anche nel quartiere di Librino dovrebbe
costituire un reale impegno dell’amministrazione comunale, in sinergia
con la provincia regionale.
In merito alle relazioni delle scuole con il territorio si registra una
situazione variegata che a macchia di leopardo presenta ottime
interazioni sociali, culturali, e collaborative, ora una diffusa
esclusione o isolamento della scuola dal contesto Se per territorio
intendiamo anche l’utenza del servizio scolastico, i genitori e gli
studenti, ci rendiamo conto che dove la scuola è presente con la sua
qualità di “buon servizio”, è apprezzata, riconosciuta e seguita, anche
nella cooperazione dei genitori, i quali sono anche disposti a comprare
la carta igienica e collaborare per alcuni servizi aggiuntivi per il
bene dei loro figli; dove, invece, alle carenze di strutture si
aggiungono disagi, disappunti e contrasti con l’Amministrazione, la
relazione con il territorio è soltanto un termine che si legge nelle
norme ministeriali e sui libri che sognano una scuola bella, efficace
ed efficiente.
La scuola catanese è bella ed è anche di buona qualità, spesso si
registra che fa più notizia una scuola disastrata, un atto di bullismo,
un docente poco esemplare, e a tutto ciò la stampa dedica ampie pagine
e titoloni, mentre la foresta verde e fertile della scuola catanese che
opera con profitto è dimenticata e messa “sotto il moggio” insieme alle
tante nostre scuole belle e ben organizzate, ai nostri ragazzi
“positivi”, bravi, generosi, studiosi e meritevoli che sanno fare anche
i “sindaci” e vincono le olimpiadi di grammatica, di matematica,
d’inglese, i ragazzi brillanti nella musica e nell’arte i vincitori
delle gare nazionali nelle discipline sportive ed anche alle gare di
scienze, dei certamina di latino, alle gare di cucina e, se i ragazzi
arrivano a tali traguardi è certamente merito dei bravi docenti della
scuola siciliana, dei quali nessuno parla Ecco perché si chiede che
siano sostenuti con adeguati sostegni le eccellenze della scuola
catanese portandole a modello regionale e nazionale e consentendo così
un efficace riscatto e non solo d’immagine del nostro Comune e
dell’area metropolitana.
Se questi ed altri interventi diventano concrete azioni, gli Stati
generali della Catania educativa passeranno alla storia come una tappa
d’inizio di un nuovo cammino, un segnale forte di ripresa e di rilancio
della città di Catania che ancora una volta intende e vuole “risorgere”.
Giuseppe Adernò, gi.ad@tiscali.it,
Presidente provinciale ASASI Catania
Preside dell’I.C. “G. Parini”, Via Quasimodo, 3 95126 Catania
095.497892 - Fax 095.4032652