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INVALSI: Riforme: Obbligo di istruzione. Incontro al Ministero

Comunicati
Si è tenuto un nuovo incontro tra il Vice ministro Bastico e le delegazioni sindacali, all'ordine del giorno “le linee guida sull'obbligo scolastico e il nuovo progetto di Istruzione Tecnica superiore”.

La Delegazione Gilda Insegnanti e CGU, preso atto positivamente delle dichiarazioni del Vice ministro circa il carattere di non prescrittività delle Linee Guida sull'obbligo scolastico da intendere piuttosto come indicazioni e sostegno all'azione delle scuole e degli insegnanti, ha espresso le considerazioni che seguono e che saranno inviate in documento allo stesso Vice ministro.

 

Linee guida per l'attuazione dell'obbligo di istruzio ne

Previste dall'art. 5. c. 1 del Decreto Ministeriale n. 139 del 22/08/2007

Osservazioni generali

L'innalzamento dell'obbligo scolastico è misura che non solo si condivide, ma che si apprezza in tutta la sua valenza civile e politica. Tuttavia, come già la Gilda ha avuto modo di rilevare, le modalità con cui esso è stato introdotto e con cui viene attuato continuano a lasciare perplessi.

Inserito prima in un intervento di politica finanziaria che ha sottratto al dibattito parlamentare e della società civile una materia delicata -l'istruzione- in cui occorre ricercare ampia condivisione di vedute e di obiettivi, ora vorrebbe essere tecnicamente introdotto da Linee guida che, ai sensi dell'articolo 5 del DM 139/07, assumeranno la forma di un atto esclusivamente amministrativo.

Il documento, infatti, presenta i contenuti di veri e propri nuovi programmi e di nuove modalità di strutturazione degli obiettivi scolastici. Non si tratta di un cambiamento secondario né ridotto e perciò –a nostro parere- sarebbe stato meglio concepito come risultato di un dibattito parlamentare.

Ciò detto, non possiamo non rilevare come urgenza e validità dell'obiettivo da perseguire abbiano indotto all'utilizzo di “scorciatoie giuridiche” e di sconfinamenti nelle competenze e nelle funzioni, che non sembrano utili al perseguimento di risultati ottimali.

Ci riferiamo, in generale, (e in particolare interverremo sui singoli articoli):

· all'ampliamento di competenze attribuite ai Consigli di classe, le quali  sono invece ancora, stante la normativa sugli OOCC, materia decisionale dei Collegi dei Docenti;

· ai “suggerimenti”relativi a diverse articolazioni del Collegio, strutturato anch'esso secondo norme non modificate;

· alle indicazione cogenti di adottare certe forme didattiche e metodologiche, “superando” le discipline, quando alcune competenze rientrano sicuramente negli insegnamenti prettamente disciplinari;

· ancora, al ripetuto invito all'adozione di didattiche univoche, quando è notorio che la libertà d'insegnamento è liberta di scelta dei mezzi;

· in generale, ad un registro accentuatamente direttivo e contraddistinto da troppi  consigli anche laddove l'autonomia delle Scuola suggerirebbe di lasciare libertà e autodecisione.

Né possiamo tacere che un processo di tale portata deve essere condiviso da tutta la società e dalle famiglie, che, in base all'Autonomia e a tutti i suoi corollari, dovrebbero essere parte integrante dell'informazione e del coinvolgimento. Infatti, se i risultati come si dice devono (Premessa alla Bozza delle Linee guida) essere conseguiti al termine dei dieci anni, occorrerebbe uno straordinario impegno politico e di diffusione del programma che solo il Governo –quale attore e decisore di questa innovazione- può predisporre e divulgare con efficacia e convincimento. Infatti, non si deve sottovalutare che nel processo di insegnamento/apprendimento sono coinvolti soggetti dotati di volontà (gli studenti), che vivono in un contesto sociale e antropologico  dove la cultura non occupa più da tempo un  posto preponderante e stimato.

Solo se la Politica riuscirà ad invertire questa linea di tendenza, la Scuola potrà fare la sua parte.

 

Osservazioni nel merito e proposte di modifica-integrazione

Premessa

Importante e necessaria la sottolineatura del carattere sperimentale di questa prima fase di attuazione dell'obbligo di istruzione. Indispensabile una reale verifica della sperimentazione (vedi note al capitolo Sostegno e osservazione del processo) al fine di correggere eventuali storture e incoerenze, essa è utile, inoltre, per evitare che le sperimentazioni vadano a regime senza le necessarie correzioni derivanti da una valutazione critica.

 Ridondanti i continui richiami alla necessità per attuare l'obbligo d'istruzione alla “ profonda revisione metodologica e organizzativa della didattica ”. Infatti chi pratica le aule scolastiche sa che da tempo nelle secondarie superiori si è attuata una “ profonda revisione metodologica e organizzativa della didattica ”. Rischio di un forte disorientamento dei docenti di fronte a continui cambiamenti delle modalità operative dell'insegnamento/ apprendimento.

Lodevole la volontà di rendere “ coerente e unitario l'intero percorso decennale dell'obbligo ”, in particolare per quello che riguarda la necessità della coerenza.

Diverso è il giudizio sul riferimento all'unitarietà, la quale, se intesa come il proseguimento della scuola media inferiore senza soluzione di continuità, che prefigura una nuova struttura del sistema scolastico suddiviso in due cicli quinquennali (premessa per l'abolizione anche dell'esame di terza media?), non trova il nostro consenso (ricordiamo che studi autorevoli riconoscono la necessità di alcune tappe/cesure indispensabili nella formazione degli adolescenti).

Un'altra osservazione sulle premesse, in particolare sull'indicazione che tutti gli studenti alla fine del biennio devono conseguire i saperi e le competenze minimi comuni. Questa indicazione, permanendo la diversità  (indirizzi e tipologia) delle istituzioni scolastiche, risulta difficilmente perseguibile, a meno che si voglia nei fatti riformare la secondaria, introducendo il “biennio unico” con la quarta e quinta classe di scuola media inferiore.

Fortemente discutibile risulterebbe inoltre l'elevazione dell'obbligo di istruzione di due anni se poi venisse richiesta, agli studenti, in 10 anni l'acquisizione di saperi e competenze minimi che prima acquisivano in 8; nella situazione economica dell'Italia attuale sarebbe senz'altro valutato dall'opinione pubblica come uno spreco di risorse.

Proposta di modifica: sostituire a pag. 1 “ esperienze innovative ” con il termine più generale “ esperienze didattiche ”. Questo per significare che tutte le esperienze didattiche delle scuole sono da valorizzare, infatti se, com'è accaduto in questi ultimi vent'anni, parte delle innovazioni si sono rivelate fallimentari i docenti, e il Ministero, devono avere la capacità e il coraggio di valutare criticamente queste innovazioni.

Proposta di modifica: sostituire a pag. 1 “ esperienze di continuità e raccordo curricolare ” con “ esperienze di continuità ”.

Aspetti caratterizzanti

Secondo le indicazioni di questo capitolo tutti gli alunni devono aver conseguito gli stessi saperi e le stesse competenze minime al termine del biennio. Sorge una domanda spontanea: gli alunni che avranno terminato un qualsiasi biennio dell'obbligo potranno scegliere di frequentare un qualunque triennio di secondaria superiore senza eventuali integrazioni e/o passerelle?

Aspetti didattici generali

Risulta insolito e curioso che l'attuazione dell'obbligo di istruzione necessiti di “ superare l'attuale partizione disciplinare ”, soprattutto dopo i recenti interventi del ministro che ha richiamato l'importanza delle discipline fondamentali del curricolo.

Proposta di modifica: integrare a pag. 4 “C entrale è il lavoro dei Consigli di classe ” con “ Centrale è il lavoro dei Collegi docenti e dei Consigli di classe ”.

Proposta di modifica: integrare a pag. 5 “ primi due anni della scuola secondaria superiore, i Consigli di classe: ” con “ primi due anni della scuola secondaria superiore, i Consigli di classe, sulla scorta dei criteri individuati dal POF:”

Orientamento

L'orientamento è uno strumento importante per la lotta alla dispersione scolastica, ma si rileva come in assenza di una valenza selettiva dell'orientamento esso si riduca spesso a una stanca ritualità.

Formazione

Da rilevare nel passaggio nel quale si afferma la necessità di “ ripensare, anche sotto il profilo organizzativo, l'articolazione del Collegio dei docenti, affidare nuovi compiti di elaborazione comune sia a gruppi disciplinari, sia ai consigli di classe ”, che le competenze dei diversi organi collegiali in materia di POF e programmazione sono stabilite dalla legge e a quella ci si deve attenere.

Per quanto riguarda la necessità dell'aggiornamento dei docenti in merito all'attuazione dell'obbligo di istruzione si rileva che gli obblighi di servizio degli insegnanti sono normati dal CCNL recentemente firmato e a quelli ci si deve attenere da parte del ministero e dei Dirigenti. In particolare l'aggiornamento è un diritto/dovere e non può essere reso obbligatorio. Si possono eventualmente prevedere forme di incentivazione (economica e con permessi) per motivare i docenti (attualmente le attività di aggiornamento per i docenti di norma sono fatte senza esonero dal servizio e a proprie spese).

Allo stesso modo gli ambiti di intervento e le attività delle Rsu sono normati dal CCNL recentemente firmato e a quelli ci si deve attenere da parte del ministero e dei Dirigenti nell'attuazione dell'obbligo. Proposta di modifica: eliminare a pag. 6 la parte relativa alle Rsu.

Valutazione e certificazione

Nella valutazione degli studenti sembra si delinei una sorta di portfolio, che era stato eliminato dopo l'era Moratti. Il portfolio è uno strumento che porta un carico di lavoro burocratico notevole agli insegnanti e una dubbia utilità per gli studenti e le famiglie, perché complica la comprensione dei risultati scolastici conseguiti dagli allievi.

Senza trascurare il fatto che i due ambiti non  necessariamente devono coincidere. Infatti, mentre la VALUTAZIONE è parte integrante della professionalità docente e dunque ambito dell'autonomia didattica dell'insegnante e oggetto di scelte autonome  delle  relative modalità, la CERTIFICAZIONE può adeguarsi a schemi già predisposti .

Sostegno e osservazione del processo

Anche in questo capitolo sembra ritorni una vecchia conoscenza dell'era Moratti: la rilevazione dei profili qualitativi e quantitativi al termine del biennio, le prove INVALSI.

Proposta di modifica: sostituire a pag. 8 -Livello locale- “ Ciascuna scuola, nelle forme che ritiene più opportune, si dota di ”, che è generico e può causare conflitti di competenza, con “ In ciascuna scuola il Collegio dei docenti elegge ”.

Per quanto riguarda il monitoraggio e la rilevazione dei risultati della sperimentazione (modello di rilevazione) sarebbe opportuno che fossero effettuati e approvati dal Collegio dei docenti. In caso contrario la collegialità verrebbe ad essere una figura retorica, serve solo per richiamare il lavoro di attuazione dell'obbligo e la si rifiuta nel momento della valutazione dei risultati, affidando questi ultimi, magari, ai soli Dirigenti scolastici.

Finanziamenti

Si deve prevedere la destinazione dei finanziamenti per l'incentivazione dell'aggiornamento e per il lavoro aggiuntivo dei Consigli di classe che attuano l'obbligo di istruzione.

 

Si è passati quindi al secondo punto di discussione, il Vice ministro ha illustrato alle OO.SS. e alle Confederazioni presenti il progetto ministeriale di istituire ISTITUTI TECNICI SUPERIORI con l'obiettivo di riorganizzare e rilanciare gli Istituti tecnici e gli Istituti professionali nell'ambito del progetto previsto dall'articolo 13, comma 2, legge 2 aprile 2007 n. 40.

Il Vice ministro ha illustrato attraverso una scheda tecnica le principali caratteristiche del nuovo strumento di formazione tecnica superiore, chiarendo che esso non sopprime gli attuali IFTS, ma ad essi si aggiunge divenendo un altro percorso di studi post diploma.

Pur nella impossibilità di entrare nel merito delle questioni, essendo stata appena consegnata la bozza di proposta, la Delegazione Gilda Unams ha espresso il pieno apprezzamento all'iniziativa che vede lo Stato impegnato in questo nuova opportunità di formazione per i giovani.

Proprio in questo nuovo protagonismo dello Stato, dopo anni di tendenziale disimpegno dai percorsi di istruzione, è stato visto un elemento di grande positività.

Apprezzamento è stato espresso per la semplificazione dei percorsi formativi (6 al posto degli attuali 49 degli IFTS), l'intento espresso di dare “valore” al diploma conseguito va nel senso di innalzare i livelli qualitativi di questo segmento di istruzione.

Positivamente inoltre è stata vista la nuova centralità assegnata alle scuole nel promuovere, formalizzare e controllare le iniziative di Istruzione Tecnica Superiore sul territorio nazionale, in un quadro di stabilità e di sistema.

La Delegazione Gilda Insegnanti e CGU ha espresso inoltre alcune iniziali esigenze di cui tenere conto:

  1. definizione di standard formativi nazionali per gli ITS;
  2. uniformità e coerenza di comportamenti organizzativi e gestionali sul territorio nazionale;
  3. regole nazionali sul reclutamento del personale e sugli standard retributivi;
  4. collegamenti reali e finalizzati a sbocchi  professionali concreti con le realtà territoriali;
  5. confronto dialogante e costante con le OO.SS sia in fase istitutiva che in fase attuativa.







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Postato il Lunedģ, 26 novembre 2007 ore 14:10:00 CET di Filippo Laganą
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