Un tempo, bastava
all'alunno un normale quoziente
intellettivo, non disgiunto, s'intende, da un adeguato quoziente
emotivo, per un normale rendimento scolastico. Oggi, codesti due
quozienti non bastano per poter garantire a un giovane studente
un sicuro inserimento nel mondo del lavoro e della società produttiva.
La scuola, anche quella ad indirizzo umanistico, deve favorire lo
sviluppo del quoziente tecnologico. I metodi di studio, la
mentalità dell'approccio ai programmi curricolari debbono
cambiare, rinnovarsi. Le innovazioni tecnologiche ci hanno resi diversi
dai nostri antenati, e non possiamo più seguirli studiando alla
vecchia maniera, ma bensì utilizzando strumenti e
strategie di contatti comunicativi e informativi nuovi, che la
rete ci offre.
E' cambiato il rapporto studente-apprendimento. Nella
didattica l'informatica oggi è diventato uno strumento utilissimo che
obbliga, fra l'altro, i docenti ad aggiornarsi, e a rivedere sotto
altri aspetti il loro approccio pedagogico.
Oggi a scuola l'attività
laboratoriale, il momento "sperimentale" informatico nell'ambito
dell'apprendimento, sono una scelta tecnologico - culturale
irrinunciabile, che, mentre affascinano l'alunno, coinvolgendolo
in operazioni di nuove creatività, lo arricchiscono nello stesso tempo
di competenze nel campo delle tecniche della comunicazione, della
simbolizzazione, del calcolo, ecc. ecc., che sono facilmente
spendibili, una volta fuori dai banchi scolastici, nel campo del
mercato
del lavoro.
Pertanto, se l'Istituzione scolastica vuole
sopravvivere deve rinunciare ad essere un sistema chiuso, deve
investire e puntare sull'uso delle nuove tecnologie informatiche;
deve rivedere i curricoli, aprirsi con più entusiasmo ai richiami
del software della conoscenza, come richiedono il mercato e
l'industria.
Solo così, potrà svolgere veramente una
funzione socialmente, oltre che culturalmente, efficace,
utile e adeguata all'altezza dei tempi del post post
-moderno.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com