Anche la
Commissione Affari Costituzionali ravvisa i timori di
incostituzionalità, contenuti nell’eventuale rinvio del blocco degli
aumenti stipendiali, espressi da Confedir in audizione lo scorso 23
maggio e che hanno già fatto esprimere negativamente la VII Commissione
Cultura di Palazzo Madama. Anche la Commissione Affari Costituzionali
del Senato accoglie le
osservazioni mosse nei giorni scorsi dal sindacato ai componenti
della I Commissione a proposito della inapplicabilità del blocco dei
contratti e degli stipendi pubblici proposto dall’ex Governo Monti: nel
parere formulato dal relatore di maggioranza, Pierantonio Zanettin
(Pdl), seppure in linea generale “non ostativo”, viene segnalata la
necessità di tenere conto delle censure mosse dalla Corte
Costituzionale che con la sentenza n. 223 dell’ottobre del 2012 ha
messo in evidenza che i sacrifici onerosi imposti dal legislatore,
caratterizzati dalla necessità di recuperare l’equilibrio di bilancio
in momenti delicati per la vita economico-finanziaria del Paese, non
debbano mai travalicare il carattere originario di eccezionalità e
temporaneità dell’intervento proposto. “Si tratta di una sottolineatura
rilevante, perché conferma l’irragionevolezza della reiterazione del
provvedimento, in particolare rispetto ad alcune categorie di
dipendenti pubblici, come quelli della scuola che non hanno accesso ad
alcun genere alternativo di progressioni di carriera”, spiega Marcello
Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola e i
quadri. È indicativo, a tal proposito, che nel corso del dibattito i
componenti del Movimento 5 Stelle hanno espresso parere contrario
all’adozione del provvedimento, rilevando la necessità di reperire
fondi a vantaggio dello Stato riducendo gli stipendi faraonici
conferiti ancora oggi ai top manager del pubblico impiego. Anche il
senatore Giorgio Pagliari (Pd) ha auspicato che la Commissione di cui
fa parte faccia propria la decisione di non confermare il blocco degli
stipendi pubblici. Esattamente come già osservato dai colleghi della
Commissione Cultura, sempre del Senato, Pagliari ha messo in chiara
luce come il blocco dei meccanismi stipendiali se adottato nel tempo
assume la sostanza di una tassazione. Violando in tal modo diversi
principi costituzionali. Il sindacato, a tal proposito in tempi non
sospetti ha ricordato che per sei Tar e un giudice del lavoro
questo ulteriore blocco violerebbe ben nove articoli della Costituzione
e che, di conseguenza, una sua conferma – contenuta nell’art. 9, cc.
1-2, 21, 23 della legge 122/2010 - potrebbe essere ribaltata dalla
Consulta nel prossimo mese di novembre. La Commissione Affari
Costituzionali del Senato, in conclusione, “auspica che la presente
proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali
costituisca l'ultimo intervento di contenimento di spesa a discapito di
una categoria sociale - quella dei dipendenti pubblici - già fortemente
colpita da un progressivo processo di oggettivo impoverimento”. I
senatori hanno inoltre invitato il Governo a programmare nel primo
avanzo di bilancio utile la revoca di tali sacrifici stipendiali. Per
un parere definitivo della Commissione, tuttavia, bisognerà attendere
le osservazioni della Commissione Bilancio.
Anief.org