Arrivo in Africa,
per la prima volta, nelle torride steppe della Numidia, la futura
Algeria, per incontrare un personaggio molto importante, un grande
maestro di fede e di parola, un sant’uomo: Agostino di Ippona. Colui
che diventerà “Dottore della Chiesa”, e che sarà un punto di
riferimento per il pensiero e la morale cristiana di tutti i tempi.
Agostino, filosofo e vescovo della Chiesa di Roma, è stato “il massimo
pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più
grandi geni dell’umanità in assoluto”. L’emozione che provo è grande,
ma il Vescovo mi mette subito a mio agio,… “chiamami, semplicemente,
Padre Agostino…”.
Qualche tempo
fa, un’amica, m’ha regalato una copia del Suo libro più famoso, “Le
Confessioni”…
«Amo scrivere! Intanto il termine “confessioni” non viene usato come
ammissione di colpa, ma come preghiera di un’anima che ammira. Il libro
racconta della mia vita e della maturazione religiosa. È il nocciolo
del mio pensiero: l’uomo è incapace di orientarsi da solo, ed
esclusivamente con l’illuminazione di Dio, a cui deve obbedire, che
riuscirà a trovare l’orientamento nella sua vita».
Padre, sappiamo che Lei, in
gioventù, non è stato certo… “uno stinco di santo!”
«Ah, la mia giovinezza! Sono stato un continuo “tormento” per la mia
povera madre! Pensa che, a causa d’una grave malattia, sono arrivato
persino in fin di vita, e la mia santa madre era così preoccupata che
voleva battezzarmi, anche senza il consenso di mio padre, ma poi,
svanito il pericolo, decise di rinviare la ricezione del sacramento.
Mio padre, per la verità, era molto scettico sul cristianesimo, ma alla
lunga, dopo le continue “insistenze” e l’influenza di sua moglie, anche
lui abbracciò la fede! Monica, mia mamma, aveva un “grande” carattere,
ed ha avuto un ruolo determinante per la mia educazione! Posso
“confessare” che, sin dalla mia più tenera età, ho succhiato col latte
di mia madre anche il nome del mio Salvatore, conservandolo, per
sempre, nel mio cuore!».
Padre, ci
racconti la Sua… “esuberante” giovinezza!
«La mia giovinezza è stata terribile e meravigliosa! Dopo aver superato
brillantemente gli studi scolastici a Tagaste, mio padre, orgoglioso di
me, decise di mandarmi a studiare Diritto, a Cartagine, per prepararmi
alla carriera forense. Ancora avevo sedici anni, e nell’attesa della
partenza, durata oltre un anno, per consentire a mio padre di
raccogliere il denaro necessario, rimasi ad… oziare nella mia
città. E fu un ozio che scatenò, in me, una grande crisi intellettuale
e morale, e una vita “spumeggiante”, dominata da un vortice di passioni
e da profonde inquietudini. Ricordo che provavo quasi attrazione per
il… peccato! Rimane celebre, ad esempio, il “furto delle pere”, che
organizzai insieme ai miei compagni d’avventura! Oh, delitto notturno
dei miei sedici anni! Gustosi furono i tanti frutti che… “rubammo”!».
E la Sua vita
nella città di Cartagine?
«Verso la fine del 370 giunsi a Cartagine, e in quell’immensa e bella
città… mi persi! Ogni cosa che mi capitava mi portava a deviare sempre
di più dall’antico corso della sua vita, e dai saggi consigli della mia
amata mamma. Come la rimpiango! Cartagine, che allora, per metà, era
pagana, era piena di fascino e di seduzione: la licenziosità degli
altri studenti, i teatri, i divertimenti, le donne, l’ebbrezza del
successo, ed uno smisurato desiderio di essere sempre il primo, anche
nel peccato, mi rapirono il cuore e l’anima! Soprattutto mi legai ad
una donna! E non passò molto tempo che fui costretto a confessare a mia
madre questa intensa e impetuosa relazione con una donna, che, nel 372,
addirittura, mi diede un figlio, Adeodato, e con la quale vissi,… in
concubinato, per ben quindici anni! Ci separammo soltanto nel 386, dopo
che eravamo giunti a Milano, lei partì per andare in Numidia con la
promessa che sarebbe tornata. Non ci siamo mai più incontrati! Ma in
quella grande città mi appassionai anche di filosofia; mi buttai, a
capofitto, a studiare molti dei principali testi della cultura
ellenistico-latina. Ero come animato da un “bramoso” desiderio di
verità e da un’insaziabile ricerca del vero senso della vita… che mi ha
condotto lontano, molto lontano!».
E come avvenne la Sua
conversione… alla filosofia?
«La ricerca della verità e il mio continuo desiderio di “infrangere le
catene”, mi hanno fatto incontrare, nel 373,… l’Hortensius di Marco
Tullio Cicerone, che ha profondamente cambiamento il “corso” della mia
vita. Mi sono innamorato della “saggezza eloquente” di Cicerone, e così
da quel momento decisi che la retorica sarebbe stata la mia sola e
unica professione! Il mio cuore si era completamente votato
all’insegnamento della filosofia».
E la Sua
conversione al Cristianesimo?
«Il dubbio è stato sempre il fedele “compagno” della mia vita! Il
dubbio non è stato un semplice “incidente di percorso”, ma è stato
determinante per farmi trovare la “via” della fede. Solo chi dubita è
animato da un desiderio sincero di trovare la verità! Colui che invece
non si pone nessuna domanda… non cerca nessuna risposta! È la
consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il
mistero; eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi,
almeno inconsciamente, della sua esistenza. È Dio stesso che fa nascere
nell’uomo il desiderio della verità. Un Dio inconscio e nascosto che
vuole farsi conoscere dall’uomo…!».
Padre, cosa ne pensa dei tanti sacerdoti che, al giorno d’oggi,… non
sono proprio degli “stinchi di santi”!?
«Caro ragazzo, non mi fare parlare… ! Il mio cuore… piange e prega… Ma
il problema non sono i preti e le gerarchie ecclesiastiche… loro fanno
il loro lavoro, purtroppo! Il vero dramma è che tra i cattolici, non
esiste una vera opinione pubblica, non esiste un’autentica coscienza
critica, non esiste un serio dibattito critico, non esiste la
“coscienza del dubbio”! È quest’oblio a determinare… l’abisso della
pedofilia!
Ci vuole, invece, un maggior “controllo sociale” nella vita delle
parrocchie; bisogna spalancare le porte delle sagrestie, illuminare il
buio delle loro stanze, controllare l’operato dei parroci! Far
risplendere, solamente, la luce del Vangelo di Cristo!».
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it